Il libro illustrato La città delle cose dimenticate, realizzato da Massimiliano Frezzato, è stato adattato in un cortometraggio – che potete vedere qua sopra – disponibile gratuitamente online fino a sabato 28 marzo.

Il corto è stato diretto da Francesco Filippi, già regista Mani rosse, che sarà presto sviluppato in un lungometraggio co-diretto da Koji Morimoto (Memories). L’abbiamo contattato per scoprire qualche dettaglio sulla lavorazione di La città delle cose dimenticate.

 

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Quando è nato questo progetto con Massimiliano Frezzato?

Alla scorsa Lucca Comics, quando mi recai al suo stand per dargli il DVD del mio film “Mani Rosse” (Frezzato aveva realizzato un disegno per la campagna di crowdfunding). In quell’occasione mi parlò della sua necessità di mettere in video il libro “La città delle cose dimenticate” (Ed. Lavieri 2017) nel quale però passa inevitabilmente inosservata la caratteristica principale, ovvero il racconto in piano sequenza.

La città delle cose dimenticate

Il corto racconta “una storia in un disegno”. C’è da qualche parte un enorme foglio con un’illustrazione di Massimiliano Frezzato lunga diversi metri?

La striscia è lunga quarantatré metri. In realtà è composta da tanti fogli giustapposti. Il mio lavoro tecnico è stato pulire digitalmente i disegni (dai buchi delle puntine, dalle giunture…) e unirli in un unico progetto in After Effect. Non è un lavoro che si può fare solo con un normale programma di montaggio lineare.

La città delle cose dimenticate

Come si gira un corto animato… non animato? Immagino che ti sia trovato di fronte a sfide nuove rispetto alla regia di tutti gli altri progetti.

Avevo tanti buoni motivi per affrontare questo lavoro, su tutti il fatto che Frezzato è uno dei miei disegnatori italiani preferiti. Poi c’è la grande qualità poetica e tecnica di questo lavoro, che è apprezzabile già dal libro. Anche il tema del “prendersi cura di”, che condivido a fondo, è quanto mai prezioso di questi tempi.

Come autore di animazione mi interessava questa sfida, che parte da una considerazione: le tecnologie digitali – e con esse la “tecnica” intesa come efficientamento – ci spingono a realizzare le intercalazioni in modo automatizzato. Il rischio è che se non si controlla bene il risultato che ci fornisce il computer, le intercalazioni risultano sbagliate, l’animazione goffa e il nostro occhio non può non vederla. Se invece abbiamo delle belle pose chiave senza intercalazioni, il nostro occhio le intercala correttamente. Se mancano molte intercalazioni (passo 4, 6, 8), il movimento viene percepito a scatti, ma sempre in modo corretto.

Fino a che punto ci possiamo spingere a immaginare l’animazione? Detta in modo diverso: fino a che punto la qualità può compensare la mancanza di quantità? Questo film tenta una risposta, e in questo senso è sperimentale a tutti gli effetti.

Tra i tantissimi commenti entusiasti (e un paio di persone che si sono annoiate a morte!) il pedagogista prof. Roberto Farné mi ha fatto notare che ho lavorato felicemente sul kairòs, il tempo qualitativo, e non sul kronos, il tempo quantitativo, che è quello su cui il mercato culturale fa leva, che poi spesso significa stipare il tempo con più dinamismo possibile o più dialoghi possibili, stipando ogni possibile pausa.

La difficoltà tecnica, non elevata ma nemmeno banale, è stata quella di trovare il giusto equilibrio tra il tempo di lettura delle immagini, di ascolto del testo (letto da Lucia Gadolini), della musica (di Elisa Misolidio) e, non ultimo, degli effetti sonori di Riccardo Nanni. Dunque la velocità di scorrimento del disegno sembra costante, ma non lo è.

Un aneddoto per la musica: un paio d’anni fa mi imbattei sotto i portici di Bologna in una bravissima chitarrista, Elisa Misolidio, che suonava in una fredda giornata di dicembre raccogliendo monetine nel cappello. Acquistai il suo CD, registrato con mezzi casalinghi, in mono, ma di ottima qualità artistica. In questi anni l’ho ascoltato spesso e così ho pensato a lei quando è arrivato il progetto di Frezzato. La cosa strabiliante è che tutti i brani si adattavano a un momento del film, spesso già dal titolo e per l’argomento evocato! Sono magie, sincronie cosmiche che solo l’Arte sa regalare. L’album è ora in vendita digitale con il titolo “Vicolo Stretto”.

La città delle cose dimenticate

Da estimatore di Massimiliano Frezzato, c’è qualche suo progetto che ti piacerebbe adattare in una forma di animazione più tradizionale?

Ho sempre sognato una trasposizione animata de “I custodi del Maser”, anche se, a detta prima di tutto di Frezzato, occorrerebbe rivedere la sceneggiatura. Purtroppo è un progetto che richiede mezzi da kolossal. In ogni caso, la voglia di continuare a lavorare assieme è reciproca, quindi spero davvero che questo sia solo l’inizio.

La città delle cose dimenticate