Quando Stan Lee iniziò a scrivere Spider-Man negli anni ’60, Peter Parker era un liceale diciassettenne in grado di costruirsi da solo dei lanciaragnatele perfettamente funzionanti. Si trattava sicuramente di un ragazzo con l’intelligenza ben al di sopra della media, ma cosa è riuscito a farne in tutti questi anni? Diventare un professore di scuola superiore, scambiare qualche chiacchiera tecnologica con Tony Stark e riuscire a sostenere una conversazione scientifica con Reed Richards.
Non è poi granché per il supereroe di punta in casa Marvel, così Dan Slott nel proporre l’ennesimo rilancio del personaggio ha deciso di far vivere a Peter una vita degna della sua mente.  Nella miniserie in quattro episodi Big Time (tradotto in italiano con Alla Grande!), Peter trova un lavoro come ricercatore alla Horizon Labs, non deve più destreggiarsi tra strambi coinquilini ma ha un suo appartamento di tutto rispetto, e anche la sua vita sentimentale sembra tornata a filare per il...