Con il passare del tempo, l’intreccio editoriale alla base di Caput Mundi – I mostri di Roma si sta trasformando in qualcosa di più vicino al linguaggio della serialità televisiva, piuttosto che a quello del Fumetto vero e proprio. Il paradigma messo in gioco da Michele Monteleone e Dario Sicchio ha un taglio snello, di facile lettura e molto scorrevole, con una trama satura di eccessi e spacconate che strizzano l’occhio alla cultura cinematografica action anni Ottanta e, più in generale, a tutte le maschere che hanno reso famoso quel Cinema di genere.

La narrazione procede spedita, e all’interno di ogni singolo albo della seconda stagione, Nero, vengono condensati diversi eventi che nella tornata editoriale precedente venivano affrontati con un maggior respiro; una scelta che può piacere o meno, ma di fatto conferisce un ritmo più serrato che fa passare in secondo piano alcuni passaggi meno chiari a causa della compressione della vicenda.

Come una bestia feroce...