Aglio, fravaglio,

fattura ca nun quaglio, corna, bicorna, capa r’alice e capa r’aglio

Sciò sciò ciucciuvè, uocchio, maluocchio…

 

Non è facile vivere a Napoli. No, non parlo di criminalità organizzata, di scarse possibilità lavorative o di un territorio ormai devastato dall’abusivismo e dai rifiuti. Mi riferisco piuttosto alla superstizione: malocchio, iettature, maledizioni e macumba fanno parte della tradizione locale quasi quanto gli altri simboli della mia città. Tra altarini dedicati ai santi, cornetti portafortuna e altre cianfrusaglie, sacro e profano si fondono, quasi a comporre una nuova, potente religione. La superstizione è un’arma da maneggiare con cura: credenze del tutto innaturali arrivano a influire sulle scelte personali condizionando fortemente la vita delle persone.

Ne sa qualcosa il protagonista di Macumba, l’archeologo Armando Bellini, un uomo di mezza età separato dalla moglie che ha sacrificato il matrimonio e la sua stessa esistenza per inseguire la propri...