Aspettavamo questo momento da anni: nove ne sono passati dall’ultimo Dylan Dog – intitolato Ascensore per l’inferno – scritto dal suo creatore, Tiziano Sclavi. La copertina interamente bianca, così come i redazionali e il frontespizio, ci pare una scelta perfetta e molto suggestiva per l’occasione; vogliamo cogliervi un augurio, che la storia più bella di Sclavi appartenga a un foglio intonso, che sia ancora da scrivere. Aprire e sfogliare questo albo è stata un’emozione di quelle rare, preziose, tanto che a chi vi scrive risulta difficile calarsi nel ruolo di recensore.

La mente viene risucchiata come in un vortice spazio-temporale e torna a quel pomeriggio di trent’anni fa, quando, come ogni giorno, stavo sbirciando i fumetti all’edicola della stazione, in attesa del bus per tornare a casa dal liceo. Al chiosco intravidi il primo numero di Dylan Dog, L’alba dei morti viventi. Mi colpì la copertina di Claudio Villa, quelle mani che...