Sin dall’antichità il tempo è stato collegato al movimento, al concetto che mette in rapporto gli oggetti fisici e la loro reciproca collocazione nello spazio. Il moto di rotazione della Terra intorno al Sole, ad esempio, ci permette di misurare gli anni, le stagioni, i mesi e giorni. Questa concezione “oggettiva” del tempo, però, perde la sua fondatezza quando passiamo ad analizzare la percezione “soggettiva” del tempo, quella particolare sensazione di piacere (o dispiacere) che accompagna lo scorrere del tempo nelle nostre esperienze di vita. Le ore trascorse a studiare o in attesa dell’esito di un esame clinico vengono percepite come interminabili rispetto alla velocità con la quale si giunge alla conclusione di una piacevole cena tra amici o di una festa. L’attesa, dunque, assumerà un sapore diametralmente opposto a seconda del momento vissuto: tanto più frustrante sarà l’evento maggiore sarà il dispiacere.

Di attese si parla nel nuovo romanzo grafico di Sergio Algozzino, ...