La comparsa di questa miniserie nel 2004 fu, se il dio degli inganni ci perdonerà il paragone “tonante”, un fulmine a ciel sereno nel panorama fumettistico del momento. Non solo era interamente dedicata a un villain, ma si proponeva di narrare la storia (anzi, di rinarrare l’intero status quo di cinquanta e oltre anni di ambientazione) dal punto di vista del villain in questione e di offrirne un punto di vista con cui solidalizzare.

Addentrandosi nella lettura, altri stereotipi tipici delle storie di quel genere venivano rapidamente sovvertiti. Per prima cosa, la storia non narrava l’attuazione dell’ennesimo piano del cattivo di turno per conquistare il potere: anzi, quello era il prologo. Si presupponeva che il piano in questione fosse già stato messo in atto… e avesse funzionato! Quindi il presupposto da cui parte la serie non è riconducibile tanto al filone delle solite “botte da orbi” tra supereroi (o tra divinità) bensì a quello “attento a quel che desideri, perché potresti ...