Siete curiosi di sapere come funziona la redazione di un settimanale come “Topolino”?
Volete capire cosa cambierà per le testate Disney con l’avvento di Panini Comics?
Attendete da anni il ritorno di PK?
…bè, anche noi.
Per scoprire questo e molto altro sul settimanale a fumetti più venduto in Italia abbiamo contattato la direttrice Valentina De Poli, per un’interessante ed esaustiva intervista che potete leggere qui sotto.

Ciao Valentina e benvenuta su Badcomics.it. Ormai sei direttrice di “Topolino” dal 2007. Come pensi si sia evoluta la testata, durante la “gestione De Poli”? Ovviamente non ti chiediamo un giudizio di merito (anche perché sono tutti concordi che il livello del settimanale si sia alzato moltissimo negli ultimi anni)…

Grazie, dell’accoglienza! Dunque, non male come prima domanda…
Per analizzare – non nel merito! – tutte le cose realizzate con il mio team in questi anni sia in termini di contenuto sia di organizzazione non basterebbero dieci cartelle. “Gestire” una testata settimanale complessa come “Topolino” significa essere sempre in evoluzione, non abbassare mai la guardia su nulla. Non è possibile trovare un “format”universale, per intenderci. Ingredienti, persone, obiettivi, esigenze editoriali, contenuti… tutte le componenti che permettono l’uscita del giornale devono convivere armonicamente. Il variare di uno di questi elementi si ripercuote inevitabilmente su tutto il resto. “Topolino” è in costante evoluzione…

Oltre alle storie a fumetti, “Topolino” continua a proporre un ricco apparato redazionale. Come vengono scelti gli argomenti dei diversi articoli che compaiono in ogni numero? Come lavora, operativamente parlando, la redazione?

Ci tengo a sottolineare che “Topolino” è un settimanale a tutti gli effetti. A mio parere è proprio a questa periodicità che deve la sua longevità e il suo successo. La complessità sta nel dover lavorare su due piani temporali diversi e di farli comunicare. C’è il piano delle storie a fumetti, che vengono preparate con larghissimo anticipo sull’uscita, e quello della parte di attualità che, invece, segue appunto la cadenza settimanale e in parte il contenuto deve corrispondere all’attualità, altrimenti che settimanale sarebbe?! Se comincia la scuola, per fare un esempio, “Topolino” si occupa dell’inizio dell’anno scolasico… Ma non solo, naturalmente. Per facilitare il compito della redazione cerchiamo di lavorare anche su un planning annuale in cui sono fissate le storie principali (es. Le storie classiche legate al Natale, la saga estiva…) intorno alle quali costruiamo gli altri contenuti editoriali del giornale. Grazie a questo approccio nascono, per esempio, gli approfondimenti sulle storie e le interviste agli artisti.

Negli ultimi anni hanno fatto la loro comparsa su “Topolino” i reportage a fumetti, un’intelligente integrazione del fumetto come strumento in grado di arricchire gli articoli della rivista. Cosa richiede la realizzazione di reportage simili, dato che ogni articolo è legato all’attualità ma non può godere delle tempistiche più lunghe di una storia a fumetti?

Il giornalista, che ormai spesso è anche fotografo, “esce” accompagnato da un disegnatore (anche lui dotato di mezzi per fotografare). Realizzano il servizio insieme. La differenza è che il giornalista si immedesima in un personaggio e anziché scrivere un testo classico propone una sorta di sceneggiatura. Il disegnatore interpreta la sceneggiatura ma arricchisce il disegno con ciò che ha realmente vissuto sul campo. Poi… è una corsa contro il tempo perché questo tipo di reportage segue il calendario della parte di attualità, quindi viene lavorato  senza l’anticipo delle storie a fumetti…

Qualche mese fa “Topolino” ha raggiunto il traguardo del numero 3000, celebrato con un volume speciale, che è andato a ruba (esaurito nelle edicole). L’impatto del numero ha avuto ripercussioni positive sui numeri successivi?

Sì, giugno è stato un mese positivo!

Poco più di un mese dopo l’uscita del numero 3000 è stato annunciato l’accordo per la pubblicazione delle testate italiane Disney da parte di Panini Comics. Questo comporterà qualche cambiamento nella lavorazione da parte della redazione e degli autori?

TopoPaniniCome spiegavo prima, l’equilibrio tra le tutte le componenti che permettono l’uscita del giornale è fondamentale per cui ogni cambiamento deve essere valutato con cautela.  Il team redazionale di “Topolino”, completamente confermato, ha un grande affiatamento con la comunità degli autori Disney e il vero valore aggiunto per il futuro sarà quello di lavorare insieme per un editore, Panini, dove il fumetto è… il pane quotidiano. Quindi più che di “cambiamento” mi piace pensare a “nuove opportunità” e arricchimento. Per esempio, con le prime cover “variant” realizzate per il Topo 3019 e alcune uscite speciali per Lucca abbiamo cominciato a esplorare un mondo affascinante e tutto nuovo, quello delle fumetterie. È una novità per i magazine a fumetti Disney.

Negli ultimi anni “Topolino” ha affrontato diverse evoluzioni tecnologiche, soprattutto attraverso il nuovo sito e l’app per leggere la rivista in formato digitale. Qual è stata l’accoglienza del pubblico? In che misura i lettori scelgono la versione digitale invece che quella cartacea? Ci sono altre novità previste su questo fronte?

L’accoglienza è stata buona, anche questa è vissuta come un’opportunità, non certo come alternativa al cartaceo. I dati in generale sull’editoria digitale sono ancora troppo poco rappresentativi per fare dei bilanci. Di certo con Panini continueremo ad approfondire il rapporto con il pubblico  digitale.

Il tuo operato come direttrice della testata è particolarmente apprezzato dagli appassionati più adulti, spesso collezionisti e frequentatori di community su Internet. Durante il tuo lavoro ti capita di fare qualche scelta specifica pensando a loro, invece che al target di riferimento più giovane a cui si rivolge principalmente “Topolino”?


Anche qui il tema fondamentale è l’equilibrio. Il pubblico di “Topolino” è quanto di più eterogeneo si possa trovare tra quello dei periodici italiani. Può essere un vantaggio ma anche una complessità perché devi sempre cercare di non scontentare nessuno. Per cui è importante essere consapevoli dei gusti dei giovanissimi, che rimangono il target di riferimento, ma anche di quelli dei genitori e, naturalmente, strizzare l’occhio ai collezionisti.

Uno zoccolo duro di appassionati continua a ricordare un parco testate “sperimentali” uscito alla fine degli anni ’90, definito Disney New Generation: Pk, Witch, Mickey Mouse Mistery Magazine, X-Mickey… I fan ricordano sempre con nostalgia quelle testate e invocano a gran voce un loro ritorno. E’ stato rivelato che qualcosa si sta smuovendo, soprattutto per quanto riguarda PK. Ci puoi dire qualcosa in merito?

Posso ribadire ciò che ho dichiarato finora: stiamo lavorando a un ritorno di PK. Ci sono due “filoni” da cavalcare. Nel momento del passaggio al nuovo editore abbiamo congelato i progetti e ora aspettiamo il momento ideale per discuterne bene con Panini.

Anche se queste testate non trovano più spazio nelle nostre edicole, dopo la loro chiusura molte miniserie con un setting diverso da quello abituale sono pubblicate su “Topolino”. Penso a Ultraheroes, Wizard of Mickey, Doubleduck… Queste saghe riescono a fidelizzare i lettori? Ce ne sono di nuove all’orizzonte? Il loro successo non potrebbe portare ad “osare” nuovamente progetti simili su una rivista dedicata?

Il compito delle saghe è quello di poter proporre storie ad ampio respiro e anche quello di fidelizzare I lettori. Alcune mettono più d’accordo il pubblico di altre, di sicuro danno sempre al magazine “Topolino” un senso di ricchezza e completezza. Ogni saga ha una sua… storia. Un esempio: Wizards è al top delle preferenze di un ampio numero di appassionati del genere fantasy tra cui alcuni che comprano “Topolino” solo per quello, mentre i puristi disneyani fanno più fatica ad accettarlo.

Negli ultimi anni sono state pubblicate ristampe di lusso di storie di Topolino, a breve distanza dalla loro prima apparizione sul settimanale. Penso a La Vera Storia di Novecento o Dracula di Bram Topker. Questi, assieme a volumi monografici come i recenti Disney d’autore su Giorgio Cavazzano e Silvia Ziche, hanno permesso al fumetto Disney “recente” di essere trovato su uno scaffale di una libreria di varia, di fianco a graphic novel e raccolte di miniserie supereroistiche. Pensi che sia una strada valida per presentare le storie Disney di qualità a un pubblico diverso dal solito? C’è interesse a proporre altri volumi simili e quali pensi potrebbero essere le storie o gli autori più adatti a una distribuzione in libreria? 
Tra le storie mi vengono in mente ad esempio Cronache dal Pianeta T, Pippo Reporter o Moby Dick, mentre tra gli autori Casty, Mastantuono, Celoni, Mottura o Vian…

Il mio sogno, prima di tutto, è che questo tipo di prodotto trovi una collocazione in fumetteria. Sono dell’idea che non bisogna disperdere le energie e, in libreria, l’effetto “vuoto”, è sempre in agguato. Insomma: non bastano tre titoli all’anno per farsi notare, se si decide di “sbarcare” bisogna farlo alla grande e prendendosi tutto il tempo necessario. Per quanto riguarda titoli e nomi quelli che hai fatto tu sono tutti perfetti, ma ne conto almeno il triplo che hanno la potenzialità per “spiccare” il volo.

Ringraziamo Valentina per la disponibilità e aspettiamo di vedere i frutti di questa collaborazione, che da quanto ci è stato rivelato sembra che potranno darci molte soddisfazioni!