Durante l’edizione 2019 del Comicon abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con AkaB e Officina Infernale, gli autori di Iron Kobra, opera pubblicata da Eris Edizioni nell’ambito del Progetto Stigma.

Nel corso della conversazione, i due autori hanno parlato di scrittura, soluzioni grafiche a cavallo tra i diversi media, complottismo, super eroi americani e riferimenti alla fantascienza classica degli anni Sessanta.

 

AkaB, Officina Infernale, benvenuti su BadComics.it!
Andiamo subito al dunque: come nasce “Iron Kobra”?

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Officina Infernale – Inizialmente è nato come singolo personaggio. In quanto autore, alcune cose scelgo di autoprodurmele. Si tratta di progetti particolari, cose che non voglio proporre agli editori. Sono lavori che voglio realizzare da solo, sia per quanto riguarda i contenuti, sia sotto il profilo grafico. In questo senso mi interessa fare quello che mi pare, e “Iron Kobra” doveva essere un’autoproduzione. È idealmente nata qualche anno fa, all’AFA Festival di Milano, dove si portavano delle finte copertine di riviste immaginarie provenienti del futuro. Lì vidi quella di AkaB: aveva dei titoli pazzeschi, e ho pensato a lui per i testi.

AkaB – Quella è stata la scintilla che ha fatto nascere il libro!

Officina Infernale – Come impianto, “Iron Kobra” è una sorta di spy story con elementi rétro sci-fi: complotti, teorie assurde eccetera… Da quando abbiamo deciso che AkaB avrebbe fatto i testi, si sono sviluppate diverse altre cose, come la nascita di Stigma, motivo per cui il volume non è più stato realizzato come autoproduzione. Nel frattempo, il personaggio è mutato.

AkaB – Inizialmente non era così, nemmeno per quanto riguarda lo stile. Si trattava di un lavoro più vicino al fotoromanzo, ma sempre realizzato come collage. In realtà, non ero soddisfatto nemmeno dalla resa dell’aspetto, però gli occhi e la bocca triangolare c’erano già, una stilizzazione del cobra, una sorta di Spider-Man psichedelico.

Anche la storia dell’esagono è diventata un tema potente, come quando scopri delle cose iniziando a farci caso: quando inizi a fumare e noti tutti i fumatori attorno a te, per capirci. Oppure, come le fisse sui numeri. Nel mio caso, il 23 mi ritorna costantemente da tanti anni. Se inizi a farci caso, lo ritrovi sempre. Con “Iron Kobra”, rivedevamo gli esagoni nel mondo reale.

Com’è iniziata la lavorazione vera e propria della fumetto che è diventato “Iron Kobra”?

Iron Kobra, copertina di Officina Infernale

Officina Infernale – Con la scusa che non riuscivo a trovare un modo per rendere al meglio il personaggio, ho interrotto ogni cosa, perché c’erano già troppi elementi. Non so come o quando, ma ho deciso di riprendere a lavorarci scegliendo di stilizzarlo. Della nuova versione, il primo “livello” che ho realizzato è stato quello dedicato a Cthulhu. Ho cominciato realizzando delle campiture piatte, poi sono passato a una rete di esagoni e alla fine ne è uscita questa forma.

Quando ho bloccato questa idea, ho fatto delle prove sul secondo episodio, con il mostro gigante di ispirazione cthuliana, e da lì in poi sono andato avanti senza fermarmi, fino alla fine. Ogni capitolo era un’idea. Avevo una struttura d’insieme, ma venivo travolto da influenze, idee e tante altre cose da infilarci dentro. Pensando a tutti questi aspetti, è stato relativamente rapido lo sviluppo.

AkaB – …E tutta questa cosa l’ha fatta senza sceneggiatura! Abbiamo avuto un approccio al lavoro strambissimo. Io vado a letto alle quattro, ovvero quando lui si sveglia. In quegli strani incontri che abbiamo avuto si è parlato dell’idea alla base del Kobra, ma non della trama. Al massimo abbiamo analizzato delle atmosfere e dei mood, anche slegati tra loro. Tipo l’episodio dedicato al porno!

Officina Infernale – L’idea alla base del porno è stata pazzesca. A un certo punto penso alla possibilità di inserire l’episodio porno, e il giorno dopo lui mi fa: “Dovremmo fare un episodio porno!”. Telepatia.

A tal proposito, è facile pensare come l’episodio ambientato a Las Vegas sia, in tal senso, un trionfo dell’advertising e della grafica pubblicitaria, oltre che di quella editoriale.

Officina Infernale – Quell’episodio specifico l’ho pensato con lui che arriva in un livello che sembra esterno ma che è in realtà interno. Siamo in una città parassita. Personalmente, ho una fissa per Las Vegas, per questo ho ricreato attorno a quell’idea la mia città parassita, che stritola il protagonista. In più, ho riflettuto molto sul lettering, con la città che parla attraverso le insegne, mentre gli ambienti urbani sono un collage fotografico molto piatto.

Un riferimento visivo che appare chiaro è legato a un artista italiano del passato: Stefano Tamburini. In particolare, osservando le pagine di “Iron Kobra” tornano in mente i suoi lavori con le copertine di “Frigidaire” e nei fumetti di “Snake Agent”.

Officina Infernale – Rispetto a “Snake Agent”, dove c’è sicuramente più Fumetto, nel vero e proprio senso della parola, qui ci sono più riferimenti alle sue illustrazioni, quando appunto realizzava le copertine di “Frigidaire” con pezzi di carta ritagliata, tinte piante ed elementi molto minimal.

Parliamo del Fumetto inteso come linguaggio. Cosa si può esprimere e in che modo con questo medium?

Iron Kobra, anteprima 02

AkaB – Personalmente, mi interessa molto anche il significato delle cose: il Fumetto si fa con la scrittura e con dei disegni. Nel caso di “Iron Kobra”, la scrittura è stata realizzata dopo, e senza i disegni! È una roba che apre la possibilità a cose nuovissime.

Officina Infernale – Il Fumetto lo concepisco come una sorta di motore, come quello presente nei videogiochi su chi applichi poi la texture che desideri. Io faccio fumetti anche con l’effetto fotocopie, ma non uso un’immagine fotocopiata e basta. Parto da lì per disegnare con le altre cose, come se lo ricreassi.

AkaB – L’essenza pura del Fumetto è di grande sintesi. In realtà, credo che ci siamo in pieno, anche se abbiamo percorso una direzione diversa. Mi è venuta voglia di fare un libro con lui dopo che ho letto il suo lavoro con Adriano Barone [“Wharol, l’intervista” – NdR]. Quel volume mi ha colpito in termini di storytelling. Non sono immagini fini a se stesse, c’è storytelling.

Con il Fumetto si devono mettere immagini in sequenza, e se sai come muovere i personaggi puoi farlo con qualunque cosa. Maicol & Mirco ha fatto il “Maicol & Mirco Show” realizzando una sequenza con due sassi dotati di occhietti, fotografati più volte. Quella storia funziona! È stato bravo a far funzionare una narrazione con due sassi su cui aveva messo degli occhietti.

Parliamo ora del legame tra testi e disegni: come avete anticipato, i balloon sono stati riempiti da AkaB dopo aver visto le tavole di Officina Infernale.

Iron Kobra, anteprima 03

AkaB – Per me è stato un trip. Prima mi ha mandato il materiale un capitolo alla volta, poi tutto insieme. Ricordo che a quel punto gli ho chiesto altri due capitoli aggiuntivi, partendo solo da alcune mie idee che ancora non avevo iniziato ascrivere. In uno volevo della gente ferma che parla addosso al protagonista, una sorta di bomba propagandistica che influisce sull’umanità dell’individuo.

Da un po’ di tempo a questa parte sto imparando il meccanismo del doppio finale, con la svolta negativa e qualcosa di positivo che fa andare avanti il tutto, anche dopo la fine. In questo caso, il finale con i pianeti dà una possibilità di astrazione. In più, c’era un’altra idea: il protagonista recita il suo nome e si dichiara interessato alla verità, giusto? Ma, in realtà, lui avrebbe dovuto capire che il complotto nella sua testa era estremamente piccolo rispetto alla coscienza dei pianeti, se non dell’intero universo. Per questo, è immerso in un cielo retro-futuristico.

Officina Infernale – La trama iniziale che mi ero prefissato era quasi interamente diversa. Avevo inserito dei picchi trash, che lui giustamente ha eliminato. ”Iron Kobra” originariamente era così: Novak avrebbe dovuto rubare una tuta ipertecnologica ma difettosa, una tecnologia fusa a un demone che in seguito si sarebbe impossessato di lui, mostrandogli la realtà per come era realmente. Quando faccio i fumetti mi ispiro alla musica che ascolto in quel momento, e tendenzialmente ascolto solo roba pesissima. Mi piace attingere da quello!

AkaB – Dovevo iniziare a scrivere i testi, quindi ci siamo visti a Lucca. Eravamo a una serata del Borda Fest, un po’ sbronzi, e guardavamo il file PDF e le immagini. Con noi c’era anche Zattera, che mi ha detto: “Ma quanto ca**o corre ‘sto Kobra?”. Beh, la storia riguarda una persona che scappa da tutto e che, prima o poi, dovrà trovare il coraggio di fermarsi.

Visivamente, però, sembrano anche esserci dei riferimenti cinematografici.

Officina Infernale – Facendo Fumetto, spesso si attinge dai film. Per esempio, i poliziotti sono di “THX 1138”, il primo film di George Lucas. Però, invece di andare a rivedere le sequenze che mi interessano, cerco ricordare le cose e filtrarle con la memoria. In più, ho tenuto ben presente anche il film “La fuga di Logan”.

Avete degli episodi preferiti?

AkaB – Il silenzio minimale di quello ambientato nella piscina.

Officina Infernale – Quello in cui cadono e quello a scorrimento verticale.

Parliamo nello specifico della componente mixed media, che rappresenta la vera ossatura grafica del volume.

Officina Infernale – Per me è naturale fare interagire linguaggi simili. Non lo so neanche io perché: semplicemente assemblo e rielaboro il materiale. Amo i fuori registro, e con “Iron Gang” ho usato gli stessi colori di questo. Ho realizzato una pagina con i quattro retini tipografici ricreati grazie a Photoshop, funzionavano ugualmente, ma è uno sbattimento enorme farlo per tutto.

Riguardo il tema dell’identità, da cosa nascono i cambiamenti che Novak vive nella storia e il nome Iron Kobra?

Officina Infernale – Lavoro sempre di suggestioni e di idee. Posso solo dirti che in futuro vorrò usare sicuramente un nome con “Thunder”, dopo aver usato “Iron” e “Black”. Riguardo al discorso del cambiamento, Novak muta il suo sesso perché leggo molti fumetti di super eroi. L’ho fatto diventar donna perché, quando la Marvel ha fatto un Thor donna ha fatto incazzare tanta gente. Ho voluto farlo anche io, ma nel corso della stessa storia. Rinnovare i personaggi mi sta bene, è un atto coraggioso, ma i fan possono reagire male.

Restando in argomento, in uno dei livelli non siete stati proprio benevoli con i super eroi.

Officina Infernale – Per quanto riguarda i super eroi, si può prendere anche il più sfigato di qualsiasi universo e farlo diventare una figata. Marvel e DC hanno delle proprietà intellettuali con cui potrebbero realizzare delle cose assurde, invece fanno sempre il minimo indispensabile, con la maggior parte dei prodotti che alla fine è sempre la stessa roba che gira. Quello che odio dei super eroi è questo: è una roba che potrebbe essere fighissima, vedi certi cicli con roba pazzesca e poi vedi delle minchia*e. Ci resto male. Prendiamo ad esempio gli X-Men di Grant Morrison: ci sono solo cose fighissime per metà ciclo, poi la genialità cala. Invece di lasciargli carta bianca, gli hanno rotto i coglio*i! Lui aveva fatto una dichiarazione riguardo i piani che aveva per gli X-Men, e la Marvel gliel’ha impedito.

AkaB – Ecco, lui ha volutamente sputtanato tutto perché non l’hanno lasciato agire come voleva.
Brecht diceva: “Povero il mondo che ha bisogno di eroi”, giusto? Esistono persone che fanno la differenza, ma sono pur sempre persone! Non esistono i super eroi. A un certo punto della vita, capisci che tutti quelli che ti hanno comunicato qualcosa – Picasso, Einstein e persino Gengis Khan – sono persone che sono state idealizzate.

Che rapporto ha Novak con gli eroi e con il loro universo?

AkaB – Nel nostro fumetto, Novak corre e sbatte contro la realtà. In fin dei conti, lui è un assicuratore del ca**o! C’è anche l’ambiguità che possa essere una simulazione, certo. E se anche la nostra vita fosse una simulazione? Ci sono molte angolazioni su questo punto di vista volutamente molto criptico e, allo stesso tempo, open source.

E qual è, invece, il rapporto con le dipendenze?

AkaB – Il porno è una droga. Quella parte l’ho concepita con te che parti a guardare il porno normale, poi vedi roba sempre più assurda, e questo dà dipendenza. Come il sesso vero, che ti può rovinare. Abbiamo iniziato a lavorarci in un periodo buonissimo per entrambi, e abbiamo chiuso il lavoro da depressi. Quando l’ho scritto ero in una tempesta di bombe.

Quanto è durata la lavorazione del volume?

Officina Infernale – L’ho realizzato da dicembre a marzo, tutto di seguito e in modo preciso. Una volta finito, è arrivato l’abisso. Tre settimane di nulla. Mi ha risucchiato del tutto.

AkaB – È vero, mi rispondeva a monosillabi!

Parlando di sodalizi artistici in cui il confine tra testo e disegni è labile, il pensiero va facilmente al lavoro di Stan Lee e Jack Kirby.

Iron Kobra, anteprima 01

AkaB – In passato ho sempre lavorato da solo, mentre le collaborazioni sono il senso di Stigma. Noi ci odiamo tutti: i fumettisti hanno sempre problemi con gli altri fumettisti, perché è tutta una competizione. Internet lavora su questa competizione e fomenta l’ansia da prestazione. Noi ragioniamo in modo opposto: invece di fare i cavalli da competizione, collaboriamo. Come gruppo, spingiamo i libri di ognuno e cerchiamo di fare la differenza. Personalmente, quando è uscito il mio libro per Mondadori, non me la sono tirata. Poi, quando ho lavorato su “Dylan Dog” ho avuto problemi, perché lì sono tutti uomini-marketing.

Molti miei fumetti sono nati dal disegno, passando solo dopo alla scrittura. Per esempio, la raccolta delle mie vignette con Sputnik Press. Questa roba nasce così, la faccio, la guardo per un po’ e poi quel disegno dice la frase. Ho ragionato su quest’idea secondo cui il disegno verrebbe prima della parola: nella storia dell’uomo, prima abbiamo scoperto le immagini e solo dopo il verbo… e dopo un sacco di tempo! Con i bambini funziona nello stesso modo: cominci facendo dei disegni, e la parola arriva solo dopo un po’. Il disegno è scrittura! Questo lavoro è tutta roba di Andrea in cui mi sono magicamente incastrato.

Officina Infernale – Alan Moore dice che Stan Lee si è appropriato del lavoro altrui, sia di Kirby, sia di John Romita. Kirby metteva un sacco di roba nei fumetti, era mega-esplosivo. Lee, invece, lo mitigava. Ma ovviamente sono tutte ipotesi. Però, Lee diceva sempre in Televisione che loro due si parlavano. Lee raccontava il soggetto a voce, poi arrivavano le tavole e infine metteva i testi. Quando è tornato a scrivere da solo ha fatto tanta mer*a! Come con Moebius [“Silver Surfer: Parabola” – NdR], la storia è banalissima. Idem “Ravage 2099”. La scrittura la devi allenare, oppure ti rincoglionisci. Non puoi smettere e riprendere. Gli X-Men di Claremont sono perfetti, ma senza Byrne poi è andato tutto in vacca. Byrne dava agli X-Men quel taglio adulto che poi non c’è più stato. Io mi immagino sempre che Claremont dava le sceneggiature a Byrne e lui gli dava dei “coppini”! Wolverine guardava le riviste porno, a suo tempo!

AkaB – Altro esempio: un elemento folle come Wolverine in un gruppo come gli X-Men funzionava proprio perché alieno, destabilizza il gruppo bestemmiando e facendo cose assurde. Come nella saga di Proteus, quando sta per ammazzare Ciclope mentre questi vuole rivilitarizzare il gruppo!

Officina Infernale – La mia storia preferita è quella del numero #100 di “Uncanny X-Men”, con le Sentinelle X che imitano i mutanti, con Wolverine che ammazza e sbudella la Jean Grey robot: disegnata da un Dave Cockrum in piena forma.

Ultima domanda: perché un lettore dovrebbe comprare “Iron Kobra”?

AkaB – Perché prima ti fa male, e poi ti fa bene.

Officina Infernale – Perché prima ti fa bene, e poi ti fa male.

 

AkaB, Officina Infernale, Mirko Tommasino