L’estate 2019 del Fumetto americano verrà ricordata per la pubblicazione delle miniserie House of X e Powers of X, che hanno radicalmente rivoluzionato il cosmo narrativo degli X-Men. Entrambi scritti dallo sceneggiatore Jonathan Hickman, i due titoli Marvel hanno messo in mostra le enormi capacità dei disegnatori Pepe Larraz e R.B. Silva, artefici di prove di alto livello.

 

 

In occasione dell’edizione 2019 di Lucca Comics & Games, dove Panini Marvel Italia ha presentato il rilancio degli Uomini X, abbiamo avuto il piacere di incontrare Pepe Larraz e di parlare con lui del suo lavoro per House of X. Quello che segue è il resoconto della nostra chiacchierata:

 

Ciao, Pepe! Bentornato su BadTaste.it!
Innanzitutto, complimenti per il tuo incredibile lavoro per “House of X”. Qual è stata la tua prima reazione una volta ricevuta la proposta di lavorare con Jonathan Hickman?

Larraz – Grazie a voi! Non potevo crederci. Per me è stato fantastico poter lavorare con Jonathan, che è davvero un super scrittore! È stata divertente la maniera in cui il mio editor mi ha dato questa notizia. Mi ha detto: “Sono davvero entusiasta perché ci prenderemo un grosso rischio nel mettere tutti questi X-Men nella stessa opera, ma realizzeremo qualcosa di incredibile!” Era davvero esaltato per questo progetto e mi ha trasmesso quello stesso stato d’animo. A quel punto, non ho potuto far altro che accettare!

Non credo di aver realizzato da subito la portata di quello che stavo disegnando, ma “House of X” è sicuramente il lavoro più importante che abbia mai firmato.

Dopo questo entusiasmo iniziale, immagino sia subentrato un po’ di timore per quel che ti aspettava: la costruzione di qualcosa di completamente inedito e mai visto prima. Quali sono state le difficoltà legate a quest’aspetto della lavorazione?

Larraz – Non parlerei di difficoltà, perché mi piace tantissimo creare ambientazioni fantascientifiche, creare nuovi mondi e scenari. Inoltre, ero davvero affascinato dal concept che mi aveva proposto Jonathan, di questa natura che modifica e avvolge gli edifici: è davvero affascinante! Avevo un sacco di idee su come realizzare tutto ciò, e devo dire che Jonathan ha sempre avuto un atteggiamento molto aperto nei miei confronti, rispettoso delle mie idee.

Indubbiamente, è stato fantastico realizzare questa miniserie, ma allo stesso tempo ha rappresentato una sfida per me, una prova che mi ha portato a dare sempre il massimo. Spesso mi capita di osservare tavole davvero belle disegnate da altri artisti e di pensare: “Devo fare qualcosa di ancora migliore!”. Spero di esserci riuscito.

Senza dubbio! Nella prima fase della lavorazione di “House of X” ti sono stati forniti dei riferimenti oppure sei stato completamente libero di muoverti secondo il tuo gusto personale?

House of X #2, copertina di Pepe Larraz

Larraz – Mi sono state fornite giusto un paio di idee, tipo i fiori di Krakoa e la creazione di un mondo immerso nella natura. Piccoli spunti, poche parole, che però sono servite a mettere in moto la mia immaginazione e portarmi alla realizzazione di tutto quello che si vede nel primo numero.

Ho cominciato subito a proporre le mie idee e ho capito che dovevo iniziare a pensare in maniera differente: non si trattava soltanto di ricoprire con dei fiori, delle piante e degli alberi tutto quello che l’uomo aveva costruito. Quella è stata la primissima idea e funzionava solo in parte, perché faceva apparire ogni cosa come fosse abbandonata, e dunque avvolta dalla natura. In alcuni punti del primo numero poteva anche starci, ma non è così che in seguito si evolve la storia.

Volevamo trasmettere l’idea che i mutanti sarebbero subentrati agli umani e a ciò che avevano costruito. Il caso dell’ambasciata è esemplificativo: esternamente la natura appare aggressiva, invasiva considerando quanto abbia ricoperto il palazzo. Una volta entrati, però, ci si trova di fronte a un altro scenario, diverso rispetto all’idea iniziale. Qualcosa di insolito e che non si è mai visto prima. Questo è il punto: trasmettere ai lettori l’impressione di entrare all’interno di qualcosa di completamente nuovo.

Altrettanto radicale è stato il lavoro sul character design dei personaggi, che sin dalle prime battute appaiono trasformati rispetto all’immagine radicata in ognuno di noi.

House of X #3, copertina di Pepe Larraz

Larraz – L’unico problema che ho riscontrato, a tal proposito, è stato l’elevato numero di personaggi in ogni singola pagina! [Ride] Sono cresciuto leggendo i fumetti degli X-Men, quindi avevo ben chiaro in mente quel che avrei voluto realizzare con ognuno di loro. Non vorrei spoilerare dicendo questo, ma ho avuto la possibilità di disegnare per la prima volta dei personaggi sui quali non avevo mai lavorato prima. Si tratta di figure talmente ben scritte che è stato davvero semplice e naturale occuparmene.

Dal punto di vista artistico, sono stato particolarmente attento alle movenze, al linguaggio non verbale dei protagonisti di questa storia. In passato, Xavier aveva al suo seguito diverse persone ed era molto celebrale; ora appare solitario, dall’aspetto molto esile e con un grosso casco sulla testa. Magneto, invece, l’ho sempre ritratto con le braccia incrociate: volevo dare l’idea di una persona sicura di sé ma sempre guardinga. Il mantello che indossa l’ho trasformato in una toga: non più un elemento supereroistico, come quello di Thor o di Superman, ma qualcosa che restituisse le suggestioni dell’epoca romana. Non dimentichiamoci che ora è un ambasciatore, quindi, è più vicino a questioni politiche. Mi piaceva immaginarlo in una posa alla Giulio Cesare ma con le fattezze di Marlon Brando. Questo è il tipo di lavoro che ho portato avanti con i personaggi.

Com’è stato lavorare con Jonathan Hickman su un progetto così rivoluzionario, che stravolge completamente il mondo dei mutanti?

Larraz – Credo si tratti del mio lavoro che avrà più ripercussioni nel lungo periodo. Jonathan ha scritto qualcosa di nuovo, qualcosa porterà a dei cambiamenti. Gli stravolgimenti non se ne andranno più. Nel Fumetto americano siamo soliti assistere a eventi che partono con grandi cambiamenti di status quo, ma dopo un po’ tutto torna com’era all’inizio della saga. In questo caso non sarà così. Siamo partiti da un determinato punto, ci siamo spostati verso un altro e non torneremo là da dove eravamo partiti. Assolutamente. Si tratta di un viaggio al termine del quale arriveremo a una situazione completamente diversa. Magari un giorno tutto tornerà come prima, ma non credo che arriverà tanto presto. Non mi chiedere perché, perché non lo so! [Ride]

Quando dai la possibilità a un artista di sentirsi libero di creare storie coraggiose, come nel caso di “Daredevil: Rinascita”, il risultato può essere qualcosa di enorme. Non so se in questa occasione la Marvel abbia detto a Jonathan “Va’ e fa’ ciò che vuoi”, ma credo che gli sia stata concessa molta libertà per mettere in piedi qualcosa di così rivoluzionario.

Durante l’incontro con il grande Chris Claremont, tenutosi ieri qua a Lucca, abbiamo scoperto quanto lo scrittore che ha rilanciato gli X-Men negli anni Settanta sia geloso delle sue creazioni. Ha per caso espresso un giudizio su quanto avete realizzato tu e Hickman su “House of X”?

Larraz – Credo che tutti siano gelosi delle proprie creazioni. Nessuno desidera che qualcuno metta le mani su qualcosa che ha curato con amore. E comprendo perfettamente il suo punto di vista. Quando è dipeso da me, ho cercato di essere quanto più rispettoso del suo lavoro, pur dando ai personaggi una nuova vita.

Abbiamo innescato una nuova stagione nella loro storia editoriale. Credo sia uno degli aspetti più belli della Marvel: lo stesso personaggio può avere più voci, ognuna delle quali rispecchia l’opinione di chi lo sta scrivendo in quel dato momento. In “House of X”, quei personaggi erano i nostri.

Ora che il tuo lavoro sugli X-Men è finito, a cosa stai lavorando?

Larraz – Sto lavorando su un altro progetto di cui davvero non ti posso dire assolutamente nulla! È doloroso mantenere il segreto, in questi casi, ma proprio non posso parlarne. Per il momento resterò lontano dai mutanti, ma lascerei tutto in un batter d’occhio se ci fosse l’opportunità di fare ritorno.

 

Pepe Larraz e Pasquale Gennarelli