In occasione dell’uscita su Topolino della sua ultima storia per il ciclo Le strabilianti imprese di Fantomius, ladro gentiluomo, dal titolo Notre Duck, abbiamo avuto modo di porre alcune domande all’autore Disney Marco Gervasio.

 

Ciao, Marco, benvenuto su BadComics.it!
Tra i lettori di “Topolino” sei conosciuto soprattutto per le tue due creature più famose: Papertotti e Fantomius. Riguardo al primo, lo rivedremo dopo l’addio al calcio di Francesco Totti?

Papertotti, sebbene sia l’alter ego papero di Francesco Totti, vive di vita propria sulle pagine di “Topolino”, dunque tutto è possibile, potrebbe continuare a giocare all’infinito. Mi piacerebbe però realizzare una storia in cui anche Papertotti decide di appendere gli scarpini al chiodo e salutare tutti i suoi fan del Paperopoli, così come ha fatto il Capitano della Roma in una giornata commovente per tutti. Vedremo se sarà possibile.

Papertotti

Riguardo Fantomius, invece: perché hai scelto di approfondire proprio questo personaggio che, prima della tua saga, era poco più che una comparsa?

In realtà, era poco meno che una comparsa, era solo un nome e un costume. Ma proprio quel nome e quelle poche notizie su di lui incuriosirono la mia fantasia di bambino, che leggeva “Paperinik, il diabolico vendicatore”. L’alone di mistero e di paura che circondava quell’enigmatico personaggio e che, almeno all’inizio, ha contaminato il nostro Paperino nella sua trasformazione mascherata, era un qualcosa cui non potevo resistere. Per anni sperai che qualche autore approfondisse la sua storia, così da saperne di più sul ladro gentiluomo di Paperopoli. La mia speranza restò vana. Poi, quando entrai a “Topolino”, e oltre a disegnare le storie, cominciai anche a scriverle, pensai che quella fosse l’occasione buona per rispondere finalmente a tutti quegli interrogativi che mi portavo dietro dall’infanzia e che (ho poi scoperto) erano nella testa di tantissimi altri lettori.

Con Fantomius hai creato una vera e propria saga, con una continuity ferrea e parecchi rimandi estremamente precisi a Carl Barks e Don Rosa. La tua versione di Atlantide, però, è diversa da quella di Barks. Come mai?

È vero, nella mia saga c’è una continuity (cosa non comune su “Topolino”) e moltissime citazioni a Barks, Rosa e (ultimo ma non per importanza) Guido Martina. E poi c’è Atlantide, l’isola inabissatasi nell’Oceano Atlantico. Perché è diversa da quella di Barks? Dunque, la mia saga si svolge negli anni ’20 (con flashback e flashforward che vanno dal 1910 al 1930) e si rifà alla cultura e letteratura di quell’epoca. Nel 1919, l’autore francese Pierre Benoît ha formulato un’altra ipotesi sulla scomparsa di Atlantide: e se si fosse inabissata in un mare di sabbia? Il libro fu un enorme successo e da esso furono anche tratti numerosi film (il nostro “Totò sceicco”, per esempio, che cito esplicitamente nella mia storia).

Ebbene nella mia saga, ho voluto riprendere proprio l’ipotesi che in quel periodo era sul “becco” di tutti, anche se non coincidente con l’Atlantide di Barks. Poi, magari, potremmo scoprire in futuro che gli abitanti di Atlantide, quando ci fu la tragedia, si divisero in gruppi e alcuni finirono sotto la sabba del Sahara, altri negli abissi dell’Oceano. Sono fumetti, tutto è possibile.

Riguardo alla tua ultima storia, “Notre Duck”, hai svelato l’identità del fantasma della cattedrale. In questo modo, però, il senso barksiano della storia, secondo cui il fantasma era una specie di “specchio” di Zio Paperone, viene meno… oppure c’è altro che bolle in pentola?

Sapevo che “toccare” Barks avrebbe dato adito a molte perplessità, ma voglio precisare che questa è la mia visione delle cose. Non voglio certo modificare il senso della storia del Maestro americano, che del resto non ha avallato nemmeno alcune storie di Don Rosa. Però, tornando al nocciolo, il Fantasma di Notre Duck mi aveva incuriosito e (così come Fantomius) mi erano rimasti molti interrogativi: chi fosse realmente, perché somigliasse a Paperone e vivesse sotto terra, perché indossasse proprio quel costume nero (i fantasmi sono bianchi per antonomasia), come avesse fatto a entrare nel deposito di giorno e uscirne con una carriola di monete senza essere fermato, o, ancora, da dove nascesse la sua passione per l’architettura (monetaria).

Qui, nella mia storia, rispondo a queste domande a mio modo, collegandomi anche ad altri eventi della mia saga, ma rimanendo in linea con la “successiva” storia di Barks. Infatti, Henry Quackett, l’architetto che ha progettato Notre Duck, e ne ha scoperto i cunicoli sotterranei precedenti alla sua costruzione, tornerà a Paperopoli in futuro (il perché è uno degli interrogativi che lascio aperti, forse ha perso la sua Regina?) e, ormai anziano e abbassatosi per l’età, trasformerà il suo hobby monetario in una sorta di ossessione, indossando la maschera con le fattezze di Paperone per andare a rubare al deposito la carriola di monete e venendo smascherato dallo Zione e dai nipoti con indosso tale maschera.

O magari, il volto di Henry, invecchiato, assomiglierà davvero a quello del miliardario? E il senso di Barks sarà mantenuto perché Henry sarà comunque lo “specchio” di Zio Paperone, avendo, come lui, passato la vita ad accumulare ricchezze per “amore”. Del denaro (ma non solo), per lo Zione. Della Regina Antinea, per Henry Quackett.

È prevista una conclusione per il ciclo di Fantomius?

Questa domanda me la fanno in tanti, non è che vi siete stufati? Scherzo, eh eh!
Nell’idea stessa di saga o ciclo è insito un finale dello stesso. Dunque sì, ho in mente fin dall’inizio una inevitabile conclusione. Del resto, tutti sappiamo che a un certo punto (intorno al 1929, in concomitanza con la grande crisi) Fantomius scompare e con lui Lord Quackett. Altrimenti Paperino non potrebbe in futuro trovare Villa Rosa (passata al Demanio per mancanza di eredi) e il Diario segreto che originò Paperinik.

Racconterò certamente questa “sparizione” improvvisa del ladro gentiluomo e dunque la “fine” di Fantomius. Ma ciò non vuol dire per forza che questo comporterà la fine delle strabilianti imprese del papero mascherato degli anni 20.

A Etna Comics hai annunciato una storia in cui Fantomius e Paperinik s’incontreranno: puoi darci qualche anticipazione?

È un’idea che ho in mente da molto tempo e che proprio a Etna Comics, forse, ha ottenuto l’avallo della Redazione. Del resto è una delle maggiori richieste dei lettori quando m’incontrano (oltre a “quando finisce”).

Sto ultimando il soggetto che, se tutto va bene, vedrà la luce (spero) nel 2018. Non posso anticipare il come e quando i due “eroi” s’incontreranno, ma posso assicurare che sarà un incontro memorabile.

Intanto continuate a seguire Topolino (e la Fantomius Definitive Collection) e ne vedrete delle belle, a cominciare dalla prossima storia “estiva” in edicola a luglio su “Topolino 3218”.

E dopo Fantomius?

Dormo! E quando mi sveglierò, ho in mente di realizzare un’altra serie che tornerà ancora più indietro nel tempo rispetto all’epoca del ladro gentiluomo! Vedremo se Fantomius me lo permetterà.