È uno degli ultimi disegnatori italiani a essere approdato negli Stati Uniti per lavorare sulle serie Marvel. Old Man Logan, Immortal Hulk: The Best Defense e ora l’annual di Venom: un curriculum diventa sempre più ricco di collaborazioni prestigiose. Stiamo parlando di Simone Di Meo, giovane artista che in occasione della quinta edizione di ARF! abbiamo avuto il piacere di intervistare per la prima volta. Ecco com’è andata.

 

Ciao, Simone e benvenuto su BadComics.it!
Sei stato uno degli ultimi ad aggiungersi alla folta schiera di disegnatori nostrani che lavorano per il mercato statunitense: com’è nata questa esperienza?

Immortal Hulk The Best Defense, anteprima 01

Ciao a tutti e grazie. La mia prima esperienza negli Stati Uniti è stata come inchiostratore. Quando ancora non ero pienamente convinto di voler fare il disegnatore, ho puntato su ciò che all’epoca mi riusciva meglio: inchiostrare, appunto. La mia volontà era quella di entrare quanto prima nella realtà americana, sviluppando una manualità che mi avrebbe permesso di farlo.

Ho fatto un po’ di gavetta su “Topolino” e in altre realtà, poi, grazie all’opportunità offertami da Elena Casagrande – che mi ha coinvolto su “Doctor Who” – sono riuscito a lavorare su un prodotto statunitense e a racimolare i primi soldi, che ho subito investito per andare al New York Comic Con. Era importante per me mostrare il mio portfolio di disegnatore e far conoscere il mio nome agli addetti ai lavori. Ho sempre pensato che la realtà editoriale americana fosse più vicina al mio stile di disegno rispetto agli standard delle classiche serie di Sergio Bonelli Editore.

A New York ho preso i primi contatti e ho conosciuto altri disegnatori con i quali mi sono confrontato costantemente. Paradossalmente, le prime pagine che ho realizzato per un fumetto sono state pubblicate in Italia, su “Orfani – Sam”, grazie a Michele Monteleone. Essendo una serie molto particolare, vicina a un gusto americano, ho iniziato a inviare ai miei contatti in Marvel queste pagine, così da rendere meglio l’idea di cosa fossi in grado di fare.

Immortal Hulk The Best Defense, anteprima 02

La prima chiamata dagli Stati Uniti è arrivata dai BOOM! Studios che mi hanno concesso di realizzare un annual di otto pagine per la serie dei Power Rangers. Per me che non ero ancora del tutto formato, disegnare otto pagine in dieci giorni è stata una sfida importante, ma il buon risultato raggiunto mi ha portato a lavorare sulla serie regolare.

Nello stesso momento, anche la Casa delle Idee mi ha chiamato per realizzare l’annual di “Old Man Logan”. Mi sono ritrovato a dover portare avanti due lavori contemporaneamente. È stato molto importante per me, perché così ho potuto comprendere al meglio i miei limiti e trovare un modo per gestire più lavori insieme. È stato utile e molto figo.

Conclusa questa parentesi, mi sono dedicato esclusivamente a “Mighty Morphin Power Rangers” e ho rifiutato diverse proposte Marvel limitandomi a pochi albi, che realizzavo nei mesi di pausa dalla serie regolare dei Power Rangers; come in questo momento, in cui sono al lavoro su Venom. Che dire, sono davvero contento.

Il tuo desiderio di lavorare per la realtà americana si è poi realizzato. Per te che hai iniziato su una serie Bonelli, quali sono state le principali difficoltà?  

Immortal Hulk: The Best Defense, anteprima 03

Senza dubbio, la difficoltà più grande è la differente tempistica delle consegne. Su “Orfani – Sam” avevamo molto più tempo, sebbene nel finale abbiamo accelerato un pochino. A volte negli Stati Uniti non hai nemmeno il tempo di studiare bene ciò che dovrai realizzare.

È sicuramente bello poter avere un riscontro mensile sul tuo lavoro, vedere le tue tavole periodicamente in fumetteria, e recepire le critiche – siano esse positive o negative – è importante e appagante. In Italia, invece, può capitare di attendere anche un anno per vedere il tuo lavoro pubblicato. È però davvero difficile stare dietro a questi ritmi così assurdi.

Altra differenza importante con il mercato italiano è la sceneggiatura. In America viene concessa molta più libertà: spesso al disegnatore non viene offerta alcuna indicazione sull’inquadratura o su ciò che lo scrittore vorrebbe avere. All’inizio è difficile non avere spunti in merito e ti muovi un po’ alla cieca. Non appena prendi confidenza con il medium e sviluppi un tuo gusto, però, questa libertà è piacevole e molto gratificante: puoi divertirti a variare la griglia, lo stile e altro ancora, a dispetto – magari – dei prodotti seriali italiani molto più ancorati al concetto di griglia schematica.

Il tuo primo lavoro per la Marvel è l’annual di “Old Man Logan” scritto da Ed Brisson. Com’è stato per te confrontarti con i disegnatori che ti hanno preceduto sul personaggio, ossia Steve McNiven e Andrea Sorrentino?

Mamma mia, che bella sfida! [Ride] Premetto che non avevo mai letto la storia originale di Mark Millar e McNiven, mancanza che ho subito colmato comprando tutto il materiale possibile non appena ho accettato l’incarico. È un’opera che ho amato tantissimo, come anche quella curata da Brian Michael Bendis e legata al megaevento “Secret Wars”.

Sebbene si sia trattato di un one-shot, è comunque una storia che aggiunge un tassello importante alla storia di questo personaggio amatissimo dal pubblico. Per me è stato liberatorio poterlo reinterpretare, e i riscontri ricevuti mi hanno riempito di gioia. Inoltre, per me è stata un’occasione per leggere delle storie davvero belle.

Sei poi passato a “Immortal Hulk: The Best Defense”, sceneggiato da Al Ewing, scrittore che sta firmando una delle run più belle mai lette dedicate al Gigante di Giada. Come ti sei preparato a questo lavoro, considerando l’eccellente prova e le atmosfere oscure di Joe Bennett sulla serie regolare?

Immortal Hulk: The Best Defense, anteprima 04

Io amo questo tipo di storie, e la sceneggiatura di Al era davvero qualcosa di incredibile. Si trattava di solo trenta pagine, eppure era materiale fortissimo, in grado di scavare a fondo nell’animo del personaggio. Il centro del racconto è Bruce Banner, non la sua parte verde e arrabbiata.

È stata un’avventura davvero bella, e, per quanto sia pienamente soddisfatto del risultato finale, mi dispiace non aver potuto approfondire meglio questo lavoro, dedicarmi con ancora più attenzione a queste pagine. Però, credimi, sono contentissimo del risultato e di come sia venuto l’albo. In fondo, si tratta di un titolo molto amato dai lettori e per me che lo seguo è stato facile inserirmi nel mood. Inoltre, avere vicino una certezza come Ewing è garanzia di tranquillità.

In generale, non ho un confronto diretto con i disegnatori che mi precedono – in questo caso Bennett – e cerco sempre di lasciarmi guidare dalle mie sensazioni. Certo, per “Immortal Hulk” ho studiato delle soluzioni che potessero rendere al meglio la sceneggiatura, ma di base mi sento molto libero di reinterpretare il personaggio secondo il mio gusto.

Se “Immortal Hulk” è uno dei titoli più caldi del momento, Donny Cates lo scrittore sulla cresta dell’onda.

Fantastico, assolutamente fantastico.

Stai lavorando sul personaggio che Cates ha contribuito a rilanciare con “Venom Annual: Venom vs. Lady Hellbender”, scritta però da Ryan Cady.

Quando mi hanno proposto di lavorare su Venom ho pregato fortissimo che si trattasse di una storia scritta da Donny. Purtroppo non è stato così, ma va bene comunque. Si tratta di un one-shot molto semplice nella struttura: uno scontro tra Venom e un personaggio che non ha mai incontrato. Il tutto fa parte di un progetto estivo, “Acts of Evil”, volto a celebrare il trentennale di “Atti di Vendetta”. È stata una prova difficile, perché le protagoniste non sono vicine alla mia interpretazione del corpo femminile. Come sempre, però, ho provato a rielaborare tutto secondo la mia sensibilità.

Per il protagonista, invece, hai sfruttato qualche versione in particolare?

Io amo Venom, è il mio villain preferito e credo ci siano tantissime versioni del personaggio. Prima di leggere lo script, avevo già bene in mente la mia idea, che però ho dovuto modificare una volta ricevuta la sceneggiatura. Mi sono guardato un po’ intorno, ho studiato lo stile di altri autori, l’evoluzione del personaggio, dalla prima lettura di Todd McFarlane a quella mostruosa di Mark Bagley, fino a quelle più recenti. Non ho una versione preferita, ho preferito realizzare un ibrido che unisse le diverse peculiarità del personaggio proposte dagli altri artisti.

C’è un personaggio sul quale vorresti a tutti i costi lavorare? Azzarderei Batman, vista la presenza alle tue spalle del Cavaliere Oscuro.

Sebbene tutti mi chiedano illustrazioni su Batman, non è un personaggio vicino alla mia cifra stilistica. Io da lettore non comprerei mai un albo della serie disegnato da un artista con le mie stesse caratteristiche. La mia idea di Batman è quella che ha realizzato Greg Capullo. Ovviamente, se mi dovessero proporre di lavorare sull’Uomo Pipistrello, accetterei senza problemi! [Ride]

Più che un personaggio sul quale lavorare, la mia volontà è quella di realizzare un’opera tutta mia, curata non solo sotto l’aspetto artistico ma anche per il design. E questo sogno si realizzerà nel 2020. Sto infatti per firmare un contratto per il mercato americano per realizzare un progetto insieme a un grande scrittore di cui non ti posso ancora anticipare nulla. Saranno due anni di lavoro molto intensi, e la cosa mi emoziona davvero tanto.

Altri progetti in cantiere?

Per ora nessuno, oltre a quello che già ti ho citato. Lavorare su una proprietà intellettuale mia è davvero difficile, ti assorbe completamente. Quindi ho deciso di dedicarmi solo a questo progetto.

 

Pasquale Gennarelli e Simone Di Meo