Jonathan Hickman e Tini Howard rispondono alle domande dei fan su X of Swords, il primo vero evento degli X-Men dacché è nata la nazione mutante di Krakoa, e Reign of X, ovvero la seconda fase della gestione Hickman, dopo il rinnovamento e il consolidamento dello status quo portato da Dawn of X.

 

 

Ecco le dichiarazioni più interessanti che sceneggiatore e sceneggiatrice hanno rilasciato rispondendo ai quesiti dei lettori. Non riporteremo quelle troppo specifiche e puntigliose, relative alle trame ancora non pubblicate in Italia, ma quanto segue rimane comunque a elevatissimo tasso di SPOILER.

 

X of Swords: Stasis #1, variant cover di Jesus Saiz

Howard – Scrivere assieme a Jonathan le trame di X of Swords è stato un po’ come un lungo viaggio in macchina. Io e Jon abbiamo realizzato di avere intenzione di puntare verso la stessa direzione e lui mi ha invitato. Abbiamo parlato, pianificato il percorso, abbiamo ricordato l’un l’altro le fermate cui tenevamo, in lunghe telefonate in cui discutevamo del modo in cui saremmo arrivati dove volevamo arrivare. E così entrambi ci siamo divertiti parecchio, come tutti coloro che hanno collaborato all’evento. Tendiamo a parlare un po’ per poi lasciar girare i concetti ognuno nella propria mente, e poi ricominciare.

Hickman – Io ricordo solo di aver osservato tutto ciò che Tini aveva costruito e di aver visto che in effetti molti elementi avrebbero potuto unirsi, come Voltron, ad altri delle mie storie, per crearne una ancora più interessante che avrebbe fatto da perno per molto di ciò che avevamo in mente per il prossimo anno. Mi è piaciuto moltissimo quel che abbiamo fatto con Otherworld, ripulendo strati di narrazione su di esso e riconducendo tutto a un concetto coerente. Pepe Larraz ha davvero fatto un lavoro egregio sui design.

Howard – Adoro il lavoro che ha fatto a suo tempo Alan Moore su Capitan Bretagna: quel momento in cui si smarca dalle storie del passato e dal topos dell’eroe nazionale per renderlo un difensore della realtà intera? Per me è il massimo. Sono entusiasta del fatto che abbiamo fatto qualcosa di simile, in qualche modo, espandendo Otherworld e cambiando la natura del Corpo dei Capitan Bretagna. Che è un’idea bizzarra sin dalle fondamenta.

 

Rispondendo a una domanda sui temi fondamentali di Dawn of X e Reign of X, Hickman ha dato una delle sue note risposte profonde: l’idea di base del primo ciclo sta nel concetto di fondazione, quella del secondo in quello di espansione. Dobbiamo aspettarci una politica aggressiva dal punto di vista territoriale da parte della nazione mutante? Impossibile dirlo, quando si parla di uno sceneggiatore che, punzecchiato sui posti vuoti nel concilio di Krakoa e sulla possibilità di riempirli risponde che la sua volontà è quella di dare ai lettori tutto ciò di cui hanno bisogno e nulla di quel che desiderano. E prosegue così.

 

X-Men #17, copertina di Leinil Francis Yu

Hickman – Senza alcun dubbio, la cosa che preferisco di House of X, di Powers of X e di quel che ho raccontato sinora è che, in oltre cento numeri di fumetti sugli X-Men, mi è stato permesso di raccontare storie in cu non compare, in effetti, un vero e proprio team di super eroi che si chiami X-Men. Quindi volete sapere cosa potete aspettarvi da Scott Summers e Jean Grey, da ora in avanti? Una piccola cosa chiamata X-Men. Eroi mutanti che fanno cose da eroi.

Il personaggio di cui tutti parlerete durante Reign of X? Probabilmente Tempesta o Nightcrawler. Ci sono anche altri candidati. Non si sa mai in quale ridicola insensatezza i fan degli X-Men decideranno di tuffarsi con i loro discorsi. Potrebbe essere chiunque. Chi diamine potrebbe saperlo? Per un sacco di ragioni, creative, organizzative e non solo, abbiamo finito con il buttare a mare tutti i nostri piani originali per Tempesta, ed è per questo che ci abbiamo messo un po’ a portare il suo personaggio dove volevamo.

Credo però che la cosa si sia trasformata in una fortuna, perché le nuove idee che ci sono venute e il modo in cui riverberano attraverso la nostra offerta editoriale sono molto più interessanti dei progetti iniziali. Quindi, se certamente ci metteremo più tempo di quel che speravamo, potete aspettarvi cose piuttosto importanti per Ororo nel prossimo anno. E un sacco di cambiamenti.

 

Hickman conferma che la serie su X-Corp è ancora nei progetti e che sono stati già ingaggiati gli artisti che si occuperanno di interni e copertine. Quella su Moira, probabilmente più attesa, è un caso ben più complicato.

 

Hickman – La cosa migliore di tutto quel che abbiamo costruito sta nel fatto che abbiamo davvero tentato di fare in modo che ci fosse una testata mutante per ogni genere di lettore di fumetti. Se vi piacciono le storie eteree e leggere potete dare un occhio a Excalibur, se preferite azione e testosterone andate a leggervi X-Force. E così via. Quando Jordan D. White mi ha detto che la Marvel stava pensando alla serie X-Men Legends e mi ha chiesto cosa ne pensassi, gli dissi che mi sembrava grandioso, perché è un’estensione della nostra visione dell’universo dei mutanti come grande ombrello narrativo. Ed ora che abbiamo fatto contenti gli dei del Fumetto, la Marvel pubblicherà nuovamente le storie di Walt Simonson, per esempio. Il che è perfetto.

E in aggiunta a tutto questo abbiamo in serbo un paio di sorprese che vi lanceremo addosso molto presto e un paio di nuovi autori e artisti che arriveranno nella nostra zona di azione. Siamo tutti molto entusiasti. Lavoreranno a testate e storie che pensiamo si inseriscano perfettamente nell’idea che abbiamo della linea editoriale. Sarà un 2021 piuttosto interessante.

 

Interrogato sullo status di Franklin Richards come mutante, uno degli argomenti di cui i fan degli X-Men parlano di più ultimamente, negli Stati Uniti, Hickman ha risposto così.

 

Hickman – Non avremmo posto i binari che abbiamo poggiato durante House of X, Powers of X e X-Men/Fantastic Four se non avessimo concordato dei piani in merito a questo argomento. E chissà che non siamo ancora in tempo per realizzarli. Ma il fatto è che la storia di Dan Slott sul Quartetto si è evoluta. Dan è lo scrittore di Fantastic Four, decide lui. E io lo appoggio come appoggerei gli sceneggiatori che lavorano sotto la mia direzione sulle storie dei mutanti. Il nostro lavoro è già complicatissimo com’è e nessuno ha voglia di gettare energie in insensate dispute territoriali. Stiamo parlando di personaggi che sono in giro da cinquant’anni. Alla fine, andrà tutto bene, per loro.

Una delle cose che devi saper fare quando racconti storie del genere per la Marvel è adattarti. E io sono francamente piuttosto bravo, in questo. Tendo a non perdermi e a vedere i cambiamenti nella continuity come opportunità per riorientare dinamicamente quel che sto facendo con la mia narrazione, come se ci fosse una forza esterna che impedisce alle storie di disegnare un’orbita perfettamente ellittica. A me piace la turbolenza, capite? Le montagne russe non devono fermarsi mai, perché lì sta la forza drammatica. Quindi per me si tratta di un motore che impedisce costantemente di annoiarsi, non di un fastidio. Credo sia solo una questione di prospettiva.

Tuttavia, nel caso di questa saga sui mutanti, le cose sono andate un po’ diversamente. Non ho voluto darmi dei traguardi specifici in termini di numeri. Invece ho proposto alla compagnia una storia in tre atti, sostanzialmente, in cui ognuno potesse durare quanto vogliamo o abbiamo bisogno. Poi, quando fossimo stati pronti, saremmo passati al secondo. La cosa interessante è che, per quanto sembrino molto simili, questi due modi di operare sono in realtà distanti milioni di anni luce. Non è la stessa cosa. Il che è stato molto divertente da osservare. I nostri piani sono quindi cambiati nel corso del tempo. Certamente. Ma di tutto questo parleremo dopo l’Hellfire Gala.

 

Reign of X, teaser di Mahmud Asrar

 

 

Fonte: AITP