L’avvento di Jonathan Hickman sull’Homo Superior ha innegabilmente ridefinito lo status quo delle testate marchiate con una “X”, ma allo stesso tempo ha portato alla chiusura di tutte le trame e le serie precedenti a House of X e Powers of X, cosa che a volte ha richiesto una soluzione rapida o brusca di certe sottotrame, o che comunque ha costretto gli autori precedenti a rivedere i loro piani su eventi e personaggi del sottobosco mutante. È il caso di Cullen Bunn, scrittore di già numerose serie e miniserie degli Uomini X, fino a poco tempo fa alla guida di testate come Uncanny X-Men (per La nuovissima Marvel) e X-Men: Blue (ResurreXione), che hanno dovuto inevitabilmente cedere il passo al rilancio di Matthew Rosenberg, Ed Brisson e Kelly Thompson e poi alla nascita della nazione di Krakoa.

 

 

Bunn racconta come ha vissuto questo passaggio di consegne, cosa ricorda della sua esperienza sui Figli dell’Atomo e come avrebbe portato avanti le trame delle sue testate:

 

Uncanny X-Men #6, variant cover di Ken Lashley

Bunn – In quanto appassionato, nel corso degli anni mi ero fatto un’interpretazione piuttosto solida dei personaggi, che poi ho riversato nelle mie serie. Alcune mie convinzioni su ciò che sarebbe potuto piacere sono cambiate un po’, ma nella maggior parte dei casi i fan hanno dimostrato di apprezzare molto quello che facevo, quindi non voglio certo lamentarmi, ma è stato interessante vedere verso quali cose gravitassero con più facilità e quali cose invece non attecchivano con la maggior parte dei lettori. C’erano alcune cose che non pensavo sarebbero state accettate facilmente dai lettori, come un Magneto super-violento o un accenno di relazione romantica tra Sabretooth e Monet, e che invece venivano accolte. Continuo a ricevere domande al riguardo.

Poi ci sono altre questioni, come ad esempio Emma Frost, che in alcuni punti della mia serie è apparsa con il ruolo di cattiva. La cosa ha suscitato reazioni incandescenti, ma ritenevo di dover portare avanti quello che era stato stabilito. Non potevo ritrasformarla in un’eroina dopo IvX, quindi ho deciso di proseguire quello che era accaduto prima. Ma, cavolo, ai lettori Emma Frost come cattiva proprio non piace. Ed è proprio questo il punto. Adoro Emma Frost, ma mi è stata presentata come una cattiva e l’ho seguita come cattiva per molti anni, quindi non riesco a inquadrarla bene come eroina. Alla fine, su X-Men: Blue assume di nuovo un ruolo positivo, o quantomeno quello di antieroina, ma io continuo a pensare a lei come a una cattiva.

X-Men: Blue #18, copertina di Arthur Adams

X-Men: Blue è stato un progetto strano. Tutti quei progetti lo erano, ma soprattutto Uncanny e Blu, perché avevamo ricevuto delle linee guida ben precise: non potevamo cambiare nulla degli X-Men. In breve, avevamo seri limiti sugli sviluppi della storia perché i piani per House of X erano già in moto quando cominciai a scrivere Uncanny X-Men [subito dopo Secret Wars – NdR]Lo sapevamo tutti, era il segreto di Pulcinella alla Marvel. Ci dicevano: “Abbiamo un altro piano.” Sì, sì, è Jonathan Hickman… lo sapevano tutti! Era già tutto stabilito quando ho iniziato a lavorare su Uncanny X-Men. Da un certo punto di vista, erano storie che fungevano da riempitivo.

Con X-Men: Blue volevo ampliare la squadra oltre i cinque membri originali e pensavo che al fine di mantenere il tema portante della squadra avevo bisogno di personaggi fuori posto… figure che non fossero la nostra versione dei personaggi. Ecco perché Jimmy era una variante di Wolverine e Bloodstorm era una Tempesta alternativa (oltre al fatto che Bloodstorm è un personaggio che mi piace molto). Per questo li ho inseriti nella serie. La mia intenzione era quella di concludere il tutto trasferendo il gruppo nel flusso temporale. La proposta originale, che è stata presa in considerazione per un po’ era di trasformare la serie in Exiles, dove i personaggi avrebbero fatto quello che facevano gli Exiles originali, ossia vagare nel flusso delle varie realtà. Ma ahimè, anche i migliori piani possono fallire.

Lo stesso vale per Alex e Polaris. Volevo davvero fare qualcosa con lei. Non era stata trattata molto bene in passato, anzi, era stata trattata proprio male, quindi volevo scrivere qualcosa che la mettesse in luce come personaggio interessante, perché in realtà è notevole. E poi Alex. Avevo grandi piani per Alex, ma sono riuscito a muovere solo i primi passi con lui. Non sono riuscito a realizzare granché perché la serie ha chiuso i battenti, ma avrei fatto molto di più anche con lui.

 

 

Fonte: Aipt