Gilbert Hernandez, autore di Love and Rockets, e Darwyn Cooke, uno dei disegnatori più apprezzati oltreoceano, sono per la prima volta insieme su Twilight Children, una delle nuove serie con cui la DC Comics sta rilanciando con forza l’etichetta Vertigo, sotto la guida dell’editor Shelly Bond. I due veterani dei comics sono stati intervistati da Comic Book Resources sul loro nuovissimo progetto, una storia di fantascienza molto particolare, che vede un villaggio del Sud America alle prese con un’avventura piena di mistero e improvvisi, inspiegabili fenomeni sovrannaturali.

 

Twilight Children #4, copertina di Darwyn CookeCooke – Siamo semplicemente due tizi che sanno quel che stanno facendo. Gilbert mi ha mandato la prima sceneggiatura e subito avrei avuto un sacco di domande. Ho dovuto concentrarmi per non rompergli l’anima sistematicamente e ragionare con calma sulla proposta, procedere con l’istinto a lavorare sulle matite, aspettando i suoi feedback.

Hernandez – Speravo di aver fatto un lavoro molto approfondito e, quando Darwyn mi ha rimandato le prime tavole, ho scoperto che nella storia c’era molto più di quel che credessi, in termini di visione. E lui è stato perfetto nell’arricchire la mia.

Cooke – Ci è voluto un po’ per interpretarla, in realtà, perché Gilbert ha un modo molto particolare di osservare il mondo e, nelle sue sceneggiature, questa cosa si sente moltissimo. Essere me stesso e non trasformarmi in lui, come artista, restare indipendente dalla sua visione della storia, è stato difficile.

Hernandez – Ma sono felice che tu l’abbia fatto, perché hai reso la mia stessa storia una sorpresa per me. Quando mi sono trovato per le mani il numero #1, ho capito che sarebbe stato un prodotto molto più grande, molto più divertente e molto migliore di quanto avessi in mente. La mia sceneggiatura era buona, ma non quanto il fumetto completo, nemmeno lontanamente.

 

Cooke cita, come esempio del particolare modo di lavorare e lasciar lavorare di Hernandez, un personaggio indicato nella sceneggiatura con il nome di Cellphone Lady, la “Signora Cellulare”. Nessuna indicazione sul suo aspetto fornita dallo sceneggiatore, che ha affidato al suo collega il compito di desumere i tratti fisici e la caratterizzazione direttamente dai dialoghi. Il risultato, una donna fuori contesto rispetto al piccolo villaggio in cui è ambientata la storia, ha stupito lo stesso Hernandez, che aveva immaginato il personaggio in modo completamente diverso, ma preferisce di gran lunga la versione di Cooke.

 

Cooke – Gilbert è anche un disegnatore, quindi capisce molto bene il valore delle immagini e dei silenzi nella narrazione. Molti sceneggiatori non permetterebbero pagine intere senza dialogo come quelle che ogni tanto trovate in Twilight Children. Una cosa di cui sono molto fiero è l’assenza di didascalie narrative. Tutti gli eventi accadono di fronte ai nostri occhi e, se non capite quel che succede, è colpa mia che non ho fatto bene il mio lavoro. Con tutta la roba esoterica e magica che c’è da vedere, altri scrittori avrebbero sentito il bisogno di spiegare diffusamente. Non Gilbert. Noi accettiamo la sfida di mostrarvelo.

Hernadez – Una delle cose che mi manda in bestia quando vedo le serie TV di fantascienza o un film dell’orrore è il fatto che la gente si comporti sempre come se non avesse mai visto una serie di fantascienza o un film dell’orrore. Gli abitanti del villaggio, invece, sono consapevoli di quale sia la situazione che stanno affrontando, più o meno. Se ne fanno un’idea, come avverrebbe nella vita normale.

 

Hernandez ha avuto parole di grande elogio per Shelly Bond, l’editor della serie e una delle principali responsabili del rilancio Vertigo in atto, impegnata nella serie dalla valutazione del lavoro sino alla correzione delle bozze, descritta dallo sceneggiatore come appassionatissima.

 

Cooke – In quindici anni di carriera, non ho mai visto un editor così profondamente coinvolta in una mia serie. Mi ha mandato un intero PDF del primo numero con una quantità infinita di annotazioni su quel che le è piaciuto dal punto di vista grafico. Spesso, quando lavori per una grande compagnia, sei fortunato se il tuo editor ti manda una mail per confermare l’arrivo del materiale. Ma Shelly è davvero un’altra storia.

 

 

 

 

Fonte: Comic Book Resources