Il simbolo di Punisher è di nuovo nell’occhio del ciclone per questioni ben lontane dalla cronaca fumettistica e appartenenti invece a quella politica americana. Durante gli eventi di Capitol Hill, Washington, che siamo certi di non dovervi raccontare, versioni leggermente alterate del logo di Frank Castle hanno fatto la loro comparsa su bandiere e abiti dei sediziosi che hanno assaltato il Senato.

 

 

Una parte dell’opinione pubblica e della rete, quella già indignata quando il simbolo del vigilante era stato usato da alcuni poliziotti americani, in maniera del tutto impropria, chiede a gran voce che la Marvel ritiri il personaggio, oppure metta in campo delle azioni concrete per impedire che una sua proprietà intellettuale, già ben nota nell’immaginario popolare ma divenuta ancor più esposta dopo il successo della serie Netflix dedicata a Punisher, sia utilizzata come un segno di riconoscimento e una dichiarazione identitaria da parte di violenti e frange dell’estrema destra anti-sistema.

Un problema che la Casa delle Idee certamente non può permettersi di ignorare. Pare evidente che le storie di Frank Castle, che parlano sostanzialmente di un uomo disperato, di un antieroe mai realmente celebrato dai suoi autori, di una persona sempre chiaramente al di fuori della morale accettabile, vengano fraintese e travisate nella percezione di chi espone il logo. La Marvel mostra così, involontariamente, il fianco alle critiche di chi vorrebbe attaccare acriticamente il personaggio, senza inserire le sue caratteristiche in un contesto più ampio e circostanziato.

Sulla questione, il sito americano SyFy ha sentito uno degli autori che, negli ultimi decenni, ha maggiormente lasciato il segno sulla figura di Punisher: Garth Ennis. Non certo uno sceneggiatore abituato a restare nei confini del politicamente corretto o intimidito quando si tratta di esprimere un’opinione personale, ancorché impopolare o scomoda. Ecco cos’ha dichiarato in merito.

 

Ennis – Già in passato ho avuto modo di dirlo, in un paio di occasioni; nessuno vorrebbe veramente essere Punisher. Nessuno vorrebbe farsi tre periodi di servizio nell’esercito, in zona di guerra, l’ultimo dei quali finire catastroficamente male, per poi tornare a casa con il cervello pieno di schegge di vetro e vedere la propria famiglia sterminata a colpi di mitra davanti ai propri occhi e dedicare il resto della propria esistenza a una crociata fredda, oscura, spietata e fatta di massacri.

Punisher Vs. Barracuda #1, copertina variant di Daniel Acuna

Chi veste quel logo in quel contesto si copre di ridicolo, proprio come hanno fatto gli agenti di polizia che fecero lo stesso in estate. Quel che davvero vogliono è mettersi addosso un simbolo apparentemente spaventoso da mettere su una t-shirt per mettersi in mostra e poi tornare a casa dalla moglie e dai figli e riprendere la propria vita di tutti i giorni. Non hanno pensato a chi sia Punisher più di quanto i deficienti che ho visto invadere Capitol Hill con la bandiera a stelle e strisce abbiano pensato al significato di quel vessillo.

Nessuno proverà a sostenere che la bandiera americana sia ora un simbolo fascista e che dovrebbe essere trattata in questo modo solo perché un gruppetto di pseudo-fascistelli l’ha utilizzata qualche giorno fa. Dubito pertanto che qualcuno sosterrebbe che alcuni dei pagliacci che vestivano il teschio di Punisher avrebbero agito diversamente a Washington se il personaggio non fosse mai esistito. Hanno fatto quel che hanno fatto perché quell’idiota demente del loro leader li ha convinti che le elezioni erano state rubate. Se sei disposto a commettere atti violenti sulla base di questi presupposti, nessuna dannata maglietta che potresti indossare c’entra qualcosa con i confini che stai attraversando. Totalmente irrilevante.

 

 

Fonte: SyFy