Al Ewing risponde alle domande di Comics Beat in una lunga chiacchierata che spazia tra i temi più disparati, dalla politica allo stile, dall’horror all’ampiezza della prospettiva narrativa, riguardo le due serie Marvel attualmente affidate alla sue cure: il successo incredibile e sorprendente rappresentato da Immortal Hulk e la scommessa Guardians of the Galaxy.

Eccovi i passaggi più significativi e interessanti dell’intervista:

 

Immortal Hulk #33, copertina di Alex Ross

Ewing – Il passaggio dai temi body horror, che caratterizzano i primi venti numeri, a quello delle contraddizioni del capitalismo su Immortal Hulk non lo trovo poi così brusco. Come ho spesso detto, il body horror farà il suo ritorno con il trentatreesimo numero. Dal venticinquesimo, in effetti, abbiamo trattato diversi temi politici, tra cui l’ambiente. Credo che la linea di congiunzione tra i due argomenti sia la rabbia. Ero interessato a farmi domande su cosa faccia arrabbiare la gente, su cosa la spaventi. Se si parla della fine del mondo in cui stiamo attualmente vivendo, credo sia facile vedere la connessione tra rabbia e paura.

Nel numero #26, in particolare, ho inquadrato Hulk come una figura della contro-cultura. Se si guarda ai primissimi numeri della sua serie, lo si vede spesso in compagnia di giovani delinquenti. Negli anni Sessanta, Iron Man costruiva armi per l’esercito. E Hulk le distruggeva. Quando Stan Lee introdusse la contro-cultura nei comics, Hulk ne fu un esempio evidente. Il primo. Io credo che Immortal Hulk sia una storia in cui possiamo fare altrettanto senza che il personaggio appaia fuori posto. Abbiamo dato vita a un viaggio interessantissimo, che certamente non può piacere a tutti i lettori, ma non penso che sia una storia gratuita o che vada oltre i limiti.

Il Minotauro è Trump prima che diventasse Trump, ma al suo posto potete mettere Jeff Bezos o Mike Bloomberg. Non sarei stupito se vi ricordasse anche loro. Io sono britannico. Da noi non c’è lo stesso rispetto per le cariche politiche che hanno gli Americani. Avete grande riverenza nei confronti del Presidente. Vedo la situazione attuale simile a quella che si produsse con Nixon, anche se con dinamiche diverse. Non mi piace commentare la politica americana nei social media, perché quella britannica è imbarazzante. Nessuno vuol sentirmi criticare Trump mentre noi abbiamo Boris Johnson come primo ministro.

Il Minotauro, per me, non è una parodia di qualcuno di preciso, ma è certamente il mio modo di prendere posizione politica. Voglio evitare di fingere di essere un esperto di questioni americane, ma credo che ci siano alcuni principi che vadano affermati. Se decido di rendere le mie storie apolitiche, sto comunque prendendo una posizione. Una cosa è certa: non è qualcosa che si possa fare in tutte le storie. Non vedrete nulla di simile su Guardians of the Galaxy. Hulk è un caso particolare. Parte di quel che rende prezioso il personaggio è che ti consente di raccontare storie del genere.

 

Secondo Ewing, Hulk è infatti il personaggio della Casa delle Idee con meno restrizioni, perché il suo DNA è nutrito di temi da cui le storie degli altri eroi spesso rifuggono. Lo sceneggiatore non pensa di fare qualcosa di molto diverso da ciò che fecero, a loro tempo, Steve Gerber o Steve Englehart, ma solo di seguire la tradizione Marvel degli anni Settanta. Tanto è vero che, per quanto coraggiose siano le sue storie, non ha dovuto lottare granché per farle accettare agli editor, se non in rari casi. Hulk, afferma, è sempre stato un personaggio anti-autoritario, e ora, nelle storie in corso, è diventato il simbolo della rabbia del mondo nei confronti della multinazionale malvagia nota come Roxxon.

 

Immortal Hulk #35, copertina di Alex Ross

Ewing – Arriveremo a un punto della vicenda in cui ci chiederemo se la sua strategia sia efficace. Non voglio dire che la rabbia sia inutile, ma vedremo se e come Bruce saprà sfruttarla, dove lo porterà. Non è facile prevederlo, perché Hulk non è Batman, non è un eroe con un piano. In questo momento storico, abbiamo bisogno di qualcuno che abbia un piano? Forse. Ma è anche certo che la rabbia è un sentimento giustificato, in questo momento storico. Da avatar della rabbia, Hulk non dovrebbe essere temuto, e noi non dovremmo tenere sotto chiave l’ira che rappresenta.

Inoltre, il personaggio rappresenta tutte le persone affette da disturbo dissociativo dell’identità. Hulk è il simbolo di molte cose, ma la domanda in ballo è se sia il simbolo giusto per contrastare la Roxxon. Il che pone un sacco di domande sul mondo reale, sul modo in cui possiamo affrontare il capitalismo nella forma contemporanea. Come facciamo i conti con gli orrori delle nostre vite comuni? Non sono sicuro di avere la risposta o che qualcuno ce l’abbia, ma forse posso assolvere al compito di fornire un momento di catarsi.

 

Come già accaduto su Immortal Hulk, anche in Guardians of the Galaxy Ewing racconta la sua storia da molteplici punti di vista, appoggiandosi al lavoro di molteplici artisti.

 

Ewing – Questa è la terza volta. La prima era su Immortal Hulk, la seconda su Valkyre e ora lo rifaccio su Guardians. Ogni volta in modo leggermente diverso, ma lo faccio per dare una piccola pausa ai miei disegnatori nel mezzo di ogni ciclo. Quando ho iniziato, era opinione comune che cambiare disegnatore fosse un segnale di fallimento, ma la verità è che nessun artista è un super eroe, le scadenze sono un assillo e il loro lavoro è impegnativo. Il tempo è tiranno e se si vuole da un disegnatore il meglio del suo lavoro, questo non deve essere affrettato. Non è mai stato giusto chiedere a un professionista cinque numeri in breve tempo, pretendendo che l’ultimo sia tanto spettacolare quanto il primo. Questo non è possibile per tutti.

Quindi ho pensato a questa formula per cui il terzo numero di ogni arco è aperto a un disegnatore ospite, qualcuno che mi diverte avere sulla serie. Probabilmente lo farò ancora, perché è interessante e rende le tavole migliori. La cosa si intreccia a un’idea narrativa che ho per i Guardiani, con cui sto raccontando due numeri di azione, inframmezzati da uno che dia un po’ di respiro. Per ora è stata una regola, ma poi inizieremo a spezzarla. Nelle pause posso permettermi storie più emotive, come nel terzo numero della serie, in cui ho potuto riflettere sugli eventi. Mi consentirà di esplorare le risposte emotive di tutti i protagonisti all’apparente morte di Peter Quill.

 

Il progetto di Ewing per i Guardiani della Galassia è quello di tornare, in qualche modo, alle atmosfere delle storie che li hanno resi un gruppo di successo, quelle di Dan Abnett e Andy Lanning. Inoltre, vuole dribblare l’idea che i Guardiani siano un super gruppo, per trattarli più come una finestra di osservazione sulle varie fazioni del cosmo, raccontando storie che ricordino un po’ le dinamiche de Il Trono di Spade. Un’idea che verrà messa potentemente alla prova da Empyre, l’evento dell’estate che riprende i concetti della Guerra Kree-Skrull per innovarli.

 

Guardians of the Galaxy #3, copertina di Ivan Shavrin

Ewing – Amo le storie su personaggi allo stremo delle forze. Ci sono lettori e autori che apprezzano il fatto che i loro eroi siano infaticabili e ultra potenti. Io li trovo interessanti e davvero eroici quando sono più deboli. L’idea di iniziare la mia storia con i Guardiani della Galassia esausti è quel che mi ha trascinato verso di loro. Prima ho detto che non avrei fatto politica con loro, ma in effetti potrei prendere spunto dalla contemporaneità.

Volevo che il loro esordio desse ai lettori l’idea di non sapere cosa accadrà, ma la netta sensazione che non sarà niente di buono. E voglio parlare della politica intergalattica. Parte dell’idea sta nel trattare i Guardiani come dei veterani di guerra che finalmente possono tornare a casa dopo il loro servizio. Se li guardi come super eroi, ti aspetti che tornino sempre sul campo di battaglia. Un sacco di gente è rimasta scioccata dal vedere Gamora che si rifiuta di lottare ancora.

Ecco il perché della mia scelta: sono convinto che considerarli come dei normali super eroi diminuisca il loro fascino di personaggi, e penso che il mio atteggiamento verso di loro sia in continuità con quel che ha fatto Donny Cates sulla serie. Lui ha iniziato un processo che ora io proseguo. A modo mio, ovviamente.

 

 

Fonte: Comics Beat