Ci sono poche opere della Nona Arte che hanno avuto un enorme impatto sull’immaginario collettivo. Tra queste possiamo sicuramente annoverare Il Corvo, di James O’Barr. Pubblicato originariamente alla fine degli anni ’80, il fumetto dell’artista americano ha usufruito dell’enorme traino rappresentato dall’omonima pellicola di Alex Proyas, resa immortale dall’interpretazione del compianto Brandon Lee. Il fumetto ha in seguito visto ulteriori adattamenti, fino ad arrivare a quest’anno, quando è stata pubblicata una miniserie tutta italiana da Edizioni BDIl Corvo: Memento Mori, realizzata da Roberto Recchioni, Werther Dell’Edera e Giovanna Niro.

In occasione della presentazione in anteprima dell’edizione Omnibus del titolo, O’Barr ha deciso di omaggiare il pubblico italiano realizzando una storia breve, l’ideale epilogo della sua opera originale. Nella cornice di Lucca Comics & Games 2018, abbiamo avuto l’immenso piacere di incontrare l’autore per intervistarlo.

Ringraziamo lo staff di Edizioni BD per la collaborazione, in particolare Daniel De Filippis e Anna Spena.

 

Ciao, James, e benvenuto su BadComics.it!
Sei qui a presentare l’edizione omnibus di “Il Corvo: Memento Mori”. Cosa pensi di questo progetto tutto italiano?

Ciao a tutti e grazie. Ho molto apprezzato questa versione, davvero tanto. L’Italia è il primo paese che ha realizzato una storia tutta sua che porta avanti la saga de “Il Corvo” e devo dirti che l’ho gradita parecchio. Non conosco la vostra lingua, ma ho apprezzato non poco la traduzione che è stata proposta negli Stati Uniti da IDW Publishing.

“Il Corvo: Memento Mori” propone un’importante cambiamento rispetto all’opera originale. Qual è il tuo rapporto con i vari adattamenti delle tue opere?

La mia opera è aperta a ogni tipo di interpretazione. Il tema principale attorno al quale si sviluppa la vicenda è l’amore e la giustizia. Partendo da questi due punti fissi, credo che ognuno possa sviluppare la propria interpretazione. Voglio che le persone provino a fare sempre qualcosa di nuovo e di diverso. Non mi piace quando gli autori ripresentano in maniera stanca quanto già realizzato in precedenza. È un problema che ritrovo in tanti altri fumetti: personaggi diversi ma nella stessa situazione, ancora e ancora. Sono felice quando vedo qualcosa di nuovo.

Per l’edizione italiana hai realizzato una storia inedita, “Learning to be wretched”. Cosa ti ha spinto a tornare sul finale della tua creazione?

Me l’hanno chiesto! [Ride] Sinceramente, mi hanno chiesto di realizzare un contenuto speciale per il mercato italiano, inedito nel resto del mondo. L’Italia è stata un Paese estremamente gentile con me, negli ultimi anni, e sono tornato con grande piacere sulla mia opera per regalarvi qualcosa di speciale. Non si tratta di una storia che modifica la struttura originale della storia, vuole più essere qualcosa maggiormente incentrato sulle emozioni piuttosto che sullo sviluppo della trama.

È come se avessi voluto rispondere alla domanda: cosa succede quando la vendetta si compie? È questa la chiave di lettura?

Si, assolutamente sì.

È cambiato qualcosa in te che ha modificato il tuo approccio alla scrittura?

Non sono lo stesso uomo che ha dato origine alla saga. Lavoro nella stessa maniera, sia per quanto riguarda la scrittura, il disegno, le inchiostrazioni e tutto il resto. Ora sono uomo felice che ha una bella vita. Credo sia questa la principale differenza.

“Il Corvo” sembra essere stato concepito come un’opera aperta, pronta a generare ulteriori adattamenti. Considerando quanto di personale e catartico c’è in questo lavoro, credi di aver chiuso questo drammatico capitolo della tua vita?

Io credo di essere pronto ad andare oltre, ma non so quanto il pubblico lo sia. È vero, rispetto agli esordi, ho molta meno rabbia dentro, sto vivendo una stagione della mia vita decisamente felice. Ma, sai una cosa? Non comprerei mai un disco dei Nine Inch Nails se fossi alla ricerca di una canzone leggera e spensierata! [Ride] Questo è il motivo per cui sono sempre sincero su chi sono: una persona romantica ma ancora un po’ arrabbiata.

Credi che sia questa la dimensione artistica più congeniale per te?

Ho oltre duemila pagine di fumetti alle spalle, e sono tutte caratterizzate per il loro essere oscure, violente ed emozionali, perché è quel che sono io. Ho scritto storie differenti, ma sempre ruotando attorno a un tema che sento assolutamente mio.

La rabbia, il dolore e l’amore tornano sempre.

Si, certo. Tu sei quello che sei. La differenza è che accanto a queste emozioni che da sempre mi accompagnano riesco anche a essere felice, anche se non come lo sono stato prima.

Oltre alle tua esperienza personale, “Il Corvo” era fortemente legato alla musica New Wave degli anni ’80, in particolare a band come i Joy Division e i Cure. Anche per quest’ultima storia ti sei lasciato influenzare da qualche ascolto in particolare?

La mia è una eterna ricerca della musica più triste del mondo. [Ride] Quando lavoro voglio solo ascoltare musica, né film né serie televisive. Nulla, solo la musica riesce ancora a ispirarmi. Amo tantissimo il Post-Punk, è una stagione perfetta per il mio modo di essere. Ancora oggi sono profondamente attratto da quel periodo, sebbene sia consapevole che non si possa tornare a quella stagione.

Quello che ho notato in “Learning to be wretched” è l’assenza di un evidente riferimento musicale, cosa che nella storia originale era presente. Vuoi colmare questa lacuna consigliandoci qualcosa da ascoltare durante la lettura?

Credo che la musica di Trent Moeller possa essere sicuramente la colonna sonora ideale per questo capitolo. Potrei definirlo come i Nine Inch Nails francese. Si tratta prevalentemente di musica strumentale che riesce a essere contestualmente d’atmosfera, cinematografica e oscura.

Tutti amiamo la musica Pop leggera, la musica che contraddistingue il nostro essere felici, ma si tratta di canzoni che tendiamo a dimenticare molto presto. Quando invece una canzone ti fa piangere, accompagna il tuo dolore, e quella canzone non la dimenticherai per il resto della tua vita. Amo tutto i generi musicali, ma quando guido o lavoro voglio un sottofondo che sia oscuro e aggressivo.

In chiusura, se anche la vendetta non riesce a lenire il dolore, cosa può farlo? Prendo in prestito una frase da “Il Corvo”: Morte e suo fratello Sonno possono essere la soluzione?

Non sono una soluzione a tutto ma, in alcune situazioni, credo che solo la giustizia possa esserlo. È frustrante aspettare che ci pensi Dio. [Ride]  Non voglio indurre alla violenza, sebbene con me abbia funzionato. Sinceramente, non credo che farsi giustizia sia la soluzione definitiva, ma in alcuni casi sì.

 

James O'Barr e Pasquale Gennarelli