A livello artistico, è un periodo decisamente positivo per Alessandro Baronciani, autore che continua a portare avanti un’idea di Fumetto che travalica il medium per inglobare le più disparate influenze. Da sempre attento alla realtà che lo circonda, Baronciani torna ora in libreria con una graphic novel intitolata Negativa, edita da BAO Publishing, in cui sperimenta un genere per lui assolutamente inedito: l’horror.

In occasione di Lucca Comics & Games 2018, abbiamo avuto il piacere di incontrare l’autore per sviscerare questo nuovo capitolo della sua eterogenea produzione. Ringraziamo Daniela Mazza e Chiara Calderone per la collaborazione.

 

Ciao, Alessandro, e bentornato su BadComics.it!
Dopo un’opera dal formato atipico come “Come svanire completamente”, torni con una graphic novel che lascerà sicuramente spiazzati i tuoi lettori per i toni che hai utilizzato, quasi un po’ horror, da thriller psicologico. Come nasce “Negativa”?

Negativa, copertina di Alessandro Baronciani

Avevo questa idea in testa che è poi diventata una storia. Tutto girava intorno all’immagine, alla fotografia, a quella che scattiamo dai nostri telefoni, che diventa gigante sulle facciate delle case, dentro gli schermi, dentro i libri. Cos’è oggi l’immagine e cosa era nel passato quando esisteva una macchina, chiamata fotografica, che scattava immagini. Un passato dove, per scattare una foto, dovevi conoscere tantissime informazioni come filtro, diaframma, distanza focale. Della distanza focale ho perso completamente il senso! Oggi inquadri, punti e scatti. Prima del digitale, un’immagine determinava la realtà. Era la realtà. Una foto di cronaca, di guerra era la documentazione di un evento. Restava impressa nell’immaginario collettivo. La fotografia era vera, era la testimonianza. Abbiamo cominciato a dubitare delle immagini quando queste sono diventate digitali. Quando il negativo è scomparso dalla creazione di una foto. Quando le immagini sono diventate vere e false contemporaneamente, bianche e nere, positive e negative, perché non c’era più uno spazio dove separare questo due facce della stessa moneta. Un negativo dove bloccare, dividere la realtà dalla finzione. Così è nata “Negativa”, quasi come una genesi di un supereroe. Una fotomodella a cui hanno scattato così tante foto da creare un suo negativo. Un doppelgänger, una nemesi. Volevo parlare di cosa succedeva quando una immagine diventava reale. Mi frullava in testa questa idea e mi sono venute in mente dei plot a fumetti tipo anni sessanta/settanta, quando il fantastico era possibile, quando era facile creare una storia senza le complicazioni del post-moderno. Quando si immaginavano un futuro – cioè oggi – pauroso. Così è nata l’idea della storia horror.

A un certo punto di “Negativa” dici, riferendoti a Stella: ‘È stata così tanto tempo sotto i riflettori che è come se non avesse un’ombra’. Hai deciso di esplorare la parte oscura che c’è dentro ognuno di noi? L’ombra, la parte negativa diventa la protagonista della tua storia?

Ho voluto scrivere una storia sul telefono che c’è dentro ognuno di noi. Anche nei fumetti, se ci fai caso, avrai notato quanto tempo i personaggi in una storia sono piegati sul cellulare. È generazionale, gli autori pre-millennial disegnavano personaggi che parlavano con il telefono accanto all’orecchio. Nei fumetti dei millennial il telefono è diventato una scatola che si tiene con una mano e si guarda dall’alto. Alle volte riportano intere conversazioni avvenute via chat con balloon diversi. Come se fosse un dialogo a fumetti dentro un fumetto! Racconto e immagine… testo e disegno insieme. Mai come oggi queste dualismo è attuale. Questo dualismo è presente dentro il libro, come vero e falso, bianco e nero, positivo e negativo. Dentro “Negativa” l’immagine è un fiume in piena. Straripa continuamente e il testo rimane intorno impazzito. Da una parte ho portato, come nella “Distanza”, tutte le immagini al vivo, tagliandole, non tenendo più come riferimento il taglio pagina, dall’altro ho creato una storia che mi faceva paura e che ho fatto con non poca difficoltà.

Negativa, anteprima 01

Riprendo da “Negativa” un’altra frase: ‘La realtà è solo quello che ci circonda’. In “Come svanire completamente” hai decostruito la realtà affidando al lettore il compito di ricucire i singoli episodi sparpagliati nel tempo, mentre ora giochi con lui intersecando la realtà con segmenti onirici, e quest’operazione crea proprio quell’effetto orrorifico che tanto affascina, sei obbligato a ritornare indietro ad un certo punto della storia, proprio mentre ti sembrava tutto chiaro.

Sono contento che dici che sei tornato indietro a rileggere la storia! Era una delle cose a cui più tenevo quando ho disegnato “Negativa”. Ho sempre pensato che all’inizio, quando prendi in mano un fumetto divori con molta più facilità tante pagine. Così ho creato un ritmo veloce, pieno di avvenimenti che iniziano e finiscono ogni due, quattro pagine. Così per tutta la prima parte. Il libro è tutto diviso a metà, in due parti. Ci sono tantissimi riferimenti che si ripetono due volte, non solo tra  immagini, ma anche tra testo e immagini.

Quando hai deciso di imbarcarti in un progetto così articolato, avevi chiara sin da subito la maniera in cui svilupparla?

Assolutamente no. Ho riscritto la sceneggiatura, molte volte e cambiato l’idea iniziale spesso. Fondamentale è stato l’aiuto di Caterina che mi ha molto seguito dal soggetto in poi, cioè da quando ho cominciato a dividere le scene in pagine per aver chiaro quanto lungo sarebbe stato il fumetto. Ho riniziato molte volte a disegnare la storia, provando a sperimentare un metodo nuovo per schizzare una sorta di storyboard. Poi ho introdotto per la prima volta nelle mie storie la terza persona, secondo me importante nel genere horror perché lo allontana dalla modernità e poi la didascalia, che descrive quello che vedi. Ho sempre pensato che fosse inutile la descrizione di una immagine che stai guardando ma ho pensato che così si creava una sorta di distacco, una distanza glaciale tra il lettore e quello che accadeva nel fumetto. E alla fine, ho lasciato più zone aperte nella sceneggiatura perché ci siamo accorti che, alle volte, quello che disegnavo portava la storia da un’altra parte. Lontano da quello che avevo scritto. Quando facevo le superiori feci un bellissimo workshop insieme a Gianni Amelio. Mentre raccontava del film “Il ladro di bambini” si erano accorti sul set che avevano girato un altro film rispetto quello che avevano scritto. Soprattutto la scena finale era diventata qualcosa assolutamente fuori contesto. La storia doveva concludersi con l’uccisione del giovane carabiniere da parte di uno di questi due ragazzini diretti in una casa protetta, ma quello che avevano girato era la nascita di una amicizia fortissima tra queste tre persone profonde e semplici escluse da tutto il mondo intorno. È successo anche a me con “Come svanire completamente”, avevo una storia in testa ma poi mi sono lasciato trasportare in tutt’altra direzione da quello che disegnavo. Avevo dei flash di cosa poteva essere successo e l’ho disegnato senza preoccuparmi troppo di come arrivare fino a quel punto.

Negativa, anteprima 02

Per “Negativa” avete fatto uscire nelle librerie Feltrinelli uno spillato di poche pagine che presentava al pubblico la fotomodella protagonista, Stella. Il medium fumetto si allarga ad altre forme di comunicazione che spingono l’avventore a seguirti in tutto ciò che fai, rendendo l’esperienza della lettura qualcosa di attivo e non semplicemente passivo. Da dove nasce la tua voglia di cercare sempre qualcosa di nuovo?

Gianni, bassista degli Altro, band punk in cui suono da quando ho vent’anni, in realtà non è un bassista ma un fisico, uno tra i più importanti ricercatori che lavora in Europa. Anni fa, ad una conferenza, dopo aver risolto un calcolo matematico in una dimostrazione chiese se c’erano osservazioni e una persona gli domando perché avesse fatto quel passaggio in quella maniera dato che tipicamente si faceva in un altro modo. Gianni rispose che non sapeva come spiegarlo dato che tipicamente, in testa non aveva niente. Questo è stato un nostro refrain che spesso ci ricordavamo quando ci trovavamo ad affrontare sfide nuove. Invece di fare le cose come si fanno le cose le facevamo nel primo modo che ci veniva in mente. È un modo anche per dire che non devi mai dare nulla per scontato. Così quando con Caterina abbiamo pensato di realizzare un’anteprima da mandare alle librerie, della nuova storia, ho pensato di creare una sorta di magazine, di rivista/intervista a Stella prima del suo arrivo in città. Leggi l’intervista ed è un po’ come se stessi leggendo il prequel. Come se ti presentassi la protagonista di “Negativa” in un modo speciale, inedito. Le librerie sono state scelte tra quelle che hanno sempre valorizzato quello che ho fatto in questi anni, mi piaceva dargli qualcosa che nessun shop online avrebbe potuto avere.

Ci sono riferimenti che hai utilizzato per realizzare questa storia dai toni per te nuovi?

Quando ho iniziato a capire che volevo disegnare un horror, la mia immaginazione è andata al riferimento principale della mia generazione: “Dylan Dog”. Incuriosito dai teaser dietro la quarta di copertina dei numeri di “Zagor”, comprai il primo numero in edicola, e mi fece così paura che lo riportai indietro il giorno dopo. Mi aveva spaventato. Il disegno, la storia, fu l’edicolante a dirmi che non lo voleva più indietro e così me lo sono tenuto. Per fortuna! Per quanto riguarda i riferimenti cinematografici: amo tantissimo andare al cinema e vedere film horror – ci vado sempre con una mano davanti agli occhi – e non sono mai riuscito, prima di questa estate, ad arrivare alla fine di “Profondo rosso”. Arrivavo fino alla scena con il pupazzo che usciva dall’armadio col coltello. Ho sempre pensato fosse lui l’assassino.

Anche se si tratta di finzione, in “Negativa” mi piaceva pensare alla morte come qualcosa di definitivo, dalla quale non si ritorna. Qualcosa di simile al pensiero cosciente nel sogno, che è sempre così fatalistico e che ripete: non posso fare niente per cambiare le cose perché le cose stanno andando così. È un aspetto che mi mette sempre ansia e che ho voluto descrivere, trasmettere, in questo libro a fumetti. Non è esattamente una visione positiva del futuro ma il futuro è spesso simile ad un sogno. La paura del cambiamento è la paura di una fine. Ci addormentiamo e ci svegliamo il giorno dopo da un’altra parte avanti nel tempo. Un passaggio da una sponda all’altra del fiume, dalla fotografia analogica a quella digitale, dal bianco al nero, dal vero al falso. E tutto questo rimbomba nella mia testa in una frase: non sarà più niente come prima e questo mi spaventa.

Negativa, anteprima 03In attesa di ascoltare il prossimo EP degli Altro, che colonna sonora suggeriresti per la lettura di “Negativa”? E cosa hai ascoltato durante la lavorazione di quest’opera?

Ho chiesto ai Be Forest di provare a fare una sorta di colonna sonora adattata al libro. Una sonorizzazione, per una proiezione del libro. Ma è complicatissimo. Mentre disegnavo il libro insieme a Guido Brualdi che mi ha seguito per tutto il tempo della realizzazione abbiamo ascoltato tantissimo un po’ di suoi gruppi preferiti e dei miei come: The Last Shadow Puppets, il disco dei Giardini di Mirò “Dividing Opinions” (che gran disco!), Calcutta, Colapesce, Lykke Li, “Edge of illusion” di John Surman, Algiers, il mini EP dei Ghost “If You Have Ghost” (tra l’altro un testo bellissimo che se qualcuno sa dirmi il significato ne sarei molto lieto). A differenza di Elisa Menini, Gianluca Valletta e Viola Bartoli, Guido è arrivato alla fine del disco più impegnativo in ascolto durante la lavorazione di un libro a fumetti in studio da me: “Music for 18 musicians” di Steve Reich, anzi l’abbiamo anche riascoltato.

 

Alessandro Baronciani e Pasquale Gennarelli