Claudio Sciarrone, disegnatore di Topolino e matita storica di PK, è presente a Lucca Comics & Games 2016, dove presenterà, insieme allo sceneggiatore Alessandro Sisti, la nuova miniserie pikappica, Cronache di un ritorno, in edicola dalla settimana prossima sulle pagine del settimanale.

Nella prima giornata di fiera abbiamo avuto modo di incontrarlo e di porgli alcune domande.

 

Impossible parlare di Claudio Sciarrone e PK senza pensare a Lyla, di cui sei stato l’artefice di vari restyling nel corso degli anni. La prossima miniserie vede però il ritorno di Xadhoom. Dobbiamo aspettarci qualcosa del genere anche per lei?

Sì. Il Claudio che disegnava Xadhoom vent’anni fa era un Claudio “acerbo”. Certo, non posso fare il lavoro che ho fatto su Lyla, che nel numero zero Alberto Lavoradori aveva solo abbozzato. Ma mi sono permesso di reinterpretarla leggermente, introducendo alcune piccole varianti. Ovviamente non mi aspetto che gli altri disegnatori seguano le mie orme, in questo.

Senza spoilerare troppo, la Xadhoom di questa storia non è la stessa della serie originale. Non posso dire di più, ma ha un senso che abbia differenze a livello grafico.

Lei subisce un risveglio. E, anche fisicamente, non poteva essere la stessa, quella con i denti perennemente digrignati. La nuova Xadhoom, in questa fase, è come “embrionale”.

Quali altre innovazioni grafiche vedremo, sia con la saga di PK che su Topolino?

In PK vedremo molti personaggi nuovi e, quindi, tutti da creare graficamente. Per il mio lavoro, in generale, le innovazioni che ritrovate sulle tavole dei fumetti derivano dalle mie influenze esterne. Ad esempio, quando ho disegnato Topolino e le vacanze in fuga, avevo appena finito di giocare a Far Cry 3, che ha ambientazioni simili, ma è stata un’influenza quasi subliminale, di cui mi sono accorto solo alla fine, riguardando il lavoro finito.

Il mio scopo, ad ogni modo, è di riprodurre il mondo contemporaneo, ciò che vedo attorno a me; questo sia tramite l’osservazione della realtà, che cerco di digerire e fare mia, sia attraverso la visione di film e serie TV.

Oggi le fonti sono, ovviamente, molte di più. Questo, unito alla mia aumentata manualità e a ciò che offre la tecnologia, ha fatto evolvere il mio modo di lavorare. Photoshop, ad esempio. mi consente di inserire da subito ombre, luci ed effetti, dando così l’atmosfera che voglio alla tavola e permettendomi di avere un maggiore controllo sul mio lavoro.

In tutte le tue storie più recenti, come Slam Duck o la già citata Topolino e le vacanze in fuga, abbiamo visto una gabbia libera, invece della solita a sei vignette. È una tua scelta? Come si concilia con l‘impostazione classica di Topolino?

Ho iniziato ad usarla facendo finta di niente, senza chiedere a nessuno, impostando le tavole in questo modo perché mi sembrava che funzionassero maggiormente. La gabbia libera mi permette di sfruttare al meglio lo spazio, sia verticalmente che orizzontalmente, esplodendole a seconda della necessità e dando al tutto un aspetto più cinematografico. È un’impostazione che è nelle mie corde. Ma parto sempre dalla gabbia classica di Topolino, che esplodo a seconda della necessità.

La redazione ha accettato questa mia scelta, sapendo che non do per scontata la libertà che mi danno e che ho delle ragioni grafiche precise per agire in questo modo.

Non solo papere sexy: in Topolino e le vacanze in fuga, anche Clarabella ha avuto un restyling del genere e il fatto è arrivato addirittura su Striscia la Notizia

A chi si è lamentato della mia scelta, ho detto di rivedersi alcuni vecchi cartoni animati in cui Clarabella aveva un “davanzale generoso”. O, addirittura, le mammelle bovine. Non c’è nulla di morboso nella mia scelta. Fa parte del concetto di realismo. È anatomia.

E nessuno dei nuovi lettori ha problemi, in questo senso. È la normalità. Il bambino moderno si stupisce maggiormente della “asessualità” di un personaggio.