Tra i numerosi incontri a tema disneyano di Lucca Comics & Games 2017, è andata in scena la presentazione di Nuova storia e gloria della dinastia dei paperi, la miniserie in sei puntate che prosegue idealmente l’epopea iniziata nel 1970 da Giovan Battista Carpi e Romano Scarpa.

La storia, scritta da Alessandro Sisti e disegnata da Claudio Sciarrone, sarà pubblicata su Topolino dal numero 3233 al 3238, dopo un prologo apparso sul 3232.

Gli autori hanno incontrato i lettori svelando qualche retroscena sulla realizzazione del fumetto:

 

Alessandro Sisti – L’idea di Nuova storia e gloria della dinastia dei paperi è nata come iniziativa collegata al compleanno di Paperone, proseguendo il racconto iniziato negli anni ’70 che aveva mostrato come la famiglia dei Paperi si fosse evoluta attraverso le epoche. Mi ricordo di aver seguito quella storia con passione, da lettore, per la prima volta venivano mostrati gli antenati di Paperone, ben prima che lo facesse Don Rosa.

Quella vicenda arrivava fino ai giorni nostri, mentre noi abbiamo preferito proseguire quel racconto affrontando il futuro. Se il 2017 come anno di partenza è simbolico, cavalcando il compleanno di Paperone, fare balzi di cento anni mi ha permesso di immaginare come si evolverà la civiltà paperopolese in modo coerente. Questo processo mi sembrava più interessante rispetto a limitarmi a un solo archetipo del futuro; così, invece, posso alternare un mondo cupo à la Blade Runner a scenari più luminosi in stile Star Trek.

La vecchia miniserie si spostava anche geograficamente, mostrando i personaggi in diverse aree del mondo. Io ho preferito mostrare come si evolverà Paperopoli. Quando lavori sul passato c’è bisogno di un’approfondita documentazione storica, ma con il futuro ho lasciato fare tutto a Claudio.

Claudio Sciarrone – Qualcuno mi considera uno sperimentatore, un amante della fantascienza, ma in realtà mi limito a guardare tutto ciò che ho attorno per rimasticarlo. Poi con Sisti in particolare c’è una forte sinergia. Per creare le civiltà futuristiche mi sono concentrato sull’architettura e sull’ingegneria basandomi su alcuni documentari che ipotizzano come ci evolveremo.

Per me, tanto viene dalle architetture dei videogiochi: quando disegni un cartone animato puoi anche andare contro le leggi della fisica, mentre nei videogiochi è fondamentale che siano realistiche perché poi il giocatore deve muoversi ed esplorare quel luogo come farebbe nel mondo reale. Quindi mi chiedo cosa ci potrebbe essere dietro a una porta, anche se poi non vedremo mai quella stanza.

Nel futuro, Paperino non avrà un’auto cromata, ma il corrispettivo della 313. Mi sono immaginato di essere un disegnatore del futuro che ha preso in mano la famiglia dei Paperi. I rapporti tra i personaggi saranno gli stessi che conosciamo, ma immersi in quella società.

Sisti – Se nel primo episodio ambientato tra cento anni Battista è un robot, come sarà tra duecento anni? Da quale elemento potrebbe essere interpretato quel ruolo? Per lo scrittore diventa quasi un gioco costruire sull’episodio precedente e immaginare come quello stesso elemento si potrà evolvere ulteriormente.

Sciarrone – Esatto! Inoltre, ogni volta i personaggi e le ambientazioni devono essere concepiti di nuovo, gli outfit devono essere comodi e perfettamente coerenti. Questo per me è più complesso, perché ormai gli abiti standard li disegno in automatico, mentre questi hanno richiesto più cura, dovevo controllare spesso i bottoni e le maniche per restare coerente. Quando stravolgi visivamente un personaggio, è necessario assorbire le modifiche così che in ogni vignetta appaiano naturali.

Sisti – Anche la lingua e i nomi si evolveranno. Ad esempio, Paperone diventa “Zi_de_pap”, per raggiungere una maggiore efficacia attraverso la sintesi e l’abbreviazione, ma anche immaginando che la parlata abbia preso degli elementi dalla scrittura web.

Sciarrone – A un certo punto, Paperone non indosserà più gli occhiali; non era qualcosa di specificato nella sceneggiatura, ma ho immaginato che con il tempo la tecnologia e la chirurgia sarebbero migliorate, con operazioni in grado di permettergli di vedere senza bisogno di lenti di vetro davanti agli occhi. Poi ho pensato a degli impianti bionici, come avviene in alcuni film, dove un personaggio compra delle parti nuove per il proprio corpo, e infatti in alcuni primi piani si vedono delle iridi un po’ particolari, tipo quelle di Lyla.