No, non è nulla di prossimo (che poi Leo ci bacchetta), ma è qualcosa su cui sognare, se siete dei fan del creatore di Rat-Man, o da temere, se siete dei bonello-scettici con scarse competenze sulla carriera di Leo Ortolani. Il più grande autore Marvel vivente, come spesso viene definito dal suo compagno d’avventure Andrea Plazzi, è uno che i fumetti non solo li fa ma li legge, li ama e spesso li vive.
Un po’ come fate voi (anche i bonello-scettici).

Il geologo più famoso del mondo del fumetto ha rivelato sul suo blog un passato da aspirante, squattrinato, che bussava al gigantesco portone (non possiamo che immaginarlo così) di Sergio Bonelli Editore.

È il 1994. E nel 1994 sono “a spasso”, signori miei. Nessun lavoro, a parte alcune storielle di CLAN o delle MERAVIGLIE, pagate ancora meno di quando ho iniziato, o qualche striscia per la GAZZETTA di PARMA, quando il lunario mi lascia lo spazio, e basta.

Basta, nel senso che busso a un sacco di porte, con sopra scritto “redazione” e non si aprono. Ma dietro, sento che c’è qualcuno, perché ridono e bisbigliano, ma non aprono.

E busso anche alla porta della redazione Bonelli, e Mauro Marcheselli mi ascolta con pazienza. Una, due, tre volte. Tre soggetti tra cui “INFERNO VERDE”, che però non lo convincono fino in fondo, e alla fine mi augura buona fortuna, che siccome sta già seguendo i primi passi di un altro scrittore, non avrebbe il tempo di seguire anche me.

Ecco, io quando incontro Mauro, alle fiere, agli eventi del fumetto, Mauro mi dice sempre “io sono quello che ti dissi di no, quando cercavi di scrivere per Dylan Dog…”.

Ortolani prosegue ringraziando Marcheselli per quel rifiuto (imparate, aspiranti, imparate), arrivato in un momento in cui forse non sarebbe stato ancora pronto per una testata importante come Dylan Dog. Oggi che le sue qualità di narratore sono “cresciute” (per usare un eufemismo) potrebbe essere quindi arrivato il momento buono per bussare una quarta volta a quel portone, magari dopo l’invito che sembra trasparire dalle prime righe dell’articolo sul blog:

Un giorno, magari, DYLAN DOG.

Sempre che possa. Sempre che Roberto Recchioni non cambi idea. Sempre che io sia poi in grado di farlo (e non è scontato).

Vi lasciamo con la copertina di Inferno Verde, datata 1994!

Leo Ortolani disegna Dylan Dog

Fonte: Come Non Detto