Scott Snyder risponde alle domande di Gizmodo sulla sua run dedicata alla Justice League, che giunge al termine a gennaio, negli Stati Uniti, con il numero #39 della serie.

Nel tracciare i contorni delle storie che sta scrivendo per il principale super gruppo della DC Comics, attualmente impegnato in una delle battaglie di scala più ampia mai viste nella sua serie, lo sceneggiatore ha rilasciato le seguenti dichiarazioni, che prendono le mosse dal rapporto fra le trame più colossali e la loro dimensione più intima:

 

Justice League #39, copertina di Tyler Kirkham

Snyder – Cerco sempre di trovare lo spazio anche per la componente personale di queste avventure. Per noi, ogni cosa è costruita attorno agli elementi più intimi. Il rapporto interpersonale più importante di cui ci stiamo occupando durante l’attuale ciclo narrativo, Justice/Doom War, è quello tra Kendra Saunders, ovvero Hawkgirl, e suo figlio Shane, tra Martian Manhunter, la sua eredità e il suo possibile ritorno. Anche Lex Luthor sta passando un periodo terribilmente emotivo. Per noi è sempre l’interiorità dei personaggi a determinare la natura delle storie.

Abbiamo raccontato il ciclo della Terra Annegata, incentrato soprattutto su Aquaman e Mera. Abbiamo raccontato la Sesta Dimensione, concentrandoci sul rapporto tra Batman e Superman. Cerchiamo di accostare queste enormi, folli, esplosive situazioni di crisi cosmica, quasi obbligatorie per la Justice League, per poi costruirle attorno all’io emotivo di uno o due personaggi a ogni arco narrativo. Questo è l’obiettivo. Vogliamo che tutto dia la percezione di un blockbuster epico e sopra le righe, ma che al suo nucleo ci siano questioni molto personali.

Per reintrodurre la Justice Society abbiamo voluto aspettare gli eventi di Doomsday Clock. Spiritualmente, per me, la ragione per cui ha più senso riproporla ora è che spesso ci guardiamo indietro, osserviamo il passato e abbiamo l’impressione che all’epoca la lotta tra il bene e il male fosse molto netta, polarizzata, semplice. Dopotutto, la JSA prendeva a cazzotti nazisti ed era a posto. Oppure immaginiamo un futuro lontano e vediamo lotte con automi immorali e cervellotici, altrettanto semplici.

Ma la verità è che, quando si osserva il corso della Storia nella sua interezza, essere buoni, credere nella giustizia, essere fiduciosi nel fatto che la natura umana non sia crudele ed egoista, fare questo passo di fiducia, non è mai facile. Non c’è mai stata un’epoca che non portasse con sé tremenda ansietà e tremende avversità.

 

Ecco perché la JSA sarà mostrata nel 1940, quando la Seconda Guerra Mondiale era alle prime battute e portava con sé il massimo possibile di insicurezza. Il messaggio fondamentale che Snyder vuole convogliare con questi personaggi è che la lotta non termina mai, che la sfida rappresentata dalla fiducia nel genere umano non ha mai fine.

 

01. Dark Nights: Metal #1

Snyder – Quel che più mi preme è costruire qualcosa di realmente architettonico all’interno della DC. Doom War è la culminazione di tre o quattro anni di pianificazione. Con Metal abbiamo inaugurato, nel 2016, un ecosistema di storie che si mise in moto. Se non avesse funzionato, avremmo abbandonato il progetto, ma fortunatamente andò molto bene e per questo siamo molto grati ai fan. Da lì hanno preso le mosse molteplici nuove direzioni per la Justice League, per Justice League Dark, per Odyssey, per Superman/Batman. Tutto quel che avete letto da allora era pianificato da persone appassionate a quella storia, la quale è esplosa e ora sta chiudendo il cerchio con il crescendo di Doom War.

Dopodiché, otterremo quel che abbiamo immaginato ai tempi di Metal #1, ovvero il più grande scontro cosmico possibile, che coinvolgerà tutti quanti e metterà in luce tutto il tessuto connettivo che abbiamo stabilito. Quel che vogliamo è una storia in cui ogni elemento conti e che faccia da base all’introduzione della JSA nel contesto di Doomsday Clock, dando senso all’evento, al momento in cui avviene e al modo in cui viene presentato. E tutto questo, realizzato tramite un grande, singolo, gigantesco piano. Ecco il nostro lavoro e il nostro fine: noi che lavoriamo su Justice League, io Josh Williamson e gli altri, stiamo cercando di realizzare questo tipo di narrazione immersiva.

 

Scott Snyder dice di condividere l’amore del pubblico per il personaggio di Jarro, nato dal divertimento che provò nello scrivere quello di Starro, durante Metal. Jarro ne è una derivazione altrettanto irriverente, ma anche con un po’ di buon cuore. Questa stella marina marziana con problemi mentali è amatissima, secondo lo sceneggiatore, perché incarna le follie che il linguaggio dei comics dovrebbe rendere adorabili e divertenti.

 

01. Batman #50, di Scott Snyder, Greg Capullo e Yanick Paquette, copertina di Greg Capullo - DC Comics

Snyder – A volte, tutti noi pensiamo che Batman non sia felice di essere Batman, o che farebbe, se potesse, altre scelte di vita. Ci sono versioni del personaggio che, in effetti, credo la pensino così. Le abbiamo viste sia a fumetti che in altri media. Ma personalmente, la versione di Batman che amo è quella che hanno scritto alcuni degli autori che oggi sono i miei eroi e che io cerco di riprendere: quella di un uomo molto soddisfatto del proprio ruolo di Batman, dedito a un ideale, a una convinzione, a una vita che ha valore in ogni suo momento nel tentativo di impedire che altri subiscano il trauma che ha subito.

Essere d’esempio per il prossimo è qualcosa che lo farebbe dormire bene la notte, se solo lo facesse ogni tanto, ma quel che gli tocca vedere, gli orrori e le sciagure di cui è testimone, glielo impedisce. Credo che gli impedisca anche di essere felice in senso tradizionale. Essere Batman è la cosa che gli dà più pace. Per me non sarebbe più felice di fare qualcos’altro. Secondo me, Greg Capullo e altri colleghi, Batman è la più grande fonte di serenità e realizzazione che esista per Bruce Wayne.

 

 

Fonte: Gizmodo