Si è tenuto un curioso incontro di altissimo livello sul canale YouTube di The Original Drink and Draw Social Club. Alla presenza dei padroni di casa, Dan Panosian, Jeff Johnson, Dave Johnson e Ben Defeo, sono intervenuti per una chiacchierata di un’ora e mezza circa due uomini che hanno lasciato un segno profondissimo su Marvel e DC Comics: Joe Quesada, ex Editor-in-Chief della prima, da poco tornato ad essere uno degli uomini fondamentali del dietro le quinte della Casa delle Idee, e Dan DiDio, il cui lungo incarico come responsabile delle politiche editoriali della Distinta Concorrenza, in tandem con Jim Lee, è recentemente giunto al termine, non senza polemica.

I due si sono confrontati molto liberamente, in un contesto decisamente informale. Inevitabilmente, si sono prodotte dichiarazioni interessanti, che cerchiamo di condensarvi.

 

 

Quesada ha ricordato uno dei momenti di maggiore controversia della sua gestione Marvel: quando si lasciò andare, con un giornalista del New York Observer, a una serie di dichiarazioni che riteneva sarebbero rimaste confidenziali. Un errore da pivello, lo definisce, ricordando il passaggio che, comprensibilmente, finì maggiormente sotto i riflettori:

 

Che ca**o significa DC, dopotutto? La chiamassero AOL Comics! Se non altro la gente sa cosa sia l’AOL. Hanno Batman e Superman, certo, ma non sanno che cosa farci, ed è un po’ come essere un pornodivo con un uccello enorme che però non si alza. Ma che ca**o!

 

Riportato dal giornalista, questo commento decisamente poco amichevole diede il via a uno dei periodi di maggiore tensione e di rivalità più accesa tra i due colossi del Fumetto americano.

 

Quesada – Le cose diventarono concrete piuttosto in fretta, quando certi rappresentanti della DC contattarono i piani alti della Marvel dicendo che avrebbero dovuto licenziarmi. Cosa che non mi andò bene per niente e che rese molto arrabbiati anche i miei superiori. Chi diavolo erano quelli per chiedere di licenziare l’Editor-in-Chief?

Non so cosa sia successo dietro le quinte alla DC, ma il mio fu un errore da pivello. Perché niente è mai davvero confidenziale con i giornalisti.

 

Curiosamente, tutto ciò aprì la strada a DiDio e alla sua carriera alla DC Comics. Professionista nelle pubbliche relazioni, fu chiamato dalla casa editrice per rompere il circolo vizioso di una comunicazione non funzionale. Serviva il parere e la professionalità di una figura all’epoca esterna al mondo del Fumetto.

 

DiDio – Il primo anno lo passai a cercare di capire le dinamiche dell’azienda e a dare qualche suggerimento. La compagnia voleva sfidare la Marvel a viso aperto, ma con una personalità e un atteggiamento differenti. Io volevo essere un agente del cambiamento, e il mio compito era scuotere un po’ le cose, sin dal primo giorno. Portare la gente fuori dalla propria zona di comfort, trattare gli autori in maniera diversa. Fino a poco tempo fa, lo consideravo l’anno più frustrante della mia vita, al termine del quale ero già sul punto di mollare. Ma Paul Levitz fu gentile con me e mi fece capire che era pronto a offrirmi una posizione diversa.

Capivo quel che Quesada stava facendo alla Marvel ed ero pronto ad accettare la sfida, ma la gente alla DC mi metteva i bastoni fra le ruote. E avevano anche ragione. Devo ringraziare Jim Lee, perché occupavo una posizione per cui non ero qualificato e non ero integrato nel meccanismo. Mi hanno messo la mordacchia e io ho imparato questo lavoro con le cattive. Intanto, ogni mese che passava, alla Marvel facevano qualcosa di innovativo.

Poi ecco che uscì Hush, e finalmente la DC pubblicò un successone. Improvvisamente tutto quello che non funzionava non venne più notato da nessuno. Il successo di Hush ci diede una direzione, stavamo mettendo le cose a posto. All’inizio doveva essere solo un progetto di prestigio per pochi, come i lavori di Jeph Loeb e Tim Sale, ma Jim decise che doveva essere una serie regolare, che dovevamo migliorarne la carta.

Fu allora che arrivò Geoff Johns ed io ebbi qualche idea per Lanterna Verde e per i Teen Titans. Era un periodo di grandi energie. House of M, Civil War, Crisi Infinita… tra il 2004 e il 2007 abbiamo vissuto un periodo d’oro, il mio preferito, in cui alla Marvel e alla DC andavamo davvero a tutto motore.

 

La rivalità diede quindi i suoi frutti, anche se Quesada e DiDio ricordano anche i lati meno apprezzabili di quel periodo, come le dichiarazioni riprese dalla stampa fuori contesto, solo per infiammare gli animi dei fan e delle controparti.

I due hanno poi parlato del presente, di questi giorni di emergenza sanitaria:

 

Quesada – Ovviamente, come nel baseball, sono più le volte che si manca la palla delle battute valide. Ma devo dire che oggigiorno alla Marvel stiamo producendo molte ottime storie. La gestione di C.B. Cebulski ha ringiovanito moltissimo i progetti. Peccato che in questi giorni di emergenza sia tutto fermo.

DiDio – Quel che mi preoccupa sono quelli che pensano che l’industria dei comics tornerà ad essere quella di prima. Non è così. Non sappiamo quale sarà la situazione finanziaria dei nostri lettori al termine di questa storia, non sappiamo quante fumetterie sopravvivranno, come sarà la distribuzione, quanti editori resisteranno. Quel che la gente sta facendo per restare a galla ora potrebbe essere dannoso per il futuro.

Quesada – E tuttavia questa pausa potrebbe essere un’occasione, per l’industria del fumetto, di guardarsi per ciò che è e rinnovarsi. Potrebbe diventare più sana. Sarà dura per tutti, ma il nostro è un settore molto malleabile.

Quando arrivai alla Marvel, i comics erano morti. Quando divenni Editor-in-Chief, mi dissero che avevo preso il posto d’onore sul Titanic. Bill Jemas mi convinse che c’era ancora vitalità, che c’erano un sacco di fan alla ricerca di buone storie, in giro, che se gliele avessimo date sarebbero tornati. Assieme a nuovi lettori. Ma se questa situazione dovesse durare davvero a lungo, chissà… Tra un anno la AMC potrebbe essere in bancarotta. Forse tra un mese.

 

 

Fonte: Bleeding Cool