In occasione della XX edizione di Napoli Comicon, al termine del panel dedicato da Sergio Bonelli Editore a Martin Mystère, abbiamo incontrato Alfredo Castelli. Con lui abbiamo avuto il piacere di parlare delle novità in arrivo riguardanti il Detective dell’Impossibile, ripercorrendone brevemente le origini, e non solo…

 

Ciao, Alfredo, e benvenuto su BadComics.it!
Partiamo dalle origini di Martin Mystère: l’idea di base risale al 1975, e il primo nome del tuo personaggio doveva essere Doc Marvel, ma poi è diventato Allan Quatermain – come il protagonista del romanzo “Le miniere di re Salomone” (1885), di Henry Rider Haggard – e infine si è tramutato in Martin Mystère. Il risultato finale a cui hai dato vita va ben oltre la figura avventurosa di Haggard: cosa ti ha ispirato nel crearlo?

Di Doc Marvel non mi ricordavo neanche più! In realtà, il primo nome era già Martin Mystère, poi, per via della pronuncia francese, che poteva risultare non facile per tutti è diventato Quatermain. Alla fine, però, ho pensato che fosse la prima la decisione migliore.

Nel concepirlo, sono partito dal personaggio di Quatermain, ma volevo più in generale un eroe, diciamo così, che potesse indagare sui piccoli e grandi misteri che da sempre fanno parte della Storia dell’Uomo e che affrontasse le teorie più disparate, spesso non ortodosse, per spiegarle. Una fonte di ispirazione per me, sono stati certamente i libri di Peter Kolosimo.

Il tuo personaggio è stato concepito prima di Indiana Jones e ha affrontato temi come quello di un complotto mondiale per nascondere la verità all’opinione pubblica che ritroviamo ne “Il pendolo di Foucault” (1988), di Umberto Eco. Mi riferisco ovviamente agli Uomini in Nero, gli arcinemici di Martin Mystère. Sei stato un precursore, insomma.

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In verità, non mi sento affatto un precursore. Le teorie sui complotti, su una verità storica che deve essere taciuta ai più, per non turbare l’equilibrio mondiale, si perde nella notte dei tempi.

Il concetto degli Uomini in Nero, che sono figure negative, non come quelli del famoso film “Men in Black” e i successivi – anche se l’idea di base è la stessa – risale agli anni 50 e a Albert K. Bender. Era un appassionato di fantascienza e di UFO, o meglio di flying saucers, dischi volanti, come venivano indicati allora. Fu lui a denunciare per primo questi uomini vestiti di nero che gli avrebbero intimato di interrompere le indagini sugli extraterrestri. Io ho ripreso quell’idea suggestiva e l’ho inserita con una buona dose di fiction nel mio fumetto.

Per quanto riguardo l’allusione a Indiana Jones, devo dire che le somiglianze con Martin Mystère sono molte. Ma accade non di rado, nella Letteratura come nel Cinema. Probabilmente si trattava di un’idea che, come si suol dire, “era nell’aria”.

Riallacciamoci al panel su Martin appena conclusosi. La serie regolare è in abbondante sovrapproduzione: significa che per ora non ci sono storie nuove in lavorazione?

Sì, è così. Abbiamo messo molto fieno in cascina. Se il sottoscritto dovesse scomparire domani, facendo i debiti scongiuri, ci sarebbe materiale per andare in edicola ancora per i prossimi quattro anni. Questo non vuol dire che non si presenti l’occasione di scrivere adesso una storia, ma quel materiale è buono e sarebbe un peccato non pubblicarlo, anche se magari andrà rivisto e ritoccato.

Mi spiego: a differenza di Tex o Zagor, che vivono in un universo a sé stante, il Buon Vecchio Zio Martin è calato nel nostro presente. Una scoperta scientifica o archeologica, per esempio, oppure un evento inaspettato, potrebbero richiedere una modifica a una storia già pronta, in qualche modo legata a quegli argomenti.

Oltre alla testata regolare di “Martin Mystère”, nel 2018 avremo il consueto appuntamento annuale con le collane satellite, “Storie di Altrove”, il “Maxi Martin Mystère” che ospiterà il meglio di “Zona X”, e lo “Speciale”. Quest’ultimo, in particolare, si intitolerà “Alla rovescia” e sarà un racconto concepito al contrario, che si sviluppa dalla fine all’inizio. Puoi parlarcene?

Sì, il titolo che ho in mente da tempo è proprio “Alla rovescia”. La convinzione di realizzare un racconto che cominci dalla sua conclusione e si ricolleghi al suo inizio mi è venuta proprio mentre ne parlavo poco fa alla conferenza. Il soggetto è ancora da dettagliare ma il filo conduttore sarà quello, e ovviamente saranno presenti i personaggi principali, soprattutto quelli che speso appaiono negli speciali.

Tornerà anche “Martin Mystère: Le nuove Avventure a colori” con una seconda stagione, non di dodici come la prima, ma di sei, che avvicinerà il giovane protagonista alla controparte classica. Cosa puoi dirci di più al riguardo?

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Ci siamo accorti che la nuova serie a colori si è spinta troppo in là, che ha dato vita a un personaggio troppo lontano da quello originale. La risposta del pubblico è stata buona, non eclatante, ma soddisfacente. La seconda stagione, che vedrà al lavoro più o meno lo stesso gruppo di autori della precedente – con il mio inserimento almeno per qualche soggetto – riporterà il protagonista essenzialmente alla continuity della serie regolare. Manterremo però la freschezza e l’attualità che ha contraddistinto la collana, creata per proporre Martin Mystère come se fosse stato concepito oggi.

Quindi lo ritroveremo sposato con Diana e in compagnia di Java. Come? Abbiamo studiato una storia di raccordo per dare questa spiegazione, che verrà presentata alla prossima edizione di Lucca.

Chi conosce la nuova serie, si chiederà per esempio che fine abbia fatto Max, colui che aveva sostituito proprio Java a fianco del Nostro. Proprio su Max si incentrerà l’arco narrativo che ci accompagnerà con un cliffhanger al termine di questa seconda stagione.

Un’altra novità molto curiosa emersa dal panel è il fumetto “Martin Mystère incontra Il Grande Zirmani”, quest’ultimo creato dal comico Raul Cremona. È un accostamento davvero curioso. Com’è nato il progetto?

Ho scoperto che Raul Cremona è un lettore Bonelli e di “Martin Mystère”, oltre a essere un grande appassionato della storia dell’illusionismo, come sono io anche se non lo pratico. È nata un’amicizia, e da lì la voglia di scrivere qualcosa insieme. L’albo sarà a colori, con un racconto di una sessantina di pagine e altre venti dedicate ai giochi di carte e di prestigio di Raul.

La storia vedrà il BVZM alle prese con questo personaggio al limite tra l’imbroglione e il professionista e altre due figure storiche di illusionisti, una delle quali è un mago che fu amico di Hitler e collaborazionista dei tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Sarà qualcosa in pieno stile Martin Mystère, e che credo potrà piacere a un vasto pubblico.

Hai accennato anche a un nuovo un team-up, previsto per ottobre, ancora top secret. Non puoi proprio accennarci nulla?

Lo presenteremo a Lucca, per cui rovinerei la sorpresa! Posso però dirti che sarà scritto da Carlo Recagno e disegnato da Giovanni Freghieri. Non posso rivelare altro, tranne che Carlo ha fatto un lavoro straordinario, riuscendo a omaggiare con almeno un cammeo ognuna delle icone Bonelli.

Un progetto a cui tieni molto sono i “Bonelli Kids”: dopo il volume uscito quest’anno ci saranno nuove avventure per i bimbi che giocano a imitare gli eroi di via Buonarroti 38?

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Sì, me ne sto occupando insieme a Tino Adamo, Sergio Masperi e Luca Bertelé, che a dire il vero fanno il grosso del lavoro. Probabilmente, a fine anno uscirà un secondo volume, sulla falsariga del primo.

Stiamo però valutando una formula diversa che possa incontrare il favore del pubblico giovane o meno – tutti e due si spera! – e che abbia una certa periodicità.

Oggi non puoi più ragionare con una certa approssimazione su quello che può funzionare o meno. Dobbiamo sperimentare cercando di contenere al minimo i rischi. Ci sono diverse idee in cantiere, e dobbiamo valutare quella che ci sembra la migliore.

L’ultimo annuncio fatto in conferenza è davvero suggestivo: la trasposizione dell’”Apocalisse di Giovanni” disegnata da Corrado Roi. Come sarà l’adattamento? Fedele o libero? Avrà una sfumatura horror o altro? Sarà una graphic novel? La curiosità è tanta!

Partiamo da questo presupposto: qual è il libro che ancora oggi vende di più? “La Bibbia”. Della “Bibbia” esistono le trasposizioni più disparate, ma dell’”Apocalisse di Giovanni” non ne ricordo. Così, mi è frullata in testa quest’idea. Il contenuto originale è veramente ostico, non può – io credo – essere proposto fedelmente, ma una sua variazione, magari adattata ai nostri giorni, potrebbe funzionare.

L’idea di base della fine del mondo e l’immaginario fantastico a suo corredo sono davvero accattivanti, perfetti per lo stile di Roi, maestro dei chiaroscuri che mi ha impressionato ancora una volta, ultimamente, per la qualità del suo “Ut”. Il progetto è già stato approvato, sarà un cartonato alla francese, ma ci siamo appena messi al lavoro. È ancora tutto in fase embrionale.

Per noi è consuetudine chiedere all’autore un titolo da consigliare ai lettori di BadComics.it. Da un autore di smisurata cultura e conoscenza letteraria, ti chiediamo almeno tre titoli di fumetti o romanzi imprescindibili, che vanno assolutamente letti.

Non ne avrete neanche uno! Sono troppe le opere che mi hanno appassionato e che ritengo mi abbiano arricchito nel corso degli anni, non saprei citarne alcune in particolare. Se dovessi indicarti qualcosa da leggere, ti direi un libro di barzellette – non scherzo – o una delle svariate raccolte di arguti aneddoti della cultura ebraica. Sono per certi versi racconti anche quelli, anche se brevissimi, che ti accendono riflessioni e spunti per scrivere tu stesso qualcosa di nuovo. Le barzellette o gli aneddoti sono una fonte di ispirazione e di sollecitazione creativa unici.

 

Alfredo Castelli