Tra le novità in anteprima portate da Edizioni BD ad ARF! 2018 c’era Polvere di Vetro, la nuova graphic novel di Marcello Quintanilha. Dopo aver intervistato l’autore brasiliano a Lucca Comics & Games 2016, lo ritroviamo soddisfatto per l’esperienza cinematografica che l’ha visto coinvolto con l’adattamento di Tungsteno.

Ringraziamo Edizioni BD e a Daniel De Filippis per la disponibilità.

 

Ciao, Marcello! Bentornato su BadComics.it!
Durante il nostro ultimo incontro ci avevi anticipato che la tua graphic novel “Tungsteno” sarebbe diventata un film diretto da Heitor Dhalia. Ora che l’adattamento è nelle sale, ci racconti come hai vissuto questo periodo? Sei contento del risultato?

Ciao, e grazie. Che dirti, sono assolutamente contento! Non dovrei utilizzare la parola “orgoglioso” parlando del film, perché non sono il regista, ma, credimi… è veramente difficile non essere orgogliosi del risultato finale! È davvero incredibile. Sono rimasto impressionato dall’atmosfera che si è creata attorno al film. Tutte le persone coinvolte sono eccitate per l’adattamento di “Tungsteno”. Sono convinto che ognuno abbia dato il massimo per ottenere questo risultato.

C’è qualcosa che avresti gestito in maniera differente?

Non cambierei assolutamente nulla di questo film. È estremamente vicina alla mia graphic novel, così come lo sono le situazioni ricreate e i personaggi. È stato affascinante assistere alle riprese, osservare il processo con il quale gli attori davano vita alle mie creazioni inglobandole, come usavano elementi di questa particolare mitologia per dar vita a personaggi che esistevano solo su carta. È un processo assolutamente fantastico.

Ho lavorato alla prima stesura dello script e sono stato interpellato dagli altri due sceneggiatori anche nelle fasi successive. Soprattutto all’inizio, il nostro rapporto è stato davvero intenso e abbiamo lavorato molto uniti. Ripeto: è stato assolutamente fantastico.

Quali sono state, per te, le principali differenze tra lavorare a una sceneggiatura cinematografica e a una destinata a diventare un fumetto?

Affinché la sceneggiatura di un film funzioni deve essere chiara a tutte le persone coinvolte nella realizzazione. Ha tanti riferimenti tecnici ai quali ti devi attenere, e devi trasformarli in qualcosa di comprensibile per tutti. Questa è stata per me la principale differenza.

Questo modo di lavorare ha in qualche modo influenzato il tuo essere fumettista? Credi che possa emergere nei tuoi prossimi lavori?

No, non credo che aver lavorato all’adattamento di “Tungsteno” possa variare il mio modo di scrivere. Non credo che Cinema e Fumetto siano media affini o con elementi in comune. Inoltre, credo che la nomenclatura cinematografica non avrebbe senso se applicata al Fumetto. Quindi, no, non penso che aver lavorato per il Cinema possa influenzare le mie opere future.

Sono rimasto particolarmente colpito dalla protagonista di “Polvere di Vetro”, Rosangela, una donna dalla vita perfetta, che sembra però indossare una maschera.

Credo che tutti indossiamo una maschera. Ho deciso di lasciar intravedere cosa nasconda perché, a dirla tutta, credo che la gente non abbia un modo specifico di guardare alla vita. Siamo tutti esseri umani e siamo tutti suscettibili di fallimento, soprattutto in alcuni aspetti della condizione morale. Sono convinto che sia importante essere in grado di relazionarci con questo aspetto del sentire. Scrivendo “Polvere di Vetro” mi sono trovato bene nel relazionarmi con questi sentimenti tanto profondi e nascosti, e questo perché non mi sento così lontano da essi. Proprio come te.

“Tungsteno” è un libro action molto fisico, in cui i personaggi agiscono in un contesto drammatico. Lo sviluppo può apparire semplice ma se guardi attentamente ciò che fanno le varie figure noterai la grande passione con la quale si relazionano a tutto quello che accade e che li circonda. “Polvere di Vetro”, invece, è un thriller psicologico, una storia che prende corpo nella parte più profonda di una persona, perciò rappresenta qualcosa di molto interessante dal mio punto di vista.

Pare proprio che tu preferisca giocare con i tuoi personaggi mettendone in mostra gli aspetti negativi e spingendoli in situazioni estreme.

Credo che le emozioni siano qualcosa di materiale, passami il termine. Penso che i sentimenti siano i veri protagonisti, che siano loro a definire un personaggio. Questa è la cosa principale per me. Ciò che sto cercando di fare è confrontarmi con i sentimenti, e solo poi con i personaggi. La storia è dunque la conseguenza di questo mio modo di pensare e di scrivere.

Quanto di autobiografico troviamo nei personaggi dei tuoi fumetti?

Tutti i personaggi sono me. Nessuno di loro è lontano da me, né io mi sono mai sentito lontano da loro. Anche se possono apparire leggermente brutti dal punto di vista psicologico, non sono mai troppo distanti da me.

In che modo quelli di “Polvere di Vetro” ti rappresentano, ad esempio?

Apparteniamo tutti alla specie umana, e credo che siamo tutti molto più simili di quanto ci piaccia pensare. Credo che da questo punto di vista abbiamo lo stesso approccio alla vita. Non si possono avere sempre e solo buoni sentimenti. È impossibile. Credo sia più interessante presumere che ci siano delle disabilità umane da conoscere e affrontare.

Ora hai un nuovo libro da promuovere, poi a cosa ti dedicherai? Non dirmi che hai già in cantiere lo script di “Polvere di Vetro”!

Oh, sarebbe fantastico! [ride] Ma non è così, purtroppo non dipende da me. Al momento non ho piani per il futuro, vediamo cosa mi riserverà. Non sto lavorando a nulla, sono in un periodo di stand-by. Ho passato più di un mese a promuovere il film in Brasile, e prima ero impegnato a realizzare una retrospettiva sui miei precedenti lavori: una collezione di oltre quattordici anni di opere. Ora voglio solo riposare, poi vedremo cosa mi aspetta.

 

Pasquale Gennarelli e Marcelo Quintanilha