Attenzione, perché ci saranno moltissimi SPOILER nell’articolo che state per leggere, poiché Scott Snyder commenta, nel dettaglio, Dark Nights: Death Metal #4 e le scioccanti rivelazioni che l’albo da lui scritto contiene. Il crossover con cui lo sceneggiatore darà, almeno per un po’, l’addio all’Universo DC è giunto alla sua metà e si avvia alle svolte finali.

 

 

Abbiamo ripulito l’intervista rilasciata da Snyder degli elementi sostanzialmente incomprensibili per chi non abbia ancora letto le storie sin qui raccontate in Death Metal. Ciononostante, le anticipazioni sono proprio dietro l’angolo. Siete avvertiti.

 

Snyder – C’è sempre stata in circolazione la questione del ritorno di Superboy-Prime dalla sua prigione nel Muro della Fonte. La cosa che lo ha reso un personaggio speciale, per noi, e per cui volevamo aspettare fino a ora per riportarlo in scena, è che lui parla per molti versi direttamente del tema centrale di Death Metal. La sua cattiveria riposa sul desiderio profondo di riportare le cose al loro stato originale, a una versione più semplice della vita, in cui la figura dell’eroe non era così complicata. Molto di ciò che mostriamo nella storia dice che questo è impossibile, che visogna abbracciare il futuro e accoglierlo, qualunque sia, perché l’Universo DC possa celebrare correttamente il passato per poi esplorare nuove frontiere.

 

Una specie di zeitgeist dell’opera, insomma, come Snyder promette di illustrare ancor più nello speciale cui sta lavorando assieme a Geoff Johns, ovvero Death Metal: The Secret Origin, che sarà incentrato proprio su Superboy-Prime.

 

Snyder – Ne ha passate parecchie, intrappolato per un sacco di tempo nel Muro. Sentivo, e come me anche Geoff, che meritava di crescere un po’. Quel che voleva durante Crisi Infinita era qualcosa di molto riduttivo. Era un periodo in cui l’Universo DC era molto popolato, c’erano moltissime serie che uscivano, tanti scrittori e disegnatori che ci lavoravano. Credo che Superboy-Prime volesse che le cose fossero più semplificate e le azioni di una persona del genere, infantile e immatura, erano in contrasto con la sovrabbondanza di creatività dell’epoca.

Death Metal #4, copertina di Greg Capullo

Credo invece che oggi gli eventi del mondo e del mercato dei fumetti, con la crisi dettata dal Covid che rende le cose molto instabili e schizofreniche, renda il suo desiderio di un mondo più basilare quasi comprensibile, sostenibile. Ecco perché ho voluto conferirgli un po’ più di maturità nel modo in cui si approccia alle cose e ne parla. Abbiamo anche pensato di presentarlo come un vero adulto, come il Superman-Prime di questa realtà, ma non sembrava giusto.

Quando appare Darkseid, che era un bambino in Metal, è un vecchio in questa storia. Anti-Monitor invece si è riportato da solo alla condizione di essere sostanzialmente giovane. Se pensiamo agli stadi della vita, Anti-Monitor è il bambino della storia, Darkseid è l’anziano e Superboy-Prime è esattamente nel mezzo, nel fiore degli anni, nella posizione perfetta per affermare i propri obiettivi, ovvero stabilire come debba essere l’Universo DC.

Luthor e Lobo non sono solo delle comparse. Avranno un ruolo molto importante nei numeri #5 e #6. Luthor, per me, incarna l’anima della saga con cui abbiamo costruito la via per arrivare a Death Metal, su Justice League. Gli altri personaggi coinvolti in quella storia, Martian Manhunter e Hawkgil, hanno giocato un ruolo importantissimo, ma le loro storie sono sostanzialmente concluse all’interno di quelle trame. Solo che non hanno vinto. La loro piena realizzazione si è già manifestata.

Ma quella di Luthor doveva continuare: era al massimo della sua hubris e della sua arroganza, al termine di Justice League e qui ne vediamo il completamento, lo vediamo dove voleva giungere. Per la prima volta nella sua vita ha creduto in qualcosa, in una divinità che gli ha rivelato il destino dell’umanità, quello di essere una razza di predatori. Un destino cui ci avrebbe condotto come un buon pastore, se lei non lo avesse tradito.

Ed è caduto davvero in basso. Parte di lui è fisicamente crollata. Ma quel che ha capito è il concetto che vuole comunicare a Diana, per spiegarle in che senso stia affrontando la situazione in maniera sbagliata. Lei non lo capisce, ma si sta comportando come una super criminale. Si è messa a caccia dell’energia che scatena le Crisi e sta facendo quel che una persona malvagia farebbe, anche se lo fa per le ragioni più giuste e con l’obiettivo di far ripartire il multiverso per renderlo più luminoso e pieno di speranza. Ma quel che sta facendo è ciò che fanno i cattivi: cercano di impadronirsi del mondo e di controllarlo, di dargli forma. L’energia che sta cercando è nata da questo atteggiamento ed è la stessa che Luthor cercava: la somma di ogni forma di energia della Totalità.

L’idea di fare l’inverso, pensare in piccolo, essere umile e capire di essere parte di una grande storia generazionale, richiede l’atteggiamento opposto, richiede la forza di lasciare che le cose accadano. Invece di prendere ogni energia possibile per dar forma al domani, bisogna accettare il futuro qualunque esso sia, il fatto di esserci dentro assieme a tutti gli altri, per poi fare del proprio meglio. Questa è la svolta che Luthor porta nella storia, spero in maniera molto emozionante. Mi sono divertito molto a scrivere il suo personaggio.

Il quinto numero sarà molto divertente, perché vedrete delle alleanze mai viste prima. Tutti lotteranno dalla stessa parte in maniera del tutto inedita. Non mi viene in mente un’altra occasione in cui ogni eroe, ogni criminale, ogni singolo personaggio della DC sia stato fianco a fianco in questo modo. Questo è il punto fondamentale di Death Metal #5. Questo e la realizzazione, da parte di Wonder Woman, di dover fare qualcosa di diverso da ciò che ha pensato sinora.

Il sesto ci porta all’inizio della grande battaglia finale e si lega agli speciali che pubblicheremo per allora: The Last Stories in the War of the DC Universe. Sono orgoglioso del lavoro che tutti quanti stanno facendo su quelli speciali, sia dal punto di vista editoriale che creativo. Saranno molto divertenti. Uno di essi parla di ciò che gli eroi farebbero se pensassero, per un momento, di essere destinati a morire in battaglia. Abbiamo coinvolto un sacco di autori importanti per questi personaggi: Gail Simone per Black Canary, Mark Waid per Superman… e poi anche autori del tutto nuovi, come Shea Grayson, Regine Sawyer, Mags Visaggio, Chris Sebela. Non vedo l’ora.

 

 

Fonte: CBR