Greg Rucka rilancia Wonder Woman in epoca Rebirth tramite due diverse storie condotte parallelamente. La prima, The Lies, disegnata da Liam Sharp e ambientata nel presente; la seconda, Year One, collocata dieci anni nel passato, in cui l’artista Nicola Scott ci presenta una Diana diciottenne al suo primo incontro con Steve Trevor sulle sponde di Themyscira. I tre sono stati intervistati da Comicosity, a partire dalla loro visione del personaggio. Una guerriera? Una supereroina? Un’ambasciatrice? Una dea?

 

Rucka – Nessuna e tutte.

Scott – Per me è l’amica che tutti vorrebbero. A definire la sua personalità è il fatto di essere probabilmente la persona più inclusiva, compassionevole e calma dell’Universo DC. Difficile non percepire la luce che emana dalla sua persona.

Wonder Woman Rebirth #1, copertina di Liam SharpSharp – Diana è un archetipo che incarna tutto ciò che di buono c’è nelle persone. Ha una saggezza nutrita da ere ed ere di esperienza accompagnata dalla vitalità della gioventù; è in grado di parlare da pari a pari con gli dei, ma possiede il pragmatismo della scienza. Davvero, è praticamente il meglio dell’umanità.

Quel che di nuovo portiamo con Rebirth è una sorta di sapore antico europeo nella componente mitologica della serie. Ho sempre adorato l’epica del Vecchio Mondo, sia essa greca, latina, celtica o nordica. Un sacco di comics hanno portato con sé versioni di quelle storie e a me interessa soprattutto l’aspetto antropologico, in cui si intersecano le componenti più umane. Voglio tuffarmici in maniera convinta e darvene un ricco assaggio, pescando dagli aspetti meno noti e banali.

ScottYear One sarà la storia del suo primo viaggio nel mondo esterno, quindi potremo giocare con l’ottimismo e l’innocenza di Diana, che si trova ad abbandonare un luogo di equilibrio, protezione e ricchezza esistenziale, ribaltando il proprio mondo in un solo giorno. Improvvisamente, questa enorme porta si apre e lei deve fare delle scelte. Avremo a che fare con il senso di avventura ancora intatto di Diana, che si imbarcherà in una storia a lungo respiro.

Rucka – L’ottimismo di cui parla Nicola è uno degli aspetti che sono più ansioso di trattare, non nella sua componente di ingenuità quanto in quella di innocenza. In The Lies, invece, vedremo quanto la vita l’abbia temprata, rendendola la donna che è. La incontriamo a diciotto anni, in Year One, ma non è una vera diciottenne. Ha vissuto, in realtà, per migliaia di anni e, quando la ritroviamo in The Lies, ha alle spalle i dieci anni più significativi della usa esistenza, che l’hanno inevitabilmente cambiata. Non vedo l’ora di raccontarvi cosa sia rimasto di lei, cosa si sia evoluto e come.

Wonder Woman #1, copertina di Liam SharpSharp – Il fatto che la Verità, con la V maiuscola, sia una qualità da sempre connessa a Wonder Woman è una cosa curiosa, perché si tratta di qualcosa di relativo, nel senso comune, di legato alla percezione delle cose. Un tempo, ad esempio, sostenere che la Terra fosse piatta corrispondeva a verità. Giocheremo molto con questo concetto, cercando di definire una nostra idea di verità e facendoci tante domande sulla sua natura.

Rucka – Una cosa è la verità e un’altra sono i fatti, a volte. Credo che Diana sia molto brava a distinguere la prima, soprattutto nelle persone. Mi è sempre piaciuto il concetto secondo cui il lazo non sia l’oggetto che obbliga alla sincerità, ma che questo potere appartenga a Diana, una persona a cui è difficilissimo mentire, perché ti fa perdere la voglia di farlo. Hai il desiderio di dirle la verità e questo proviene direttamente dalla sua personalità.

Sharp – Nelle sceneggiature, Greg spiega che gli altri personaggi sono consapevoli, in modo quasi innato e psicologico, del fatto che Wonder Woman dica sempre la verità. Nessuno mette mai in dubbio le sue parole e la cosa ha un ruolo determinante nella nostra storia.

Scott – Ognuno di noi ha una propria versione personale della verità, intesa come quel sistema di concetti e fatti a cui crediamo, quel che crediamo di aver visto nella nostra vita. Ognuno ricorda la propria storia secondo una prospettiva individuale. Una delle questioni che affrontiamo nella narrazione è la sfida che la verità ci pone di fronte.

 

Una storia non sempre incentrata sulla sceneggiatura, ma molto più sul personaggio e sulla sua cultura, quella di Year One, ricca di domande e di temi sulla vita sull’esistenza. Più chiaramente in cammino, The Lies, che procede nel presente. Ma Liam Sharp mette in luce con entusiasmo come queste due opere facciano parte di una visione del mondo e del personaggio di Diana che è la piena sintesi delle tre personalità che compongono i due team creativi, con Rucka a fare, chiaramente, da perno e connettore.

 

Rucka – Lasciatemi dire che sono convinto che, quando la gente vedrà l’ultima pagina di Wonder Woman #1, si ritroverà con la mascella per terra. Lo so perché è l’effetto che ha fatto a me. Quando guardo la tavola di Nicola in cui Diana e Hippolyta si abbracciano non posso che definirla sublime. Il livello di collaborazione tra noi tre è elevatissimo e il legame molto forte, le nostre conversazioni sono momenti fondamentali della scrittura della storia, irrinunciabili.

Metà del problema è come fare a far stare tutte le idee che scaturiscono nei fumetti, come selezionare, quando mettere tutto in venti pagine è impossibile. Ci stiamo divertendo davvero un mondo e non posso dire bene abbastanza di questi due artisti.

 

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Fonte: Comicosity