Si parla di Strange Adventures, la nuova maxi-serie di Tom King, Mitch Gerads ed Evan “Doc” Shaner di cui dovreste sapere da tempo, sulle pagine di Comics Beat. I tre autori di questo nuovo progetto di revisione radicale, cui King ci ha abituati nel corso degli anni, di un personaggio non proprio di primissimo piano del parco DC Comics, hanno risposto ad alcune domande alla vigilia dell’uscita del primo albo, targato Black Label.

Ecco cos’hanno raccontato:

 

Strange Adventures #1, variant cover di Evan "Doc" Shaner

Shaner – Ho sentito dire che le persone che hanno letto il primo numero in anteprima sono sorprese di quanto il mio stile di disegno e quello di Mitch tendano l’uno verso l’altro.

Gerads – Ed è decisamente interessante, perché per il primo numero non ci siamo praticamente coordinati. Ci sono alcune pagine in cui effettivamente è presente il lavoro di entrambi e in un paio di casi si vede come la transizione sia fluida, quasi per magia. Per i numeri successivi, invece, ci siamo parlati molto, così da far funzionare le cose nelle rispettive tavole.

King – Io lascio che voi due facciate le vostre cose, ma sto evitando appositamente quei passaggi un po’ alla Watchmen in cui nella vignetta prima il protagonista tiene in mano una pietra nel presente e una ruota nel passato, per dire, perché voglio che questa storia sia una cosa diversa.

Gerads – E noi abbiamo comunque realizzato alcune tavole in quel senso. In un sacco di casi ho deciso di chiudere una scena con una certa inquadratura che poi Doc ha trovato il modo di riprendere per iniziare la sua.

King – Specialmente con il personaggio di Alanna, si vede moltissimo il paragone diretto e il contrasto tra le vostre due versioni.

GeradsStrange Adventures ha una narrazione di base che funziona con tavole da tre vignette, un po come New Frontier di Darwyn Cooke. Si parte da lì, ma poi la struttura non è rigida come quella che avete visto su Mister Miracle, quindi, se vogliamo combinare due vignette per farne una più grande, ad esempio, possiamo. Come anche realizzare splash page. Il patto è sempre stato questo, quindi non avevamo il problema di mettere per forza d’accordo a posteriori il modo in cui io e Doc raccontiamo. Il che va benissimo.

 

Una struttura narrativa che Gerads e King avevano in mente da tempo e che avevano già testato su Batman #62 e su un frammento di Eroi in crisi. Tavole del genere, ovviamente, sono più rapide da leggere e differenti da gestire. I due confessano di aver sperimentato apposta per coglierne i meccanismi, e che la rapidità forse eccessiva di Strange Adventures li preoccupa ancora. Almeno King.

 

Strange Adventures #1, copertina di Mitch Gerads

Shaner – Per quanto riguarda le copertine, invece, vogliamo proprio alternarci. Per un numero ci siamo basati entrambi su uno schizzo di Mitch, per quello dopo su uno mio.

King – Sapete che forse nessuno l’ha mai fatto prima?

Gerads – Per quel che ne so, nessuno. Per noi è stata una decisione semplicemente ovvia, dopo che ci hai spiegato l’idea generale e la struttura della serie. Tutti e due avremmo realizzato una copertina per lo stesso numero, alternandoci nell’ideazione di base.

Shaner – Non è una cosa che fai per caso, per una storia qualsiasi.

King – Credo sia grandioso il fatto che siamo i primi a farlo.

Shaner – Era un po’ che volevo colorare da solo le mie tavole. Lo chiedevo da più di un anno. Ho realizzato in questo modo qualche fill-in e qualche storia autoconclusiva, cercando di fare spazio nella mia tabella di marcia. Sono arrivato a un punto in cui mi frustrava il risultato del mio lavoro di disegnatore, così come il risultato finale sulle pagine, e non perché io ce l’abbia con i coloristi. Ho lavorato con artisti grandiosi, ma avevo l’impressione che comunque il mio disegno ne risultasse cambiato, perché sapevo che i colori sarebbero stati gestiti in un certo modo. Disegnavo pensando al colorista, non in modo libero, quindi volevo l’occasione di fare tutto da me. Finora è stata un’esperienza molto soddisfacente, e sento che il risultato finale è più simile a quel che ho in mente.

King – Personalmente credo di star lavorando con i migliori disegnatori in circolazione, e questa è la serie meglio disegnata che abbia mai realizzato. Il che è stupido, da parte della DC Comics. Voglio dire… ho scritto ottantacinque numeri di Batman, e loro hanno messo Mitch e Doc su Strange Adventures. Eppure sono molto felice e non ho dubbi: è il fumetto meglio disegnato che abbia mai scritto e uno dei migliori che abbia mai visto.

Shaner – Come ho detto in passato, non voglio essere identificato per forza come un artista che fa riferimento allo stile Silver Age e non voglio limitarmi a fare solo quello. Ora so che mi stavo incastrando per quella via, e non è colpa di nessuno. Semplicemente, la carriera che fai tende a indirizzarti. Darwyn diceva una cosa molto simile, prima di morire. Non so che ne pensi Tom: avevi piani più da Silver Age per i miei disegni?

King – Forse ho reagito alle prime tavole che mi hai mandato, ma ho pensato sin da subito che avremmo potuto spingere su atmosfere più oscure di quanto avessi previsto. Sì, pensavo a un’estetica più passatista, ma numero dopo numero sentivo che cresceva la componente selvaggia della storia di Adam. Non è una storia di bontà dei personaggi di una volta, ma il percorso di un uomo che sprofonda nella follia. Ho visto le pagine sanguinolente del terzo numero e ho avuto l’impressione che stessi raccontando una storia alla Cuore di tenebra e che il tuo stile fosse perfetto, perché dà ai lettori una sensazione di sufficiente sicurezza e serenità. Come in un film horror, in cui si inizia con una scena brillante e luminosa per poi gettarci tutti nel terrore.

 

Tom King ha quindi commentato la sua tendenza a raccontare storie di coppia, negli ultimi anni. Batman e Catwoman, Scott Free e Barda, ora Adam Strange e Alanna. Lo sceneggiatore non si nasconde dietro un dito: è uno autore di relazioni romantiche.

 

Strange Adventures #1, anteprima 04

King – Quando ho proposto per la prima volta le mie storie di Batman, stavo pensando a come renderle diverse dalle altre. Parlavo a Mark Doyle, ora a capo di Black Label, e gli dicevo che volevo trasformare la serie in una storia romantica. Perché Batman è sempre stato scritto come un fumetto pulp o horror, e io volevo un genere differente. Quindi il romanticismo ha un’influenza notevole su di me. Sarò retorico, ma sono follemente innamorato di mia moglie, e questo si sente in tutto ciò che scrivo.

Nei personaggi DC Comics c’è un romanticismo che manca a quelli della Marvel: è uno dei pochi vantaggi che abbiamo sulla nostra concorrenza. Siamo pieni di ideali romantici a cui far riferimento. E le coppie che ho raccontato sono del tutto diverse tra loro, perché con Batman e Catwoman abbiamo un eroe e una criminale, una donna indomabile, con Scott e Barda abbiamo una coppia solida che sta insieme da sempre, e la dinamica tra Adam e Alanna sarà ancora differente. Lei è letteralmente la principessa del proprio mondo, incaricata di tenerlo al sicuro. Ed eccola sposata con un avventuriero. Il che rende la loro relazione molto più oscura.

 

King confessa anche che Strange Adventures, in cui il passato del protagonista è messo in discussione da molti, che lo accusano di aver sempre mentito sulle sue avventure, si ispira al cento percento a quel che è successo a lui, ex agente dei servizi segreti americani spesso accusato di essersi inventato la sua professione di un tempo. La sua sensazione di frustrazione e di impotenza sono ancora vive dentro di lui. Certamente, Adam Strange potrebbe essere più colpevole di quanto non lo sia lui…

 

King – E tuttavia non voglio scrivere sempre dello stesso argomento. Sheriff of Babylon, Visione e Omega Men, i miei primi tre titoli, parlavano tutti della mia esperienza in Iraq. Quelli successivi, Batman, Eroi in crisi e Mister Miracle, parlano del trauma, della famiglia, del romanticismo. Avevo paura di aver scritto tutto il meglio che potessi, e l’idea era quella di sperimentare parecchio, realizzare qualcosa di bizzarro e non dormire sugli allori.

Non voglio morire di inedia. Ecco perché ho contattato Doc per fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima: due diversi disegnatori al servizio della stessa storia. Ho letto parecchio ultimamente, alla ricerca di nuovi modi per trattare il Fumetto non solo come una forma di narrazione o di intrattenimento ma come una forma d’Arte. E per essere lo sceneggiatore più ambizioso che io possa essere. Ecco perché sto spingendo così tanto verso i limiti del possibile.

 

 

Fonte: Comics Beat