Finish Line è l’evocativo titolo dell’arco narrativo che metterà fine alle storie di Joshua Williamson su Flash. Una lunga run che dura dal 2016, inaugurata dal rilancio di Rinascita, che ha inaugurato un’era tutta nuova per Barry Allen. Il ritorno di Reverse-Flash della sua Legion of Zoom, una resa dei conti epica con l’eroe vestito di rosso e tanto altro saranno tra i contenuti di quest’ultima cavalcata, inaugurata ad agosto. Lo sceneggiatore ha commentato il prossimo futuro e il proprio passato sulla serie in una lunga intervista, di cui vi riportiamo i passaggi chiave.

 

Flash #757, copertina di Rafa Sandoval

Williamson – Secondo molti punti di vista, questo che vedrete è il finale che ho sempre avuto in mente. Ed è anche per questo che è venuto per me il momento di mollare. Quando ho proposto le mie storie alla DC, avevo due cose da raccontare. Una vicenda riguardava la tempesta della Forza Velocità, che poi si è trasformata in ciò che avete visto nei primi otto numeri. Poi, avevo in mente una grande, enorme idea di quel che volevo dire sul personaggio di Barry Allen.

Non ero sicuro di quanti numeri mi avrebbe preso e mi piaceva anche l’idea di giocare anche con l’Universo DC nella sua interezza. Quando progetti una storia così, devi poter lavorare di concerto con un sacco di altre persone e inserirti con coerenza nei loro eventi, nel resto delle cose che accadono intorno alla storia. E questo è stato un fattore sin dall’inizio.

Ma ho sempre avuto chiaro in mente il messaggio centrale e quel che volessi fare. Se si legge The Flash: Rebirth #1, si trovano già gli elementi, in nuce. Era una prima grande storia che fungeva da inizio di un’altra ancora più grande che volevo raccontare, un pezzo del mosaico. Ho sempre saputo di voler arrivare a questo punto. Ed ora è arrivata l’ora di lasciare. La DC non voleva che me ne andassi, avevo la possibilità di continuare.

 

Dopo alcune discussioni sulla possibilità di proseguire, Williamson ha deciso di lasciare The Flash per una ragione fondamentale: la sua passione per le storie e la loro forza sarebbero certamente risultate diluite e meno incisive. Il suo abbandono non significa che non lavorerà più sul personaggio, soprattutto sulla famiglia di comprimari di Barry. Williamson promette che presto scopriremo in quali forme e quali storie racconterà.

 

Flash #758, copertina di Rafa Sandoval

Williamson – Non credo che ci siano degli elementi dell’emotività di Barry che mi hanno stupito, nel corso delle storie. Come ho detto, ho sempre avuto tutto chiaro in mente. E per questo non mi sono mai trovato fuori equilibrio, perché anche quando mi venivano in mente delle idee non previste, ho sempre trovato il modo di riportare tutto alla macrotrama emotiva che avevo intenzione di raccontare.

E non mi sono mai fissato sulle cose, non mi sono mai imposto di ignorare degli elementi che avrebbero potuto portarmi in direzioni non previste. Semplicemente, nulla si è mai messo di traverso, soprattutto perché l’ancora delle trame è emotiva. Quando è stato sviluppato L’anno del criminale, io ho dovuto raccontare le storie dei Rogue e ho trovato il modo di inserirle nel contesto generale.

Quando Barry ha quella discussione con Capitan Cold, nel numero #87, mentre sono nel retro del furgone verso Arkham, ho avuto modo di tirare fuori le emozioni di Barry che poi mi hanno condotto verso il finale. Quindi tutto ha fatto brodo, tutto ha contato. Sono riuscito a includere ogni elemento e, una volta che arriverete agli ultimi due numeri, capirete in che modo.

 

Williamson ha quindi parlato della serie televisiva dedicata a Flash, dello stupore nel vedere che il personaggio di Bloodwork avesse un ruolo così importante, in qualità di nemico principale dei primi episodi di una stagione. Anche la reazione entusiasta a quel che ha fatto con il personaggio di Godspeed sulla serie a fumetti lo ha reso molto felice. Voleva solo creare un nemico dall’aspetto figo e con una forte connessione con Flash. Vedere la passione con cui il pubblico lo ha abbracciato è stata una grande soddisfazione.

 

Flash #759, copertina di Howard Porter

Williamson – La mia idea era di introdurre la Legion of Zoom molto prima, già nel numero #25, ma non avevo abbastanza spazio. Sono felice di aver aspettato, anche perché all’epoca doveva essere solo un suggerimento, una piccola apparizione per anticipare l’arrivo. C sono un sacco di cose folli che abbiamo potuto fare e la cosa più grandiosa è aver avuto l’occasione di lavorare con grandi artisti che avevano già disegnato Flash in passato.

Christian Duce, Scott Kolins, Rafa Sandoval. E poi Howard Porter che disegnerà gli ultimi due numeri. Quel che racconteremo in Finish Line è molto intenso e in quegli ultimi due albi succede di tutto. Volevo davvero essere certo di non avere rimpianti e quindi vedrete una serie di eventi molti importanti che faranno felici i lettori. E poi desideravo uscire di scena alla grande, raccontando una grande storia su Flash, la sua famiglia e Eobard.

 

Williamson non sarebbe mai tornato alla DC Comics se non avesse avuto l’opportunità di raccontare questa specifica storia su un personaggio che lo ossessionava da tempo, come Flash. Un’esperienza, quella di questi oltre cento numeri sceneggiati, che lo ha reso ancora più consapevole del suo amore per Barry Allen, che non ha fatto altro che crescere.

 

Williamson – C’era uno specifico nemico che volevo utilizzare. Non dirò chi sia, ma quando leggerete il finale probabilmente sarà ovvio. Lo volevo tanto, ma non riuscivo mai a creare la storia giusta. Il desiderio proveniva dal fatto che volevo tanto mettere le mani su tutti gli elementi importanti della mitologia di Flash, in un modo nell’altro, foss’anche brevemente. Leggendo l’ultimo arco narrativo, capirete che ci sono riuscito. E sono felice del finale che leggerete, quindi non ho davvero alcun rimpianto.

 

 

 

Fonte: CBR