Superman: Year One è quasi giunto alla conclusione negli Stati Uniti. Frank Miller è tornato a fare coppia con uno dei disegnatori che meglio di chiunque altro sa tradurre su pagina le sue idee potenti, spigolose e revisioniste, John Romita Jr., e questo team creativo leggendario ha portato a termine la miniserie che ci consegna la visione milleriana dell’Uomo d’Acciaio.

Con il terzo e ultimo albo in uscita mercoledì prossimo, l’autore ha risposto alle domande di Comic Book Resources sulla nascita del progetto, sui suoi temi principali e su quel che lo attende nel prossimo futuro.

 

Superman: Year One, copertina di Frank Miller

Lavorare con John è stato grandioso, come se non fosse passato un giorno dall’ultima volta che abbiamo collaborato, senonché entrambi siamo migliorati nel nostro lavoro e siamo diventati molto più bravi a comunicare. Ci vediamo spesso, e direi che questa volta ci siamo divertiti di più.

Quando scrivo per altri disegnatori, non penso di avere una visione univoca cui debbano adeguarsi ma di costruire qualcosa assieme a qualcun altro, reagendo moltissimo alla loro identità visiva e narrativa. Quando ho realizzato le storie di Daredevil con David Mazzucchelli, ho raccontato una storia molto diversa da quelle che disegnavo da me, perché David portava un livello di realismo e di emotività personale molto diversi rispetto ai miei.

Lavorare di nuovo con John Romita Jr. significa due cose: il personaggio che abbiamo per le mani questa volta è molto diverso, e anche noi siamo a un punto delle nostre vite del tutto differente, mentre ci approcciamo al super eroe seminale, quello primario, che ha ispirato tutti gli altri, e cerchiamo di farlo con una visione del tutto nuova.

Forse è vero che scrivere Superman è l’esperienza d’autore più idealistica della mia carriera, ma anche 300 era straordinariamente pieno di idealismo. C’erano degli uomini che affrontavano una sfida impossibile ed erano nella posizione, sostanzialmente, di dare l’avvio all’intera civiltà occidentale. Non male come idealismo. Ma nulla batte la storia di Mosè, il bambino che sopravvisse al Nilo.

La domanda fondamentale che riguarda Superman, per me, è: “E se non fosse stato un tizio così buono?”. Cosa sarebbe successo se non avesse avuto due genitori splendidi a crescerlo? Se le cose non fossero andate al loro posto e non fosse diventato l’eroe perfetto?

 

Nella storia, vedremo uno dei personaggi perduti della continuity di Superman, Lori Lemaris, la sirena che fu per un periodo l’amore della vita di Clark Kent. Un recupero dalla Silver Age che sottolinea la visione profondamente romantica del personaggio di Superman da parte di Frank Miller.

 

Superman è il personaggio più nobile in assoluto. Se Batman è preda dell’eterno tormento di un bambino traumatizzato, Superman è un personaggio del tutto diverso. Sopravvissuto all’apocalisse, è diventato una persona migliore. Non c’è nulla di amaro in lui, non è un uomo arrabbiato, perché i suoi genitori adottivi erano perfetti, dolci e la sua natura essenziale era già di per sé positiva. Superman è un dio solare, come Apollo.

Lui e Batman, per me, hanno due visioni del mondo completamente opposte. Superman è un ragazzo di campagna, cresciuto da genitori amorevoli e convinto che il mondo sia un posto da mantenere in ordine. Batman è un bambino di città a cui sono stati strappati i genitori quando aveva cinque anni. Inoltre, Superman è in grado di fare qualunque cosa, mentre Batman ha dovuto creare se stesso da solo, con i propri sforzi.

 

Lavorare su storie dal tono diverso e con personaggi dall’identità disparata, per Frank Miller, è il modo in cui trovare sempre nuova gioia nel proprio lavoro, sentendosi ringiovanire professionalmente. Non a caso, ci sono molti personaggi DC con cui vorrebbe raccontare nuove avventure in futuro. Question è uno di loro, così come Wonder Woman, icona del Fumetto che, secondo lui, raramente è stata scritta a dovere.

 

L’ho avuta sotto mano solo nell’universo del Cavaliere Oscuro. Il fatto è che i personaggi DC sono moltissimi e sono in giro davvero da un sacco di tempo, dacché sono esplosi presso il pubblico negli anni Quaranta, un’epoca storica che mi ossessiona. Tutto quel che è successo durante la Seconda Guerra Mondiale ha cambiato per sempre il cammino del mondo.

Gli anni Sessanta, al confronto, sono roba da ragazzini, anche se sono il decennio della mia giovinezza e ci hanno regalato un sacco di meraviglie. Soprattutto Johnny Cash e Bob Dylan.

 

Superman: Year One #3, copertina di John Romita Jr.

 

 

Fonte: Comic Book Resources