Amethyst, principessa di Gemworld, recentemente reintrodotta sulle pagine di Young Justice, si è conquistata una maxi-serie in dodici parti dai toni marcatamente fantasy. A realizzarla come autrice completa è stata chiamata in causa dal plenipotenziario Brian M. Bendis nientemeno che Amy Reeder, già co-creatrice di Rocket Girl e apprezzatissima copertinista.

A lei spetta il compito di traghettare il personaggio dalla serie per ragazzi originale datata 1983 al mondo e alle sensibilità dei giovani lettori odierni. Con entusiasmo e determinazione, la Reeder ha recentemente parlato in un’intervista della genesi, dello sviluppo e delle aspettative che ruotano attorno al progetto targato DC Comics:

 

Amethyst #1, anteprima 01

Reeder – Ho ricevuto una chiamata da Andy Khouri, e ho immaginato che lui e Brian Bendis volessero farmi fare qualcosa. Aveva sentito dire che volevo lavorare come sceneggiatrice e disegnatrice, e che volevo farlo indipendentemente, perché mi piacere lavorare in un mondo mio e cose del genere. Quindi mi ha detto: “Be’, sì, possiamo darti un ampio margine di libertà e fidarci di te, così potresti fare qualcosa con noi.” Mi ha descritto i vari personaggi che volevano introdurre nella linea Wonder Comics. La Young Justice stava per visitare Gemworld, e avrebbero incluso anche Amethyst. E quello era un personaggio su cui volevo lavorare da molto, molto tempo.

Avevo infatti inviato una mia proposta per Amethyst molti anni prima, probabilmente nel 2006 o nel 2007, ma venne respinta. Questo prima ancora di Madame Xanadu, su cui poi iniziai a lavorare. Volevo semplicemente provare a reinventare il personaggio, che poi finì per essere Madame Xanadu, ma, sì, ho pensato ad Amethyst per molto tempo, ed è meraviglioso poter finalmente esplorare questo mondo fantasy. Credo sia fantastico che faccia parte dell’Universo DC e sia così femminile, viola, scintillante… Quindi sì, sono davvero entusiasta di essere stata coinvolta nel progetto.

Amethyst #1, anteprima 02

Ho letto la serie originale del 1983, dodici numeri. Ho preso vari appunti, ma ho anche cercato di non dipendere troppo da essa. In pratica ho usato ciò che aveva più senso e mi sono mantenuta fedele all’intero concetto originale, al fatto che lei sia cresciuta sulla Terra e abbia scoperto di essere una principessa su Gemworld, così come il malvagio Opal, i suoi veri genitori e quelli adottivi sulla Terra, cosa che crea un interessante parallelo tra lei e Superman, credo. Ho cercato di mantenermi fedele a quello che era lo spirito generale di Gemworld e alle sue atmosfere. Ci sono molti rimandi all’originale.

L’unica indicazione che ho avuto da Bendis, all’inizio del progetto – e credo sia un’ottima idea – è stata quella di non far diventare Amethyst adulta quando torna su Gemworld. Non c’è nessuna trasformazione. Si tratta sempre di lei. E ho pensato che avesse un senso. Ci sono molti dettagli che mi sono divertita a creare, esseri e oggetti che prima non esistevano. Ho modificato alcune cose che ritenevo un po’ rozze, superflue. Ho trasformato il Pegaso unicorno in un semplice Pegaso, perché nella mia storia c’è un Narvalo, e volevo che il suo corno fosse speciale… e così via.

Amethyst #1, anteprima 03

Dopo avere lavorato su Rocket Girl, che era a tema fantascientifico e richiedeva una massiccia dose di disegni tecnici, avevo deciso di non voler mai più toccare un righello, un modello o un curvilineo per il resto della mia vita. Quindi sapevo che il lavoro successiva sarebbe dovuto essere un fantasy, dove ci sono meno regole. Puoi inventarti quello che vuoi, puoi pensare fuori dalle regole. E questa è anche una sfida per me, perché ho l’abitudine di rispettare molto le regole, Quindi mi sono spinta a lavorare in modo meno realistico.

Il mio obiettivo finale resta però quello di offrire ai giovani lettori la sensazione di trovarsi davvero all’interno della storia. Questo è ciò a cui miro. Voglio che i lettori pensino di essere nella storia, che provino le emozioni dei personaggi, che imparino a conoscerli personalmente e a investire in ciò che fanno. Voglio che ritrovino le loro stesse lotte nelle vite di quei personaggi, che capiscano chi sono, che sappiano distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e capiscano di non essere mai soli. Non mi sforzo di fare nulla di troppo politico, non sarò certo io a dire loro cosa e come decidere. È un fumetto di formazione, ma spero che aiuti i lettori a capire che non devono sentirsi soli.

 

 

 

Fonte: Comics Beat