A Lucca Comics & Games 2019 abbiamo avuto il piacere di tornare a fare quattro chiacchiere con Giopota, che presentava il suo primo fumetto lungo come autore completo, Inni alle stelle, edito da BAO Publishing. Con il fumettista abbiamo parlato delle fonti d’ispirazione dietro a questo nuovo lavoro e di cosa dobbiamo aspettarci dai suoi prossimi progetti.

Ringraziamo Giopota e la casa editrice milanese per la collaborazione.

 

Bentornato su BadTaste.it, Giopota!
“Inni alle stelle” parla di un viaggio: qual è stato il più importante della tua vita?

Direi il Cammino di Santiago, che è stata anche una delle principali ispirazioni per il libro: in parte ho romanzato in chiave fantastica il viaggio che ho fatto. Non volevo raccontare questo cammino in particolare, di cui tanti hanno già scritto, ma è stato il pretesto per trasmettere al lettore le emozioni inaspettate di un viaggio come questo, che è una sfida con se stessi.

Volevo mostrare l’evoluzione di un personaggio che non dà l’impressione di essere curioso, ma che decide ugualmente di intraprendere un viaggio e ne ricava una crescita molto importante. Anch’io come Inni, il protagonista, forse non dimostro un’indole avventurosa, ma non è così: questo aspetto del mio carattere è stato molto utile per delineare il personaggio.

Lo scenario in cui si svolge la storia è un mondo atipico: non si tratta della classica ambientazione fantasy, sembra più una distopia, una variazione del mondo reale simile a quelle che solitamente vediamo nella fantascienza. C’è qualche opera che ti ha ispirato nella creazione di questo universo?

La storia di Inni potrebbe avvenire anche nel mondo reale, ma con lo sviluppo della trama diventa una vera e propria avventura fantasy. Non avevo in mente un’opera precisa come riferimento, ma a posteriori mi viene in mente la saga di Philip Pullman “Queste oscure materie”: “La bussola d’oro”, “La lama sottile” e “Il cannocchiale d’ambra” sono tre dei miei romanzi preferiti e credo mi abbiano influenzato per la commistione tra mondo reale e fantastico.

Non volevo creare un fumetto high fantasy, cioè con un approccio tolkeniano: c’è il rischio di concentrarsi tantissimo sul world building e poi trovarsi in difficoltà a sviluppare la trama. Ho preferito un approccio low fantasy, per concentrarmi sui personaggi e sul racconto.

Inni comincia il suo cammino da solo, ma lungo il viaggio incontra dei compagni e si forma questa sorta di gruppo da quest. C’è una struttura simile a un RPG, ci sono anche influenze videoludiche in questo fumetto?

Assolutamente sì! Se sono uno a cui piace viaggiare, è proprio grazie ai videogiochi e agli RPG [giochi di ruolo – NdR] giapponesi: questa voglia di avventura si è tradotta nel mondo reale e poi è finita nel libro. Ho sempre pensato che il mio primo fumetto da autore completo sarebbe stato un’avventura fantasy.

Fare incontri, perdere di vista alcune persone, avere dei compagni di viaggio e vivere un’esperienza come se fosse una quest, sono cose che ho provato personalmente durante il Cammino di Santiago e che ho inserito anche nel libro. Attraversando la Spagna mi sembrava di vivere in un romanzo, per questo è stato istintivo trarne una storia.

Inni alle stelle, anteprima 01

All’inizio, non sveli esattamente il vero motivo per cui Inni intraprenda il viaggio, solo nel finale diventa chiaro. Ne sono rimasto affascinato. Mi ha ricordato un po’ quegli artisti che sono in grado di disegnare al contrario: dipingono un quadro capovolto e il pubblico rimane incuriosito a guardare finché non lo capovolgono e tutti rimangono incredibilmente sorpresi. È un effetto che hai ricercato consapevolmente?

Sì! Sono molto contento che ti abbia fatto questo effetto, so di aver osato, sono sempre terrorizzato del giudizio del lettore. Nel tuo caso posso considerare l’esperimento riuscito, spero che anche gli altri lettori la pensino allo stesso modo. Con “Inni alle stelle” ho cercato di instaurare un patto di fiducia con il lettore, mi piacciono le storie in cui devi lasciarti guidare e farti sorprendere.

Prima di questo libro avevi realizzato diverse storie brevi e disegnato “Un anno senza te”, su testi di Luca Vanzella (BAO, 2017). Quali sono le principali differenze che hai potuto riscontrare cimentandoti con la tua prima graphic novel come autore completo?

Per me è stato più facile realizzare una storia lunga che un racconto breve, perché ho avuto più spazio a disposizione per raccontare quello che volevo. Questo mi ha sorpreso molto! Dall’altro lato, lavorare come autore unico è più faticoso perché bisogna curare ogni dettaglio di testi e disegni. Quando decidi di partire da solo, il viaggio è più difficile, ma lo fai perché sei curioso di vedere fin dove puoi spingerti. Ovviamente, ho anche potuto contare su editor e alcuni lettori beta-tester durante il percorso, che mi hanno aiutato a prendere la direzione migliore. Però il prossimo progetto vorrei fosse più breve… “Inni alle stelle” ha avuto una lavorazione davvero lunga!

Quindi sai già quale sarà il tuo prossimo progetto?

Il prossimo libro che vorrei fare è il progetto che conservo da più tempo, sapevo di volerlo realizzare quando mi fossi sentito davvero pronto. Mi piacerebbe che facesse parte di un’ideale trilogia fantasy, anche se sarà ambientato in un mondo diverso da quello di “Inni alle stelle”. La storia esiste, ma devo ancora disegnare i bozzetti. Mi piacerebbe concentrarmi su racconti più brevi, dividendo questa storia in due parti.

 

Giopota