Christopher Cantwell, attuale sceneggiatore di Doctor Doom e Iron Man, si confessa sulle pagine di Marvel.com e racconta il suo percorso di avvicinamento e approdo al mondo del Fumetto. Da regista e sceneggiatore per la televisione e il cinema, nonché produttore, è giunto alla scrittura di comics in maniera non esattamente tradizionale. Ecco cosa ha detto di sé lo scrittore.

 

Cantwell – Nel 2017 ho avuto un’idea che sembrava poter funzionare molto meglio come fumetto che come progetto per la TV o il cinema. Era una storia che sembrava esplodere da dentro d me e che era rimasta nella mia testa per ormai quindici anni. Appena ho potuto, ho contattato la sceneggiatrice G. Willow Wilson, che era una fan del mio show televisivo, e le ho chiesto qualche consiglio. Sorprendentemente mi ha messo in contatto immediatamente con la leggendaria editor Karen Berger. Ho discusso gli elementi della mia idea assieme a Karen al telefono e lei mi ha modellato dando alla storia una direzione più personale. Ho riarrangiato il soggetto e tutto quel che avevo tentato di fare con la mia idea ha trovato posto. Ho mandato il risultato a Karen e il risultato è She Could Fly, il mio primo fumetto.

 

Dopodiché sono giunti altri progetti e infine il lancio di Doctor Doom, la serie dedicata a Destino che lo presenta in vesti del tutto inedite e mescolate a un po’ di umorismo. La promozione definitiva avviene con l’incarico di scrivere Iron Man, per le matite di Cafu. Tony Stark è da sempre un grande pallino di Christopher Cantwell, che considera il giallo e oro della sua armatura non meno iconico del rosso e blu di Spider-Man e, inoltre, vede in Il demone nella bottiglia, storico ciclo di storie dedicate ad Iron Man, una delle storie più influenti di sempre.

 

Iron Man #2, copertina di Alex Ross

Cantwell – Quando mi hanno proposto Iron Man ho urlato di gioia e mi sono immediatamente messo al lavoro. Il che significa ricerca, riflessione e scrittura a mano sotto ansia. Ho messo insieme più di venti pagine di proposte per Tom Brevoort: una specie di grande guazzabuglio di idee, credo, ma che conteneva tutte le trame che sto raccontando nell’attuale arco narrativo. Una volta ottenuto l’incarico ho iniziato a raffinare la storia e a semplificarla, per renderla coesa e potente, emotivamente direzionata.

Sono cresciuto in una famiglia ossessionata dalle automobili. Mio padre era un pilota di corse clandestine, negli anni Sessanta e Settanta, quando era un ragazzo, e mio zio era in una gang di motociclisti, durante la sua folle giovinezza. Poi lavorò come camionista per decenni. Io ho imparato un sacco su cosa voglia dire far funzionare un motore, da adolescente. Ai tempi dell’università, guidavo una folle Mercury Comet Caliente del ’65. Coda divertente, quell’auto un tempo è appartenuta al regista di Iron Man, John Favreau. Tra me e lui, ha passato solo un altro proprietario.

Non amo le automobili costose e appariscenti, ma adoro le meccaniche che fanno funzionare un’auto e l’arte della guida. Amo i personaggi delle storie che coinvolgono macchine e camion. Quindi, quando guardo ai disegni di Bob Layton, mi sembra che Iron Man abbia l’aspetto di un’auto d’epoca, di veloce e sportiva. Volevo riportare nel personaggio l’idea di meccanismi  nudi e crudi. La mia run è, in qualche modo, la storia di un tizi con un’auto incredibile a disposizione e non perfettamente in grado di controllarla, che fa un sacco di incidenti e si trova a dove riparare se stesso sia fisicamente che emotivamente. Cafu ed io abbiamo lavorato su come gestire i danni che si accumulano sull’armatura. Graffi, bozzi e incrinature raccontano la vita di un veicolo ed è quel che vogliamo anche per Iron Man.

 

Vedremo un Tony Stark più umile, nelle storie di Christopher Cantwell, che ammette però che non sarà facile per lui. Un personaggio che ha sempre avuto una specie di complesso di Dio non scende sulla terra senza sforzi. Un po’ come l’altro personaggio che lo sceneggiatore ha sottomano: il Dottor Destino. Sia Tony che Victor sono arroganti e incredibilmente intelligenti, forse troppo per il loro bene, ed entrambi credono di sapere cosa sia meglio per gli altri, anche quando si sbagliano. Tutti  e due sono ossessionati dal dimostrare qualcosa. La differenza? Iron Man si impegna molto di più per non uccidere nessuno.

 

Cantwell – Voglio che i lettori abbiano modo di divertirsi. Questa è una storia di super eroi e il mondo è un posto complesso in cui vivere, oggigiorno. Se qualcuno ha modo di prendere gli albi di Iron Man e passare venticinque minuti piacevoli in cui disconnettersi dagli orrori che abbiamo intorno, allora abbiamo fatto un buon lavoro.

Nessuna storia è davvero buona se non ha un’argomento e ovviamente la nostra ne ha, anche più d’uno, ma è importante che il dramma di una vicenda dovrebbe sempre essere uno specchio delle cose, non il messaggio. Credo che un sacco di gente nel mondo, in questo periodo, si chieda se davvero saremo in grado di trovare o ritrovare la nostra anima, collettivamente e individualmente. E questo tema è nella serie. La salute mentale, l’analisi di sé contrapposta all’auto-assorbimento, la volubile percezione di che cosa sia un eroe e cosa sia un criminale agli occhi del pubblico.

 

 

Fonte: Marvel