In parallelo con gli eventi di Dawn of X, la Marvel ha lanciato alcuni speciali rinverdendo la vecchia tradizione dei Giant-Size, albi giganti autoconclusivi incentrati su un tema specifico. Quelli già pubblicati sono dedicati a Emma Frost, Jean Grey, Magneto e Fantomex, mentre quello di Tempesta è in arrivo. È inoltre prevista un’uscita non incentrata su un personaggio specifico, ma su un momento della storia degli Uomini X: si torna al passato con Giant-Size X-Men: Tribute to Wein & Cockrum #1, che riproporrà in una nuova veste lo storico racconto scritto da Len Wein e disegnato da Dave Cockrum che diede vita alla Seconda Genesi: la seconda squadra (ufficiale) radunata da Charles Xavier, che nella sua prima missione se la dovette vedere con Krakoa, l’isola che oggi è la patria di tutti i mutanti.

 

 

Non si tratta però di una semplice riedizione, bensì di un albo ricreato ex novo da una nutrita sequenza di artisti che include i nomi di maggiore spicco della Casa delle Idee, ognuno dei quali ha ricreato una tavola dell’albo nel suo stile personale.

A dirigere la realizzazione di questo specialissimo numero, Jordan D. White, l’editor delle testate mutanti, che con un’intervista lasciata di recente ci porta dietro le quinte del progetto:

 

Giant-Size X-Men: Tribute to Len Wein e Dave Cockrum #1, copertina di Adi Granov

White – Ho riletto di recente i fumetti precedenti a Giant-Size X-Men, uno al giorno, e la storia mette in netto contrasto quanto le cose siano cambiate dopo il debutto della squadra “All-New“. I 5 originali sono fantastici, ma a conti fatti le loro dinamiche di squadra non erano eccezionali. Provenivano tutti da background relativamente simili e avevano tutti un temperamento relativamente simile. Erano cinque studenti adolescenti che andavano all’avventura assieme al loro insegnante. Giant-Size capovolse il concetto: partendo dal concetto base dei mutanti che sono comparsi da poco nel mondo e sono odiati e temuti dagli umani in mezzo a cui vivono, ha ampliato il raggio, passando da una classe di una scuola per giovani dotati a… ovunque. Una squadra i cui membri provengono da sette nazioni diverse, le cui idee e temperamenti non collimano, ma con un legame comune che li unisce. E da quel legame, rivelatosi inaspettatamente profondo, nasce a sua volta una famiglia. È una squadra molto più interessante degli O5.

La mia assistente Annalise Bissa si è rivelata imprescindibile nel realizzare questo progetto nel modo più scorrevole possibile. Assieme a lei ho stilato una lista di artisti che volevamo veder lavorare su questo numero. Per prima cosa, in tutto ci sono solo due splash page, quindi volevamo assegnare quelle prima di tutte le altre. Il primissimo nome che ho contattato per parlare di questo progetto è stato Alex Ross, per chiedergli di disegnare la prima pagina. L’idea di aprire il fumetto e di vedere la classica immagine collettiva della squadra che emerge dalle ceneri resa nel pieno stile pittorico di Alex avrebbe posto un’asticella molto alta per il resto del numero, sapevo che dovevamo assolutamente renderlo possibile.

Poi, guardando la seconda splash, abbiamo contattato Mark Brooks, sapendo che avrebbe colto magistralmente l’inquadratura della squadra al completo all’interno della scuola per la prima volta. Da lì in poi, Annalise ha contattato una manciata di artisti ogni giorno, forse due o tre, chiedendo loro se volessero far parte del progetto. Abbiamo proceduto a piccoli gruppi, in modo che potesse inviare un PDF delle pagine rimaste e consentire a ogni artista di scegliere su quali lavorare. Man mano che le pagine venivano scelte, le cancellavamo dall’elenco, finché non abbiamo ottenuto il numero completo.

Giant-Size X-Men #1, copertina di Gil Kane

Gestire un fumetto con tutti questi pezzi in movimento è sempre difficile. Ci sono molte cose a cui stare dietro. Credo ci siano circa sessanta autori al lavoro a un singolo albo, quando normalmente ne abbiamo… sei, sette? E anche se le assegnazioni erano generalmente lunghe solo una pagina, è stato comunque come seguire trentasei progetti contemporaneamente. Quindi è sempre difficoltoso. Ma ancora una volta, devo ringraziare Annalise Bissa per avere coordinato il tutto. Grazie alla sua tabella di marcia abbiamo tenuto d’occhio ogni cosa e mantenuto tutto in ordine.

Mi chiedono spesso se molti dei mutanti che compaiono nell’albo faranno ritorno nell’era attuale. Ovviamente abbiamo Krakoa. È stato Jonathan Hickman a pensare di fare di Krakoa la nazione umana, e ho pensato subito che fosse un colpo di scena notevole. L’isole è un mutante. Con il senno di poi sembra ovvio, ma con le idee migliori è sempre così. Poi abbiamo Sole Ardente e Banshee. Entrambi hanno dei sostenitori tra gli autori con cui ho parlato, ed entrambi sono stati proposti come possibilità in alcuni progetti che stiamo vagliando. Non posso promettere che appariranno, ma sicuramente minacciano di farlo. E infine abbiamo Thunderbird. Non voglio fare spoiler, mi limiterò a dire che abbiamo discusso a lungo di Thunderbird e della sua potenziale resurrezione a Krakoa. Purtroppo, se date un’occhiata alla cronologia, nel momento in cui Xavier ha completato la sua versione definitiva di Cerebro e ha iniziato a registrare le menti, Thunderbird era già morto.

Qual è il mio X-Men preferito della squadra “All-New”? Se proprio devo sceglierne uno, Nightcrawler. È ancora uno degli X-Men più popolari, quarantacinque anni dopo il suo debutto, il suo aspetto è straordinario, nessuno è mai riuscito a superare il suo look originale, per quanto ci abbiano provato, e l’idea di questo personaggio benevolo e amichevole che esternamente ha l’aspetto di un demone… be’, funziona su tutti i fronti. Lo segue molto da vicino Tempesta.

 

 

Fonte: AIPT