Mark Russell parla di Marvels Snapshots: Captain America #1 sulle pagine di Games Radar. Sono passati un paio di mesi dacché vi abbiamo dato conto delle dichiarazioni del suo collega disegnatore, Ramón K. Pérez, su questa storia che, di fatto, si ispira in maniera importante a una delle avventure della Sentinella della Libertà più famose di sempre: Bomba di follia, di Jack Kirby. L’opera è uscita negli Stati Uniti il 26 giugno, con grande ritardo rispetto agli annunci originali, causato dall’emergenza sanitaria. Le considerazioni che state per leggere sono di poco precedenti all’uscita.

 

Russell – La storia racconta la situazione immediatamente successiva a Bomba di follia e, in particolare, quella di un ragazzo del South Bronx che tenta di rimettersi in piedi dopo che la bomba ha distrutto il suo quartiere e ha ucciso suo fratello. Abbiamo preso grande ispirazione dal modo in cui il South Bronx fu abbandonato negli anni Settanta, quando divenne semplicissimo per i padroni degli stabili dare alle fiamme i loro stessi palazzi invece di ristrutturarli per renderli abitabili. All’epoca, la Polizia interveniva per sedare le rivolte, invece di proteggere in effetti gli abitanti. La storia parla di come si possano ignorare i problemi altrui solo fintanto che non diventano i nostri. Una lezione che non sembra riusciamo a imparare.

Marvels Snapshots: Captain America, copertina di Alex Ross

Il punto di vista sarà quello di Felix Waterhouse, una specie di ragazzo prodigio dell’elettronica che sta a guardare mentre il resto di New York è ricostruito dopo la bomba, ma non il proprio quartiere, per lo più povero e abitato da neri. Un giovane uomo molto riflessivo che racconta la sua storia e i propri pensieri su quel che sta succedendo, quasi come in un diario. Racconta non solo di sé, ma anche della propria famiglia e del suo vicinato, di come la gente tenda a interiorizzare il senso di colpa dovuto al fatto di essere vittima di un sopruso, paradossalmente, e di come la vera bomba di follia sia rappresentata da tutto questo.

Kurt Busiek mi ha contattato con la proposta di scrivere una storia per gli Snapshots, ambientata appunto subito dopo Bomba di Follia, che fu realizzata nel 1975. Aveva un’idea generica del soggetto, che doveva includere un ragazzino che voleva andare al college, ma non poteva per causa appunto della bomba. Un punto di partenza bello ricco, per me. Quando scrivo una storia ambientata in un’epoca e in una situazione precise, mi piace ragionare su quel che succedeva nel mondo in quel momento e ai suoi rapporti con quel che accade oggi. Mi è parso naturale parlare della crisi del Burning Bronx, che fornisce analogie interessanti sul modo in cui ancora oggi preferiamo vivere sfruttando la miseria della gente, piuttosto che finanziare i servizi che renderebbero vivibili le nostre città.

 

Una storia fortemente politica, quella di Russell, che parla di istituzioni che ignorano le persone che dovrebbero servire e di come sia naturale che i cittadini si organizzino e agiscano in modo da rendere impossibile alle istituzioni di ignorarli. Cosa che, secondo lui, descrive pienamente quel che sta succedendo in questo momento negli Stati Uniti. Curioso che una sceneggiatura prevista per l’uscita mesi fa rifletta in maniera così aderente alcune dinamiche relative alle proteste targate Black Lives Matter.

 

Russell – Kurt Busiek è stato un collaboratore splendido. Abbiamo parlato moltissimo al telefono e poi gli ho mandato una sceneggiatura. Dopodiché mi ha richiamato per dirmi dove avevo sbagliato. Pensavo di sapere come si scrive una sceneggiatura per un fumetto, ma lavorare con Kurt è una cosa che ti apre gli occhi. Ha grande istinto riguardo ciò che funziona o meno ed è incredibilmente attento alle minuzie, ai piccoli dettagli importantissimi della creazione di una storia. In un’occasione mi ha chiamato per farmi togliere la punteggiature dalle onomatopee, spiegandomi che non hanno la funzione di parole, ma di effetti sonori, quindi non ne avevano bisogno.

In altre occasioni, è capitato che parlassimo della sceneggiatura per dieci o quindici minuti, al telefono, e poi per un’ora di fumetti in generale, oppure delle nostre bizzarre convinzioni riguardo la scrittura. Non so cosa ne sarà di questo fumetto, ma certamente avrò sempre care queste conversazioni.

 

Ramón K. Pérez è un maestro nel convogliare le emozioni umane sulla pagina. Questa la motivazione per cui Russell lo ha voluto al fianco su questa storia. Marvels Snapshots: Captain America aveva bisogno di un disegnatore che potesse comunicare lo stato d’animo e il punto di vista del suo protagonista anche solo con un cenno del capo e Péréz era l’uomo giusto per la missione.

 

Russell – In una storia autoconclusiva come questa, tutto deve essere immediato. Non ci si può risparmiare per dopo, ma riversare tutto quanto sulla pagina. Se si mette in moto qualcosa nella prima parte della storia, sarà meglio avere un’ottima ragione per farlo. Se una pedina non si muove a breve, non ha senso che sia sulla scacchiera. In una storia singola come questa, lo spazio è prezioso e quindi ogni vignetta deve avere un ruolo e un senso.

Spero che i lettori di Capitan America si trovino per le mani una storia riflessiva su cosa significhi l’eroismo nel mondo reale. Uno degli aspetti sfidanti di questo fumetto stava nel fatto che bisognava scrivere una storia di Cap in cui non è in effetti lui il protagonista. Ma il fatto stesso di stare un po’ in disparte gli ha dato l’occasione di essere un po’ più vulnerabile del solito, di essere più uomo che eroe, di sentirsi dire ciò che la gente ha bisogno da parte sua e di affrontare le sfide rappresentate dall’essere eroi in un mondo che ha così bisogno di essere aggiustato.

 

 

Fonte: Games Radar