In questi giorni è arrivato sugli scaffali italiani il sesto volume di Giant Days, il fumetto di John Allison pubblicato nel nostro Paese da Edizioni BD. Il fumetto in patria si è concluso l’anno scorso con uno speciale, ma il suo universo narrativo prosegue la sua corsa grazie a uno spin-off su Lottie.

Newsarama ha intervistato lo sceneggiatore del fumetto, parlando degli inizi della sua carriera e del processo creativo con cui è nata la serie:

 

John Allison – Ricordo che mio padre mi portò un paio di fumetti DC: uno era un albo in cui Superman si strofina sulla testa un po’ di polline alieno così da potersi far tagliare i capelli da un normale barbiere. Penso dovesse fuggire da un gorilla a cui non piacevano i suoi capelli neri, su questo dovete fidarvi di me. L’altro era un numero di Arion. Doveva essere il 1982, perciò dovevo avere sei anni.

Se osservate i fumetti che ho fatto da bambino, chiaramente non ero un disegnatore o un narratore esperto. La scena dei fumetti britannici è così piccola che non sarei mai stato in grado di lavorare in quel settore, perciò non ho mai preso le cose particolarmente sul serio: gli Stati Uniti sembravano qualcosa di irraggiungibile. Penso che essere su Internet quando ha cominciato a diffondersi, alla fine degli anni ’90, abbia reso il mondo improvvisamente molto più piccolo e valeva la pena fare un tentativo.

Quando ho finito l’università, ci soluti un po’ di mesi perché trovassi un lavoro, perciò ho passato l’estate a fingermi impegnata con i miei genitori, così che loro non si innervosissero. Decisi di mettere assieme un portfolio per presentarmi ai quotidiani statunitensi; è così che ho iniziato a realizzare le strisce di Bobine. Ho pubblicato le strisce online e il resto è storia. sono occorsi alcuni mesi per trovare un lavoro, quindi ho trascorso l’estate cercando di guardare occupata la casa dei miei genitori in modo che non diventassero “irrequieti”, diciamo. Ho deciso di mettere insieme un pacchetto di presentazione per i sindacati dei fumetti statunitensi: è così che ho iniziato a creare le strisce che ho chiamato Bobine. Ho messo le strisce online e il resto è storia.

 

Bobine

 

Una striscia è un’unità di produzione gestibile, soprattutto all’inizio se, come me, non sei mai riuscito a fare un fumetto più lungo. La facilità di accesso per i lettori e il rapporto con il pubblico erano altre due cose che davo per scontate, fino a quando non mi sono spostato sulla carta stampata.

Quando io ho iniziato, i webcomic non erano qualcosa di diffuso.

Allison: Quando ho iniziato, i webcomics non erano proprio una cosa. È stato un caso se mi sono ritrovato a far parte della prima ondata. È stato molto più facile fare soldi con un processo individuale, che cercare di guadagnare con un piccolo anticipo o le deboli royalty di un editore indipendente. Il mio lavoro comunque non era adatto a loro, per molto tempo. Inevitabilmente sono diventato l’editore di me stesso, che è stato comunque un percorso per arrivare nel mercato tradizionale. Mi sembrava un processo naturale.

Sto ancora realizzando webcomic, penso che sia importante per tenermi in allenamento. Lanciare una serie a fumetti indipendente sul mercato è un impresa, al momento il mondo è molto imprevedibile e c’è il vantaggio di poter fare tutto in autonomia. Dubito che lancerò un nuovo fumetto duraturo come Scary Go Round, ora è più difficile costruirsi un pubblico rispetto che in passato. Non sono sicuro di essere adatto a Tapas o Webtoon, dove ci sono molti giovani lettori.

 

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Penso che il mio approccio ibrido tra webcomic e fumetto tradizionale sia stato efficace per alcune persone: Molly Ostertag e Noelle Stevenson hanno avuto grandi risultati. Devi tenere tutto in equilibrio, i tuoi fumetti fanno due lavori diversi. Non è facile. I tuoi volumi cartacei possono diventare un po’ pesanti o le tue strisce un po’ confusionarie, devi mantenere alta l’attenzione in entrambi i cambi. Può creare problemi di ritmo.

Ma è stato un sollievo poter lavorare a qualcosa che andava oltre ai lettori raccolti attraverso i webcomic. Però mi mancavano i feedback, ai quali mi ero abituato, perché dalla sezione commenti potevo sapere sempre cosa le persone pensassero dei miei fumetti. Ma mi godevo la cerimonia dell’uscita mensile, mi piacciono i periodici. Mi piace aspettare.

Giant DaysMi interessavano gli slice-of-lice, i fumetti come forma di intrattenimento leggera e per adulti. Mi è stato chiesto di scrivere fumetti di supereroi e forse un giorno lo farò, ma non è il motivo per cui faccio questo lavoro, lo sentirei come un compito da eseguire. Adoro un sacco di autori che realizzano storie di fumetti, ma la narrazione è intrinsecamente per ragazzi, anche se i fumetti sono realizzati per attirare un pubblico che invecchia. Per apprezzarli a fondo bisogna avere la monomania di un bambino di sette anni. Uno spaccato di vita e, ancor più importante, una storia comica è qualcosa di accessibile per chiunque.

Gli adulti sembrano amare esclusivamente i film di supereroi, ma i fumetti supereroistici sembrano non avere senso per loro: cosa contengono, come vengono venduti, cosa significa essere visti leggerne uno. In questo c’è sicuramente una lezione.

 

 

Fonte: Newsarama