Se avete seguito anche soltanto semi-regolarmente la produzione di una delle grandi case editrici di fumetti statunitensi, sicuramente avete letto qualcosa di Vita Ayala, una scrittrice che vanta collaborazioni con tutti i grandi editori, da Marvel a DC Comics, da Valiant a Image.

Reduce dalla testata regolare che ha riportato in scena Morbius, il Vampiro Vivente, e dall’indipendente The Wilds, che tocca gli argomenti più attuali che mai della diversità, della discriminazione e dell’integrazione razziale, la Ayala ora si appresta a cimentarsi con il mondo mutante con Childrens of the Atom. In tutti questi progetti si premura di dare voce alle minoranze di cui fa parte, quella nera e quella queer, e di dare il suo contributo alla causa della tolleranza e della sensibilizzazione a questi temi.

Nell’intervista rilasciata a Comic Book Resources, racconta il suo lavoro con queste parole:

 

Children of the Atom #1, copertina di R.B. Silva

Ayala – Quando ero piccola adoravo sia la Marvel che la DC. Ero attirata dai loro personaggi. La Marvel aveva diversi eroi di colore, mentre la DC offriva personaggi femminili e queer ben sviluppati. Erano quelli che più mi interessavano. Una delle cose che non capisco è la gente che crea interi universi ma non pensa a includere personaggi di colore o queer. Per me non ha senso. Insomma, siamo persone reali, siamo proprio qui e siamo presenti in ogni grande evento storico. Siamo proprio qui.

In The Wilds ho voluto parlare delle comunità di cui faccio parte. È impossibile far sentire rappresentati tutti, nelle proprie opere, specialmente con un singolo personaggio, ma volevo inserire il maggior numero possibile di persone nella serie affinché potessero riconoscersi e avere la sensazione che parlassero tra loro. Certe scelte sono pienamente intenzionali, ho voluto essere più benevola possibile nello scrivere la mia serie. Ho già detto molte volte che se sei brown e queer, non morirai nelle mie serie. Ti torturerò in altri modi, perché essere creativi vuol dire anche questo, ma non ti ucciderò, perché direi che ne abbiamo abbastanza; credo che dovremmo essere funzionalmente immortali ora.

Morbius è un titolo su cui mi è piaciuto lavorare e su cui ho lottato, perché è la prima serie che ho avuto dal 2013 o giù di lì. È stato un grande momento. Penso di essere la prima sceneggiatrice nera a lavorare su Morbius. O forse no? Credo di sì, e ho sentito molta pressione! Adoro i vampiri angosciati; ho un debole per quel genere di cose. Sono il pubblico perfetto per quel genere di cose! Morbius è un personaggio super-angosciato e totalmente ripiegato su se stesso. Hai l’impulso di dargli una scrollata e di dirgli: “Amico, sei tu l’artefice della tua distruzione!”

Morbius #1, copertina di Ryan Brown

Quindi riuscire a scrivere quella storia, a lavorare con Marcelo Ferreira e Roberto Poggi, ad arrivare fino in fondo e a sentire i lettori che dicevano “Non l’ho odiato!”, è stato magnifico. È un protagonista molto autoindulgente. Mi sono sentita molto orgogliosa. Dopo l’annuncio avevo un follower che continuava a comparire nel mio profilo dicendo: “Morbius è il mio preferito! Non rovinarlo!”, e io pensavo “Va beeeeene. Calma”. Quando è uscito il primo numero, mi ha scritto. “L’ho letto… finora, tutto bene. Non fare danni con il prossimo!”. Sono molto orgogliosa di non avere fatto danni stando al giudizio di quel lettore. È stato la mia stella polare!

Su Children of the Atom posso dire che adoro davvero questi personaggi, così come lavorare su di loro con Bernard Chang e il nostro editor Chris. Quando crei dei personaggi per una serie su licenza, è come se crescessi i figli di qualcun altro. Cioè, ho creato questa cosa, ma non è mia. Quindi cerco di mantenere il maggior distacco possibile perché so che dovrò lasciarli andare. Ma non ho avuto modo di mantenere il distacco con questi ragazzi, perché mi piacciono da morire e spero che piaceranno anche ai lettori.

 

 

Fonte: CBR