Dovreste già sapere di Superman Smashes the Klan, il progetto DC Comics affidato alla penna di Gene Luen Yang e alle matite di Gurihiru. Destinato ai lettori più giovani, è ambientato nel 1946 e vede il più noto super eroe dei fumetti affrontare il Ku Klux Klan, l’organizzazione segreta sinonimo di razzismo negli Stati Uniti.

La miniserie è sostanzialmente l’adattamento di Clan of the Fiery Cross, un radiodramma degli anni Quaranta che aveva appunto l’Azzurrone come protagonista.

Yang è stato intervistato in merito, ed eccovi le sue dichiarazioni più succose:

 

Superman Smashes the Klan, copertina di Gurihiru

Yang – Ho letto per la prima volta dello show radiofonico sul libro Freakonomics. C’è un capitolo dedicato a Clan of the Fiery Cross. Gli autori l’hanno utilizzato per dimostrare il potere di una storia che racconta di un tizio con il mantello che combatte un’organizzazione terroristica esistente, con effetti concreti nella realtà. Nel libro veniva spiegato come, al centro dell’attenzione, ci fosse una famiglia di Sino-Americani, come me. Ecco perché mi rimase particolarmente impressa.

C’è una gran bella storia di Rick Bowers, un libro, che si intitola Superman Versus the Ku Klux Klan, che parla di questa vicenda. Si tratta di un romanzo per giovani adulti e l’ho letto con mio figlio quando era in quinta elementare. Poi, un paio di anni fa, mi sono trovato a pranzo con Marie Javins, che sarebbe poi diventata l’editor della miniserie. Ci scambiavamo idee e quella di Superman Smashes the Klan è saltata fuori, tra le altre.

Il fatto è che questa storia, parlo di quella originale raccontata in radio, è una delle avventure più famose in assoluto di Superman, ma non è mai stata presentata a fumetti. Ho cercato un’edizione e sono rimasto sorpreso di scoprire che non esisteva. Perché si tratta di una storia importantissima. Mi sento davvero fortunato di aver ottenuto l’approvazione della DC e di aver potuto realizzarla con Gurihiru.

Superman smashes the Klan #1, copertina di Gurihiru

Nel radiodramma, la famiglia sino-americana aveva un ruolo centrale nei primi episodi, per poi allontanarsi dal proscenio e finire un po’ sullo sfondo. Erano parte delle ragioni che davano vita a tutta la vicenda, ma restavano realmente protagonisti solo nella prima parte, poi sempre meno. Una famiglia di quattro persone: padre, madre, fratello e sorella. Solo i due maschi avevano dei nomi e delle battute, nella versione originale. Sappiamo delle due donne solo perché sono nominate in un singolo dialogo.

Nell’adattare l’avventura a un pubblico più moderno, abbiamo pensato di creare degli equilibri diversi nel sistema dei personaggi, in maniera che ci fosse una pluralità di voci nella storia. Uno dei vuoti del radiodramma riguarda la sorella, di cui non sappiamo nulla se non che esiste. Abbiamo deciso perciò di usarla come punto di vista della narrazione e uno dei personaggi principali.

Una delle cose che amo di Superman è che appartiene a due culture diverse: da un lato è una vera e propria icona americana, ma dall’altro è uno straniero, un immigrato. Non solo appartiene a una cultura diversa, ma a un mondo del tutto alieno. Deve sempre mantenere un equilibrio tra le due cose. Le mie storie preferite di Superman fanno riferimento a questo concetto, ma non so se sia mai stato analizzato tanto a fondo. E ho pensato che contrapporlo a questa ragazzina fosse un ottimo modo per farlo.

 

La storia mantiene l’ambientazione dell’epoca, e Yang la racconta assumendo un punto di vista culturale molto cinese. Il che aiuta, perché gli eventi contemporanei che riguardano la Cina non sono semplici da trattare, ma l’autore ha intenzione di utilizzare il passato come uno specchio del presente.

 

Yang – Nella versione in volume che uscirà questo mese troverete, finalmente in forma unitaria, il saggio che abbiamo scritto per la miniserie e pubblicato diviso nei tre numeri, completo di foto che lo accompagnano. Una mostra un soldato sino-americano della Seconda Guerra Mondiale, il nonno di un mio caro amico. Un’altra mostra un militare afro-americano, padre adottivo di uno dei miei colleghi insegnanti di un tempo. Entrambi avevano storie incredibili da raccontare. Come tutta l’America di quegli anni, tra i Trenta e i Quaranta, che videro la nascita dei super eroi.

Ho sempre pensato alla storia raccolta in volume. Mi considero soprattutto uno scrittore di graphic novel. Mi piace lavorare a prodotti seriali, ma credo di essere più noto per i miei romanzi a fumetti. Considero questa la mia prima graphic novel dedicata a Superman. Come pubblico di riferimento, avevo in mente soprattutto gli studenti delle scuole medie e i lettori giovani adulti.

 

 

 

Fonte: Newsarama