Attenti a cosa desiderate, lettori di comics! A volte editori e autori sono disposti a concedervelo, ma non per questo le storie miglioreranno. Altre volte, saranno lesti a prendere la palla al balzo e a ritorcervi contro i vostri desiderata. Nel migliore dei casi, infilandovi dentro del genio. Un po’ come è successo all’epoca delle storie di Mark Waid e Gregory LaRocque, quando i fan chiedevano a gran voce il ritorno di Barry Allen nei panni di Flash.

All’epoca, la DC Comics rispose con The Return of Barry Allen (Flash #74/79), appunto, un ciclo di storie che avrebbe dovuto riportare in auge l’eroe morto durante Crisi sulle Terre infinite, ma le cose non andarono proprio così: il Barry che il pubblico ebbe in pasto era infatti un criminale.

Waid, LaRocque e l’editor Brian Augustyn hanno ricordato quel periodo sulle pagine di Newsarama.

 

The Return of Barry Allen, copertina di Gregory LaRocque

Augustyn – Le aspettative del pubblico ci arrivarono forti e chiare, ma noi resistemmo a lungo alla tentazione di riportare Barry in vita. La storyline voleva dire al pubblico di stare attento a quel che chiede.

Waid – La genesi della storia precede il mio arrivo come scrittore sulle pagine di Flash. Quando ero lo sceneggiatore di Justice League Quarterly, avevamo pensato a un numero autoconclusivo in cui Barry sarebbe tornato in scena e tutti i membri del gruppo avrebbero cercato di capire come e se davvero fosse lui. La rivelazione sarebbe stata che in realtà si trattava del nipote, proveniente dal futuro. Non ricordo perché, ma abbandonammo il piano. E ne sono felice, perché doveva essere una storia di venti pagine e ci saremmo bruciati quel che facemmo dopo, e persino la nascita di Impulso.

Nella mia mente, Wally West si era già meritato i galloni di Flash e mi aveva già conquistato, ma certamente la storia fu il momento in cui si conquistò anche la fiducia e l’affetto dei fan, cosa che mi rese molto felice.

LaRocque – Wally aveva bisogno di entrare in possesso dell’eredità di Barry Allen come Flash e di affrontare la pantomima di Zoom, così da diventare un personaggio più solido e dimostrare di poter portare il manto che aveva ereditato. Mi piace pensare che Wally fosse un ragazzo, quando iniziai a disegnare le sue avventure, e noi potemmo osservarlo mentre diventava un uomo. Barry correva, mentre Wally sfrecciava. Lo disegnavo in modo che sembrasse scivolare all’interno dell’aura luminosa della Forza Velocità. Non l’ho mai ritratto mentre correva, ma mentre schizzava via come un pattinatore.

Waid – Riorganizzammo anche i comprimari di Flash, di proposito. Anni dopo, mi resi conto che stavo inconsciamente facendo eco a ciò che amavo delle storie di Superman della Silver Age, quando Clark aveva attorno a sé Supergirl e Superdog, quando era presente la città in bottiglia di Kandor. Insomma, c’erano altri come lui in giro, anche se rimaneva unico. Erano la sua famiglia. Senza esserne cosciente, ho trascinato quell’atmosfera dentro Flash.

The Return of Barry Allen

Augustyn – Abbiamo potuto apprezzare la natura generazionale dell’eroe attraverso la composizione di un’idea di famiglia, la quale si snoda lungo tempi dilatati. Abbiamo creato la Forza della Velocità per connettere tra loro tutti i velocisti. In questo modo, Jay Garrick, Johnny Quick e gli altri erano tutti imparentati dai loro poteri.

Waid – Ho adorato il personaggio di Max Mercury sin dal primo incontro, quando aveva il suo nome originale di Quicksilver. Non sapevo perché, se non per il mistero che aleggiava attorno al fatto che era in giro da anni e non era mai comparso senza maschera, nessuno sapeva il suo vero nome. E poi mi piaceva il suo costume.

Augustyn – Mentre io e Brian mettevamo insieme il cast della serie, ci siamo resi conto che il ruolo di maestro zen della velocità sarebbe stato perfetto per lui. Ovviamente, avremmo dovuto cambiarne il nome di battaglia, per evitare guai con la Marvel, e mi piace ricordare il momento in cui “Max Mercury” uscì improvvisamente dalle mie labbra.

Waid – Mi spiace solo di non aver cambiato il suo costume, perché se l’avessi fatto sarebbe stato un personaggio del tutto nuovo, secondo le regole della DC. E mi varrebbe una piccola somma, oggigiorno.

Riguardo a Barry, non abbiamo mai voluto che tornasse in scena. Era il primo santo patrono ufficiale della DC, ed ero convinto che il suo eroismo servisse molto più al mondo alla luce del suo sacrificio. Ma alla DC di metà anni Duemila c’era un fronte molto potente, propenso a tornare alla Bronze Age, in maniera che Barry e Hal Jordan potessero improvvisamente tornare in scena, a scapito dei loro successori. Non è ciò che avrei fatto io, ma va detto che la scelta ha prodotto molte grandi storie, quindi sembra aver funzionato.

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Augustyn – Io sono chiaramente di parte, ma posso dire che abbiamo fatto del nostro meglio per raccontare la miglior storia possibile. Sentivamo una forte connessione con i personaggi, ed era la loro emotività a mantenere in piedi la vicenda. Immagino che abbia toccato il cuore di molti lettori. Il fatto che Mark abbia scritto una grande sceneggiatura, piena di emozione, aiuta, così come le matite di Greg.

Waid – Fummo in grado di mantenere la suspense riguardo gli eventi. Evitammo volutamente di numerare i capitoli della storia, in maniera che i lettori non potessero aspettarsi il climax a un certo punto e fossero lasciati nel dubbio.

LaRocque – Sono convinto che il Flash di Wally West sia un esempio perfetto di come si crea un personaggio facendo in modo che i lettori possano farne la conoscenza a livelli raramente raggiunti nelle storie di oggi. Si tratta del percorso di un uomo dietro la maschera altrettanto interessante dei quello dell’eroe che la veste.

I fan facevano davvero il tifo per Wally, non solo affinché sconfiggesse gli avversari, ma perché facesse il passo che gli mancava per divenire Flash, acquisisse la fiducia in sé necessaria. Ho sempre pensato che il titolo migliore per quel ciclo sarebbe stato The Return of Flash.

 

 

Fonte: Newsarama