Lo scorso dicembre, la Dark Horse ha annunciato Norse Mythology, una maxi-serie in diciotto parti che adatterà l’antologia di racconti Miti del nord, scritta da Neil Gaiman, a fumetti.

La sceneggiatura sarà di P. Craig Russell, che ha già adattato altri libri dello scrittore britannico, come ad esempio American Gods. Ogni numero vedrà anche la partecipazione di diversi disegnatori, a cominciare da Mike Mignola e Jerry Ordway.

 

In attesa dell’esordio della serie, previsto negli Stati Uniti per il prossimo 27 maggio (quarantena permettendo), Russell ha parlato del suo approccio al progetto:

 

Norse Mythology #1, copertina di P. Craig Russell

Russell – Mi è stato chiesto di realizzare Norse Mythology, e non avevo bisogno di leggere il libro per accettare il lavoro, ma l’ho fatto, per sicurezza. Per prima cosa ho strappato tutte le pagine del libro, l’ho distrutto completamente. Poi sono andato in una copisteria e ho fotocopiato le pagine su dei fogli A3. Questo mi lascia dei margini per prendere appunti e disegnare scarabocchi mentre lavoro alla sceneggiatura. Sottolineo la maggior parte dei dialoghi e compio i primi passi per trasformare la prosa in tavole disegnate. Dopo decenni di attività, ti puoi fare un’idea indicativa di come funzionerà un progetto.

Con Miti del nord c’è un rapporto di circa due tavole a fumetti per ogni pagina di romanzo, uno spazio di manovra confortevole. Inoltre, siamo contrattualmente vincolati dall’editore del romanzo a utilizzare solo una determinata percentuale del testo originale di Neil. La considero una sfida: dover scrivere la sceneggiatura più snella possibile utilizzando prevalentemente la narrazione visiva e lasciando che le immagini raccontino la storia.

La prateria dei poeti è stata una discreta sfida. In un adattamento, la cosa più semplice è definire l’azione e i dialoghi. Quando uno scrittore sviluppa delle idee parlando in modo astratto o ponendo domande retoriche sull’etica o sull’estetica, costringono il fumettista a portare sulla pagina qualcosa che non c’è nell’opera originale. In altre parole, quando il testo non contiene immagini.

Norse Mythology #2, copertina di P. Craig Russell

Neil dà inizio a La prateria dei poeti con un lungo paragrafo sulla natura della poesia e sul perché alcune persone riescano a scrivere in modo che ci tocca profondamente mentre altre no. Il racconto prosegue spiegando come sia possibile e ritorna sulla questione nel finale. Dovevo trovare una narrazione visiva, una specie di vicenda costruita su quelle parole per renderle vive sulla tavola, qualcosa che non modificasse le intenzioni dell’autore ma le rivelasse in maniera visiva. Lasceremo che sia il lettore a dirci se la soluzione funziona.

Per selezionare i disegnatori di questa serie e decidere quale storia assegnare a ciascuno ho fatto un sacco di telefonate, ho mandato e-mail e mi sono confrontato con l’editore Daniel Chabon analizzando i loro portfolio online. Questo processo è durato diversi mesi. Una volta che ho finito la sceneggiatura, il layout e il lettering, con i testi già applicati, le tavole sono state mandate al disegnatore. A volte mandavo delle osservazioni su alcune pagine per chiarire cosa fosse importante, assieme a del materiale di riferimento, ma a quel punto era tutto nelle sue mani e potevamo soltanto sederci e aspettare serenamente il risultato.

Ho lavorato su testi originali di diversi autori, vivi o morti. Una buona storia con una chiara linea narrativa che la attraversi aiuta, ma ciò che la rende interessante sono tutte le varie deviazioni lungo la strada, prendendo la strada panoramica, per così dire. Cerco sempre di includerne qualcuna come spezia narrativa. Le storie di Neil ne hanno in abbondanza, e nonostante tutta la trama da inserire mi assicuro sempre rimanga spazio anche per quelle.

 

Norse Mythology #2, variant cover di David Mack

 

 

Fonte: Comics Beat