La scorsa settimana vi abbiamo proposto una tavola con cui Chris Ware ha dato consigli ai lettori del New Yorker su come affrontare la quarantena. Ogni anno, il settimanale statunitense dedica un intero numero al tema della salute, con articoli, approfondimenti e interviste che affrontano diversi aspetti del mondo della medicina e dell’igiene.

Il caso ha voluto che lo speciale del 2020 arrivasse in piena pandemia Coronavirus, e per l’occasione Ware ha realizzato una copertina che celebra il sacrificio dei medici durante questa emergenza.

L’autore ha spiegato il processo creativo che ha generato questa illustrazione:

 

New Yorker, copertina di Chris Ware

Ware – Come tecnica di procrastinazione, a volte chiedo a mia figlia quindicenne di cosa dovrebbe parlare la striscia a fumetti o l’illustrazione che devo realizzare; non solo perché così ho una scusa per alzarmi dal tavolo da disegno, ma perché lei è attenta al mondo che la circonda, come molti ragazzi della sua generazione. Così, mentre stavo facendo dei bozzetti per la copertina di questo numero, le ho chiesto un parere.

“Devi di sicuro mostrare che la maggior parte dei medici hanno bambini e famiglie”, mi ha detto.

È una buona idea. Ed è anche personale: i genitori di un suo amico sono entrambi medici; quell’amico, distillato in un rettangolo luminoso sul comodino di mia figlia, le ha detto che sua madre ha smesso temporaneamente di andare al lavoro perché sta aspettando i risultati di un test sul Covid-19.

L’ultimo lavoro vero che ho fatto, all’inizio degli anni ’90, è stato consegnare sangue agli ospedali. Il trillo di un cercapersone mi trascinava fuori dal letto per guidare goffamente una Ford Escort bianca fino ai pronto soccorso della zona, dove ho potuto conoscere infermiere e tecnici di laboratorio, stanchi ma determinati. Mentre firmavano i documenti necessari, chiacchieravamo dei film in uscita che avrebbero voluto vedere o mi raccontavano delle loro famiglie. Poi tornavo a casa, vergognandomi del mio piccolo sogno di diventare un disegnatore, ma grato della possibilità di poter almeno tornare a dormire.

Mentre alcuni di noi si pongono il problema di cosa guardare su Netflix, siamo invasi da articoli, saggi e interviste con medici che ci raccontano la minaccia che dovranno affrontare nelle prossime settimane. Gli ospedali si ritroveranno con un esubero di pazienti. Persone volenterose stanno cucendo mascherine artigianali per compensare la mancanza di equipaggiamenti protettivi. I dottori non stanno tornando nelle loro case, per evitare di infettare le proprie famiglie. Sembrano degli elementi della sceneggiatura di un brutto film. In quale razza di incubo ci siamo ritrovati?

 

 

Fonte: New Yorker