Di quali imprese è più orgoglioso in assoluto il signor Jordan D. White, curatore delle testate mutanti, pensando a un anno complesso come il 2019, in cui la Marvel ha dovuto inaugurare al meglio la rivoluzione che ha toccato gli X-Men e i relativi progetti di Jonathan Hickman?

 

 

È presto detto: il modo in cui sono state architettate e realizzate le miniserie House of X e Powers of X, che hanno dato il via alla riforma; il grande lavoro di Matthew Rosenberg su Uncanny X-Men, che ha scritto parecchi numeri rinunciando ai propri piani per avallare quelli del suo illustre successore, il tutto mentre lavorava anche ai tie-in di La Guerra dei Regni; i risultati ottenuti dalla miniserie X-Tremists, scritta da Leah Williams parte del crossover Age of X-Man; il varo di Marauders, serie scritta da Gerry Duggan, che racconta le storie di un gruppo di pirati mutanti guidati da Kate Pryde, reietta di Krakoa di un certo peso e finalmente adulta anche nel nome, per iniziativa proprio di White.

 

Marauders #1, copertina di Russell Dauterman

White – Spero che Gerry non se la prenda se lo dico, ma è stato un mio suggerimento quello di cambiare il nome da Kitty a Kate. Credo sia interessante, perché è una cosa reale.

E credo che sarà impossibile, per alcuni degli X-Men, chiamarla Kate a lungo. Voglio dire, se è quel che vuole, immagino che molti tenteranno, ma l’hanno conosciuta come Kitty per troppo tempo, e perciò la pensano come i fan: istintivamente saranno portati a chiamarla così. Lei, però, è chiaramente cresciuta ed è diventata Kate.

Cosa significa? Sono davvero entusiasta di quel che Gerry Duggan sta per fare con lei. La gente non ha la minima idea di cosa sia in realtà questa serie. Quando l’abbiamo annunciata, nessuno ha capito di preciso cosa avessimo in mente, e abbiamo servito a tutti quanti una nave pirata che non è proprio usuale nel contesto delle storie degli X-Men. Abbiamo chiesto fiducia e, cosa importantissima, il pubblico sta capendo. Adoro questa storia: è davvero divertentissima.

 

Una storia che nei piani iniziali del suo sceneggiatore avrebbe dovuto avere come personaggio principale Longshot, uno dei grandi amori dell’editor:

 

marauders-1-copertina-di-russell-dauterman

White – Nonostante il mio amore per lui, sono convinto ancora oggi che non sia un mutante. Si tratta di uno di quei casi in cui è complicato stabilirlo, perché c’è stato un periodo alla Marvel in cui era conveniente applicare a tutti questa etichetta, mentre in altre epoche è stato esattamente il contrario. Il risultato è che a volte si è creata confusione, e ci sono un po’ di personaggi su cui permane il dubbio.

Uno di loro è particolarmente interessante, oltre che connesso a Longshot: Spirale. Perché nelle storie ci si riferisce a lei molto spesso come a una mutante, ma non lo è.

Fu definita “strega mutante”, se non ricordo male, ma se si guarda alle sue origini, è una normale umana che ha ottenuto sei braccia tramite la magia. Era una stunt-woman di nome Ricochet Rita [vero nome: Rita Wayword – NdR] che fu catturata da Mojo e trasformata in Spirale, e non ci sono indicazioni che fosse una mutante. Credo che si tratti di uno di quei casi in cui, poiché compare nelle storie degli X-Men, un personaggio viene immediatamente bollato come mutante.

 

White ha dunque parlato del proprio rapporto con i commenti che vengono dalla rete e con le opinioni del pubblico:

 

House of X

White – Non si può permettere che il pubblico cambi quel che stiamo facendo. Vogliamo raccontare una storia perché è buona, non perché qualcuno ci dice che lo sia, né perché qualcun altro ci fa sapere quel che vuole e dunque va accontentato. Non è la strategia ideale per raccontare grandi storie. Ci sono sempre stati un sacco di casi in cui la gente, su Internet, dice che una certa testata è meravigliosa, eppure non vende abbastanza copie da essere pubblicata e da poter tentare di rimanere una buona storia. E sono convinto che scrivere e disegnare solo per le pacche sulle spalle non sia una grande idea.

Il Fumetto è un medium dal ritmo elevato, quindi il più delle volte la cosa migliore da fare è guardare avanti. Se si fa qualcosa che non trova una connessione con la gente, penso che la cosa migliore sia continuare a produrre storie al meglio delle proprie possibilità e procedere per tentativi. C’è sempre un altro fumetto in uscita il mese successivo e un altro quello dopo ancora. Non c’è tempo da perdere con il passato.

Senza scendere troppo nei dettagli, la gente online chiede spesso di raccontare per sistemare questioni in sospeso. In generale, non ci interessa. Siamo molto più intenzionati a raccontare cose che facciano procedere gli eventi o, al più, trovare il modo di cambiare la storia in sé, piuttosto che tornare indietro per colmare lacune.

Powers of X #1, copertina di R.B. Silva

La sfida, quando si parla di rischi da prendere, è sempre quella di prendersi quelli giusti. Avete presente Hollywood? Un film fa successo e gli studios ne fanno altri cinque uguali. Solo che non funzionano. Spesso succede che si imparino solo le cose sbagliate dal successo: un film con un cavallo protagonista va bene, e si pensa che sia perché c’era un cavallo. Non credo proprio. La nostra speranza è quella di avere imparato le cose giuste, anche perché Jonathan Hickman è una persona incredibilmente intelligente.

Credo che l’unica cosa che posso pensare mi abbia deluso di tutto il recente rinnovamento è che avevamo fatto piani con un sacco di anticipo e ora siamo in affanno con le uscite mensili. Raccontare buone storie è molto più difficile quando lo devi fare con una scaletta molto fitta. Certo, abbiamo pubblicato House of X e Powers of X settimanalmente e, non vi mentirò, ogni numero è stato portato a termine a ridosso dell’uscita. Ma per mesi, prima di allora, avevamo fatto anche un sacco di altro lavoro, e ora non possiamo più permetterci quel lusso. Stiamo cercando di guadagnare terreno e ricostruirci un po’ di tempo a disposizione, da usare all’occorrenza, con le storie che si stanno facendo grosse e importanti.

Powers of X #6, copertina di R.B. Silva

Jonathan sta portando avanti una grande campagna di rinnovamento di tutto quel che sono gli X-Men, non al loro nucleo ma in superficie. Sono ancora gli stessi, dentro, ma da fuori appaiono in maniera completamente diversa, il che rende le storie che state leggendo familiari e diverse allo stesso tempo.

Certo, possiamo dire che si è cercato altre volte di uscire da quella che chiamo Extinction Era [composta dalle storie degli X-Men pubblicate tra House of M e House of X – NdR], ma secondo me non si era mai riusciti del tutto. Capitava sempre qualcosa che riportava i mutanti alla condizione non solo di minoranza ma di specie in via d’estinzione. Non vuole essere una critica a quel periodo, perché ha accolto molte grandi storie, ma credo che sia durata abbastanza e che i fan fossero pronti a guardare avanti. Jon se l’è lasciata alle spalle alla grande.

Le sfide che il genere mutante ha davanti sono molto diverse dopo House of X, e credo che questo sia importante da rilevare, come lo è sottolineare che, sebbene sia fondamentale mantenere il nucleo di valori di una storia di super eroi, lo è anche non abbandonarlo a se stesso. Ha bisogno di una rinfrescata, di tanto in tanto, per far rinascere l’entusiasmo e riacciuffare l’attenzione degli appassionati. Ho sentito raccontare da tanti rivenditori che fan che non leggevano più fumetti sono tornati a fare abbonamenti appositamente per seguire le storie degli X-Men di cui hanno sentito parlare con tanto entusiasmo.

 

Dawn of X, variant componibili di Mark Bagley

 

 

Fonte: Adventures in Poor Taste