Tini Howard sta affrontando un compito non facile, nel contesto delle storie di rifondazione mutante attualmente in corso alla Marvel: restituire ai fan quel che meritano da scrittrice della rinata Excalibur, una serie in passato di discreto successo di pubblico ma in grado di conquistarsi un affetto totale, avvolgente e incrollabile da parte di coloro che l’hanno apprezzata. Non facile, per una sceneggiatrice che ha dato prove altalenanti e discontinue, sinora, ma certamente una sfida affascinante.

La Howard ha risposto ad alcune domande dei lettori poco prima della pubblicazione di Excalibur #5. Ecco le sue dichiarazioni più sostanziose, a partire da quelle sulla sua visione della magia, da sempre protagonista delle storie di Excalibur.

 

Excalibur #1, variant cover di Kris Anka

Howard – In fine dei conti, gran parte della magia intesa dagli esseri umani ha a che fare con la natura eccezionale degli individui, con la concentrazione e la formazione che hanno e che consente loro di accedere a un certo potere. Credo che la cosa dipenda dal fatto che le comunità umane antiche erano di base agricole e che avessero il desiderio di emergere al di sopra delle masse. Ma ai mutanti questo è stato sostanzialmente negato, quindi la teoria è che la forza superiore dei mutanti starebbe nelle comunità, che però non sono mai stati in grado di creare o proteggere. Forse i loro poteri sono semplicemente casuali o forse è proprio la nascita di quelle comunità il loro scopo. Il gruppo stesso è il fine della magia? Una teoria buona come altre.

Sono cresciuta con le storie del ciclo arturiano e non ricordo un tempo in cui non le abbia conosciute. Mi hanno tirata su a storie di cappa e spada, nutrita a La spada nella roccia della Disney. Da piccola citavo già i Monty Python e avevo un grande affetto per le streghe. Ho divorato tante versioni del mito di Morgana Le Fay, rifiutandone alcune man mano che crescevo, le più semplicistiche. Non sto cercando di dar vita a una narrazione coerente delle leggende bretoni nella mia versione di Altromondo, ma di creare un paesaggio interessante sulla base di ciò che già esiste. Il che è molto diverso e molto più divertente.

Quando proposi la mia idea sulla magia tra i mutanti, fu un momento davvero mistico. Ricordo Jonathan Hickman e Jordan D. White che mi guardarono dall’altra parte del tavolo e mi dissero che sembrava una perfetta trama per una serie su Excalibur, e tutti concordammo che sarebbe stata la sede perfetta per la nuova evoluzione di Betsy Braddock: sarebbe stata lei la nuova Capitan Bretagna della nuova Excalibur. Per il resto, Kwannon è ancora Psylocke e abbiamo ancora il personaggio in vita e in perfetta salute, anche senza Betsy. Non volevamo dare priorità a una diversa visione del personaggio: io spero di scoprire ancora un sacco di cose su Psylocke e Kwannon.

 

Aspettiamoci grandi evoluzioni anche per il personaggio di Rogue, che pare essere nuovamente in difficoltà con i propri poteri, dopo un breve periodo di controllo. Il suo rapporto con la nascita di Krakoa e la sua particolarità geografica sono un motivo importante dell’attenzione di cui gode su Excalibur. Stesso discorso vale per Rictor.

 

Excalibur #3, copertina di Mahmud Asrar

Howard – Se Betsy e Rictor si lasceranno alle spalle i loro grandi amori, Warren e Shatterstar? Non so. Né questa opzione né un ritorno alle condizioni di un tempo mi interessano granché, non tanto perché non le trovi interessanti, quanto perché non penso si adattino bene al mio modo di scrivere. Non sono per forza appassionata delle restaurazioni e nemmeno delle rotture senza compromessi. Mi piace il cambiamento e che la storia scorra.

Se li vedremo assieme, saranno coppie diverse da quelle che sono state in passato. Se non li vedremo, non significa che non possa capitare in futuro. Quel che posso dirvi è che Betsy pensa spesso ad Angelo, che Rictor pensa spesso a Shatterstar. Non sono assenti nel processo di pianificazione della storia e nemmeno nelle motivazioni che spingono i personaggi.

Jonathan Hickman è un mentore straordinario. I suoi commenti sono intensi e ponderati, non ha ma paura di dirmi quando qualcosa funzioni o meno. Spesso capisce dove voglio arrivare in anticipo, sono i commenti che preferisco. Mi aiuta tantissimo a essere la migliore scrittrice che posso essere, e non vuole mai che faccia quel che farebbe lui. Vuole che prenda le mie decisioni e che le renda buone, migliori. Adoro il suo lavoro e per ora non sono dispiaciuta del mio, quindi spero che la nostra collaborazione tiri fuori il meglio da entrambe le cose.

 

 

Fonte: Aitp!