Negli Stati Uniti, Green Lantern: Blackstars giunge al secondo numero di tre. La miniserie scritta da Grant Morrison per le matite di Xermanico è pensata per fare da raccordo tra la prima e la seconda stagione delle avventure di Lanterna Verde scritte dallo scozzese e disegnate da Liam Sharp, che hanno catturato l’attenzione di critica e pubblico per la loro atmosfera classica e rétro.

Ecco le dichiarazioni di Morrison raccolte recentemente da ComicBook.com:

 

Blackstars #1, copertina di Liam Sharp

Morrison – L’idea di Blackstars è nata perché Liam Sharp aveva bisogno di una pausa per prepararsi alla seconda stagione di Green Lantern. Come riempire il vuoto? Ho capito che entrambi avevamo bisogno di un momento di distacco, e quindi ho creato la situazione con le Stelle Nere.

Tra l’altro mi sono appassionato parecchio al personaggio della Contessa Belzebeth, la principessa vampira, e volevo raccontare una storia che tirasse le fila della prima stagione. Ed ecco l’opportunità.

Ho pensato che sarebbe stato interessante, in questi tre albi, scegliere un approccio diverso nella narrazione. Non avevo idea di chi li avrebbe disegnati finché Liam non mi ha presentato Xermanico, il cui lavoro è brillantissimo, secondo me. Ha dato un’occhiata alle matite di Liam per la serie e ha abbracciato il senso di ampiezza che le pervade, il design delle creature e gli elementi generali. Credo che abbia mantenuto il comparto visivo molto fedele alla serie, ma con il proprio stile, quindi sono impressionato e felice. Credo che Liam, invece, sia un po’ infastidito, perché gli spiace di non aver disegnato tutta la storia. Ma abbiamo creato questo intermezzo per dargli respiro, e ormai ha quasi finito il primo numero della seconda stagione, probabilmente il suo miglior fumetto di sempre.

Le Stelle Nere sono personaggi che trovo molto interessanti. Gli originali erano in effetti dei Lanterna Verde alternativi, ma i loro metodi erano più duri, un po’ alla ispettore Callaghan. Quando li ho persi in mano, volevo raccontare la storia di un culto. Ho subito pesantemente l’influenza del documentario Wild Wild Country, che parla di Bhagwan Shree Rajneesh e dei suoi accoliti, nonché di Ma Anand Sheela. Erano i Ra’s al Ghul e Talia del mondo reale. Ho reso le Stelle Nere una sorta di culto di fuggitivi, che funziona molto come una setta.

Vedrete molti elementi introduttivi alla seconda stagione, ma questa miniserie è un po’ il Black Mirror di Green Lantern, perché è oscura tanto quanto la serie è brillante. Si tratta della versione Stelle Nere di una storia piena di speranza, positiva, luminosa. Questi tre numeri sono arrabbiati, tosti e subdoli, e la cosa si riflette su Belzebeth. Hal Jordan è per lei un po’ il signor Spock della situazione. Come ho detto, la miniserie è un’inversione di ruoli, uno specchio opposto, una visione di Halloween delle nostre storie di Lanterna Verde.

 

 

Fonte: ComicBook