Gabriel Bá e Fabio Moon sono gemelli, sono brasiliani, sono fumettisti e BAO Publishing li aveva tra i suoi ospiti internazionali a Lucca Comics & Games 2019. Gabriel, disegnatore di Umbrella Academy, serie scritta da Gerard Way, era foriero del terzo volume della saga dei fratelli Hargreeves, una delle novità più importanti della casa editrice milanese, il cui staff ringraziamo per la gentilezza e disponibilità nel concederci l’intervista.

 

 

Artisti e narratori complessi, profondi, fortunatamente sempre più amati da una fetta in crescita del pubblico italiano, Gabriel Bá e Fabio Moon ci hanno raccontato di passato, presente e anche della loro patria. Non proprio fortunata e spensierata, di questi tempi.

 

Gabriel, Fabio, bentornati su BadTaste.it. L’ultima volta che ci siamo visti, presentavate “Due fratelli” (BAO, 2016). Cos’è cambiato per voi in questi quattro anni?

Due Fratelli, copertina di Gabriel Bà

– Dopo “Due Fratelli”, BAO ha pubblicato una nuova edizione di “Come parlare alle ragazze alle feste” (2017) disegnato da noi e scritto da Neil Gaiman, nel frattempo io mi sono messo al lavoro sul terzo volume di “Umbrella Academy” che si intitola “Hotel Oblivion”, che ha portato me e Fabio – che ha firmato la variant cover con Space Boy in edizione limitata – qui a Lucca con BAO. Siamo molto felici di essere tornati con dei nuovi lavori!

Moon – Credo che una delle cose che è cambiata di più per noi sia la notorietà, che è cresciuta. Abbiamo pubblicato diversi libri in questi anni e l’accoglienza del pubblico italiano è stata sempre calorosa. E poi in tanti hanno scoperto i nostri fumetti proprio qui a Lucca Comics, è bello vedere che ci sono sempre più lettori curiosi!

Gabriel ha menzionato “Umbrella Academy”, di cui ho letto recentemente il terzo volume. L’ho trovato divertente e molto ricco… forse persino troppo. Tante cose da digerire. Qual è la visione di Gabriel Bà di questa storia così particolare, che mescola molti generi? C’è quasi un caos creativo al suo interno, anche in senso buono, che mi pare una grande sfida per un disegnatore.

Bá – L’immaginario dei supereroi è davvero enorme: praticamente chiunque, nel mondo, già lo conosce. Come autori e fumettisti, abbiamo la possibilità di giocare con questo universo. Con “Umbrella Academy”, io e Gerard Way ci siamo sentiti in dovere di realizzare storie diverse, dando per scontate le radici e le premesse dei personaggi. Volevamo raccontare storie nuove in un contesto noto.

Per me il vero nucleo di questo terzo volume, e della serie in generale, sono proprio le relazioni tra i fratelli: le questioni personali, che sono le storie che mi interessa raccontare. Volevamo creare una storia di supereroi che fosse anche molto altro, mettendo in scena le scelte e gli errori che i ragazzi commettono, e le loro conseguenze.

Sia Gabriel come artista, da solo, che voi due fratelli come tandem creativo, avete dimostrato di potervi a adattare alla perfezione a generi narrativi molto diversi, a seconda dei casi. Qual è il prossimo genere che avete davanti a voi?

– Al momento non so darti una risposta certa. Ci piacerebbe dar vita a un progetto che non si risolva in un solo episodio, ma in più volumi. Credo che questa sia la sfida principale davanti a noi: vedere se sapremo creare dei personaggi da sviluppare in modo complesso, abbastanza da sostenere più libri.

Moon – Ci piace sperimentare generi sempre diversi. Il nostro obiettivo è sempre stato cercare di sorprendere i lettori con nuovi modi di raccontare una storia e trovare nuove soluzioni che si possono creare con il linguaggio del fumetto. Ci impegniamo a rinnovarci ogni volta.

Intendi anche in senso visivo? Ora che siete più noti al grande pubblico, non solo in Italia ma nel mondo, non siete tentati di consolidare il vostro stile per rendere immediatamente riconoscibile il Fumetto di Gabriel Bà e Fabio Moon?

Bá – Il nostro stile è in costante evoluzione, in base delle storie che raccontiamo. I miei disegni per “Umbrella Academy” sono diversi da quelli di “Casanova” o di “Due Fratelli”. È la storia a comandare e influenzare tutto il resto. La storia è il motore del cambiamento: a seconda di quello che trasmette, ci adattiamo come artisti.

Moon – Se la trama esige una maggiore sperimentazione, lo stile fa lo stesso. La sfida è trovare il modo migliore per raccontare la singolarità di ogni storia.

Sentendovi parlare di innovazione e sperimentazione mi viene una domanda un po’ personale, a cui spero possiate rispondere. Voi siete brasiliani, e il clima politico del vostro Paese è quantomai turbolento. Com’è essere un artista in Brasile, in questo momento storico?

Umbrella Academy vol. 3: Hotel Oblivion, copertina di Gabriel Bá

Bá – Non è facile, ma forse non lo è mai stato. Non c’è nessun impegno a favore dell’Arte da parte delle istituzioni. In particolare, quello del Fumetto è un mercato troppo piccolo perché venga preso in considerazione. Ho sempre creduto nelle battaglie che si combattono sul lungo periodo, forse perché fare fumetti è un’arte che richiede un lungo tempo di realizzazione. Crediamo nelle nostre ambizioni e lavoriamo sodo per sopravvivere alla tempesta. Magari non molta gente noterà le nostre opere, oggi, nel nostro Paese, ma forse lo farà domani. E io continuo la mia battaglia.

Moon – Non è che sia più difficile essere un artista, è che è più difficile essere brasiliano, oggi come oggi. Come diceva mio fratello, siamo abituati a fare una vita non facile. Ci impegniamo affinché la nostra voce sia presente e abbia un significato abbastanza forte da giungere a più orecchie possibili. Mettiamo le nostre opinioni nel nostro lavoro, senza tirarci indietro. Il lavoro che facciamo è molto impegnativo, per me è un investimento. Ci sono persone che leggeranno le nostre opere tra quindici anni. Le lotte a cui teniamo sono, di solito, quelle che richiedono più tempo e pazienza.

Bá – Una cosa che abbiamo imparato è che prendere posizione nel dibattito pubblico oggi, ad esempio su Internet, non ha molto valore. Ci piace molto di più lasciar parlare il nostro lavoro per noi.

Una domanda per Gabriel Bà: in tutte le opere che ho letto firmate da entrambi, il tuo stile di disegno è… come dire, estremamente organizzato. Direi molto sereno. Quando ti vedo lavorare per sceneggiatori, soprattutto quelli americani, il caos sembra prendere possesso delle tue matite. Come dicevi prima, ti adatti alla storia, ma in “Umbrella Academy” questo dettaglio emerge in modo particolare. C’è qualcosa nello stile di scrittura di Gerard Way che provoca questo cambiamento?

Bá – “Umbrella Academy” è una storia molto intensa, senz’altro diversa da quelle che abbiamo creato insieme io e Fabio. Come ti dicevo, è tutto nella natura di ogni singolo racconto.

Quattro anni fa vi ho chiesto del vostro rapporto con gli artisti italiani del Fumetto e mi avete parlato di una fascinazione per Sergio Toppi, Milo Manara e Gipi. Avete conosciuto qualcun altro che vi ha colpito in questi anni?

Bá – Toppi è l’artista che ci ha fatto cambiare direzione: i suoi disegni ci hanno fatto capire che non stavamo osando abbastanza.

Per quanto riguarda Gipi, ci ha fatto innamorare la sua capacità di comunicare le emozioni e il suo stile estremamente espressivo, così distante da quelli più convenzionali. Per noi, che siamo interessati soprattutto alle storie sulle relazioni umane, entrare in connessione con i suoi racconti è stato davvero immediato.

Moon – Mi colpisce che qui in Italia la scena fumettistica sia davvero molto vivace, e l’abbiamo vista crescere ancora di più nel corso degli anni. E poi ci sono un sacco di giovani artisti che entrano in questo mercato! È un ambiente vibrante e sono certo che se avessimo più occasioni per frequentarlo incontreremmo tanti altri talenti capaci di ispirarci.

 

Come parlare alle ragazze alle feste