In occasione di Lucca Comics & Games 2019 abbiamo incontrato Daniel Cuello per parlare di Mercedes, il suo terzo romanzo a fumetti edito da BAO Publishing.

La protagonista della storia è la donna più potente del mondo, finché un giorno non viene chiamata a rispondere di tutte le malefatte e le azioni al limite della legalità che ha compiuto per poter raggiungere quella posizione.

Ringraziamo l’autore e l’editore per averci permesso di realizzare questa intervista.

 

Ciao, Daniel, e bentornato su BadTaste.it!
Sul tuo sito e in coda alla prima tiratura di “Mercedes” hai affermato che la creazione della protagonista risale al 2017.

Sì, ma avevo già fatto una versione primordiale di Mercedes in una vignetta ancora precedente, che probabilmente risale al 2015, più o meno. Poi il suo personaggio è rimasto fermo. Ho effettivamente cominciato a pensare a “Mercedes”, il mio ultimo libro, nell’estate del 2017. Prima c’era solo questo personaggio.

Una delle caratteristiche peculiari di questa figura è il suo design, in particolare la capigliatura, che all’interno della storia prende anche un valore simbolico. 

È una questione di conoscenza dell’essere umano. Ognuno di noi tiene ai propri capelli come a una parte importante del corpo, come se fosse un arto. Specialmente per una donna, perdere i capelli può essere traumatico. Molte si radono i capelli come reazione a un trauma subìto. In altri casi, invece, il taglio dei capelli è una vera e propria forma di tortura, proprio come l’amputazione di un arto. Per me, i capelli di Mercedes dovevano avere la stessa importanza di una gamba o di un braccio.

Così come in “Residenza Arcadia”, la collocazione temporale di “Mercedes” è piuttosto vaga. In questo caso anche i capi di accusa mossi al tuo personaggio protagonista non sono specifici. 

Anche in quest’opera, non parlo di un caso specifico, ma cerco di trattare tematiche il più possibile universali. Cerco di rendere la psicologia del personaggio aderente a personaggi realmente esistenti. Questo anche se la storia non ha una collocazione precisa e potrebbe essere ambientata dieci anni nel futuro, dieci anni fa o in un universo parallelo. L’importante, per me, è che il tutto sia il più realistico e verosimile possibile, e per arrivare a questo cerco di essere astratto nei tempi e nei luoghi.

A un certo punto vediamo Mercedes ospite di un salotto televisivo, acclamata dai suoi sostenitori nel pubblico: se potesse essere ospitata in un programma televisivo del mondo reale, da chi vorresti vederla intervistata?

Quando ho pensato a quella scena, nella mia testa avevo Barbara D’Urso. Chiaramente non è ritratta nel fumetto, ma è un personaggio che dal punto di vista culturale le assomiglia. Se potessi vederla intervistata da qualcuno nel mondo reale, vorrei che fosse Lucia Annunziata! Penso che lei potrebbe tenere testa a Mercedes.

 Uno degli elementi che mi hanno colpito di più sono le valigie di Mercedes, che inizialmente ho percepito come dei pesi di cui lei si vuole liberare… ma non è del tutto così!

Non è del tutto così perché ho lasciato volutamente molti elementi del libro all’interpretazione dei lettori. Lascio a loro la decisione di far redimere o meno Mercedes, di tifare per lei o odiarla. Il libro è uscito da un paio di settimane, e devo dire che questa cosa mi sembra che funzioni. Molte persone stanno dando un tipo di interpretazione a questa storia e altre ne stanno dando uno opposto.

All’inizio, queste valigie per me rappresentavano il senso di colpa, la pesantezza di vivere: tutto ciò che ci portiamo dietro volontariamente o meno, anche quando sono cose di cui potremmo fare a meno per sentirci finalmente liberi. Nel caso di Mercedes, però, a un certo punto ci sono delle valigie che terrà per sempre.

A questo proposito: i numeri delle valigie sono casuali?

No! Sono calcolatissimi. Sono dodici in totale, le valigie. Più i cassoni con le pellicce. Le avevo calcolate così perché nella mia idea iniziale – che non è stata poi quella della versione definitiva del libro – la fuga di Mercedes doveva durare un anno. Quindi dodici mesi e dodici valigie, ma quel numero è comunque rimasto.

Il tuo lavoro precedente, “Guardati dal beluga magico”, era molto personale. Ti trovi più a tuo agio a parlare di te o a realizzare storia completamente diverse? E quanto c’è di Daniel Cuello in “Mercedes”.

In tutti e tre i libri che ho fatto c’è una grossa componente autobiografica. In “Guardati dal beluga magico” è più evidente perché c’è il mio personaggio, ovviamente, ma in certi punti della lavorazione di “Mercedes” ho fatto fatica a capire se stessi parlando di lei o di me.

Domanda di rito per concludere la nostra chiacchierata: sei già al lavoro su qualcosa di nuovo?

Sì, ho già in testa un nuovo progetto, ma è ancor a prestissimo per poter dire qualunque cosa. Però ci sto già lavorando!

 

Daniel Cuello, Lucca Comics & Games 2019