Tra i tanti artisti internazionali che hanno caratterizzato l’ultima edizione di Lucca Comics & Games c’è il leggendario Erik Larsen, ospite allo stand di Editoriale Cosmo.

Per i pochi che non lo sapessero, l’amatissimo fumettista statunitense ha contribuito a rendere il ciclo di storie di David Michelinie su Amazing Spider-Man uno dei più amati, ricevendo il testimone direttamente dalle mani di Todd McFarlane.

 

 

Insieme al fumettista canadese, Larsen è inoltre uno dei fondatori della Image Comics, editore indipendente per cui, nel lontano 1993, ha creato Savage Dragon. La serie prosegue ancora oggi saldamente nella mani dell’autore, il quale non disdegna però sporadici ritorni a vecchi amori, come nel caso di Amazing Spider-Man: Going Big #1, one-shot in cui è tornato a lavorare sul Tessiragnatele.

Grazie alla disponibilità della casa editrice romana, abbiamo avuto modo di incontrare un disponibilissimo Larsen. Ecco la chiacchierata che ne è scaturita:

 

Ciao, Erik, e benvenuto su BadTaste.it!
Dopo oltre ventisei anni sei ancora alla guida di “Savage Dragon”. Cosa ti spinge a portare avanti questa serie?

Ciao a tutti! Ho creato il personaggio di Savage Dragon quando avevo solo nove anni, e sin da allora è diventato una parte di me. È la mia passione, qualcosa che voglio portare avanti per tutta la vita. Una volta diventato un fumettista professionista, ho voluto creare questo fumetto e continuerò a realizzarlo finché potrò.

Ripercorrendo la tua carriera alla Image Comics, c’è stato un momento in cui hai pensato che fosse arrivato il momento di salutare il personaggio?

Non ancora! [Ride] Non ancora. La serie è ambientata nel mondo reale, e il protagonista è invecchiato durante questi anni. Mi piace questo aspetto di “Savage Dragon”, perché mi permette di approcciarmi sempre a qualcosa di nuovo, in quanto è costantemente in evoluzione.

Ho lavorato su altri fumetti in cui il tempo sembra essere bloccato e i protagonisti non si muovono in alcuna direzione. In “Savage Dragon”, invece, si spostano lungo un sentiero pur mantenendo una loro precisa connotazione.

Credi che questo aspetto possa essere il segreto dietro alla longevità della serie?

Per me è importante mantenere vivo l’interesse, ma probabilmente mi divertirei anche solo a disegnare il personaggio, se non dovesse più seguire le vicende reali.

Guardando in casa Image Comics rileviamo l’ottimo stato di saluto di Spawn, creato da Todd McFarlane nello stesso periodo in cui hai lanciato “Savage Dragon”. La progenie infernale è al centro di grandi eventi, addirittura c’è un film in cantiere. Hai progetti simili per il tuo titolo?

Savage Dragon vol. 1: Battesimo di fuoco, copertina di Erik LarsenHo visto molti film legati ai fumetti: alcuni erano buoni, altri decisamente meno. Si tratta di un processo creativo davvero lungo, soprattutto se vuoi realizzare qualcosa che possa raggiungere un successo su vasta scala.

Sinceramente, preferisco continuare a lavorare sulla serie a fumetti, perché si tratta di qualcosa che posso controllare completamente. Potrei tentare un’esperienza a Hollywood solo se fossi alla guida di tutto, ma significherebbe sacrificare mesi o anni per inseguire un sogno che non ho. Il mio è fare fumetti per sempre. Questo è il mio obiettivo.

Se dovesse arrivare un qualche produttore a dirmi che vuole realizzare un film su Savage Dragon, potrei solo rispondergli: “Ecco, prendetelo e divertitevi”,  perché la mia passione è fare fumetti: uno spazio in cui io sono in pieno controllo di tutto ciò che faccio. Quando la tua opera viene trasposta al Cinema, invece, perdi quel controllo. Tutt’a un tratto, potresti ritrovarti con la tua creatura che parla in maniera differente da come ti eri sempre prefigurato, o magari verrebbero coinvolti degli attori che non somigliano alle controparti cartacee. Il risultato sarebbe qualcosa che stravolgerebbe la mia idea originaria. Da un lato è qualcosa di grosso, ma dall’altro è molto limitante. Preferisco fare un lavoro in cui sono nel pieno controllo di ogni aspetto.

Recentemente sei tornato alla Marvel per realizzare una storia di Spider-Man: com’è stato lavorare su questo personaggio dopo tanti anni?

È stato davvero confortevole tornare a lavorare su Spider-Man, come indossare un vecchio paio di scarpe. Non c’è stato bisogno di alcuna preparazione in vista di questo ritorno, perché so perfettamente come disegnare Spider-Man, come si muove. Conosco il suo mondo. È stato facile per me e davvero bello, come partecipare a una riunione in cui incontri i membri della tua famiglia o gli amici più cari.

Sei ormai da molto tempo un artista affermato, quindi cosa rappresenta per te Spider-Man, oggi?

Amazing Spider-Man: Going Big, copertina di Erik Larsen

Bella domanda. Non so che dirti! [Ride] Non so cosa rappresenti per me, però c’è un aspetto interessante di cui ti voglio parlare. Sono sempre stato un grande fan di Jack Kirby e Steve Ditko. Per me è stato un onore lavorare su un personaggio creato da Ditko, ma ero solito realizzare personaggi molto grandi e forti, mentre Spider-Man è sempre stato piccolo, snello e spigoloso. Quindi, da un lato posso dirti che quel periodo ha significato tanto per me, dall’altro, però, è stato un po’ frustrante perché io volevo realizzare storie dei Fantastici Quattro, di Capitan America, Thor o dell’Incredibile Hulk.

Ma va bene così. Alla fine, trovo sempre il modo per far sì che quello che faccio diventi la mia cosa preferita, di renderla divertente. Nella mia carriera, sono stato coinvolto in tantissime cose diverse tra loro, ed è così che sono cresciuto: divertendomi a farle.

Dopo il tuo ciclo di storie su “Amazing Spider-Man” si sono susseguiti tantissimi artisti. Ce n’è uno in particolare che ti ha entusiasmato con la sua prova? Credi ci sia qualcuno che abbia ripreso qualcosa del tuo stile?

Ho davvero apprezzato il lavoro fatto da Rick Leonardi su “Spider-Man 2099” e sulla serie regolare. Così come ho apprezzato Humberto Ramos, la cui arte ha caratterizzato in maniera interessante il personaggio, portando emozioni diverse sulla serie.

In realtà, non ho seguito “Amazing Spider-Man” per un bel po’. È mia abitudine non seguire più un titolo dopo che ci ho lavorato. È come quando ti lasci con la fidanzata: non vuoi sapere come lei si stia divertendo. Si resta in qualche modo attaccati ai personaggi, e quando leggi la versione di qualcun altro sei portato a pensare: “Questo è sbagliato! Io non farei così, non gli farei dire questo”. Quand’ero più giovane, ho vissuto dei periodi di “divorzio” dalle serie sulle quali avevo lavorato.

Cos’hai in programma per i prossimi mesi? Cosa dobbiamo aspettarci per Savage Dragon?

Ho in serbo un bel po’ di materiale. Mi diverto a realizzare “Savage Dragon”, ovviamente, ma è importante avere delle pause e poter fare altro. Quando arrivano delle offerte, sono sempre pronto ad accettarle. La verità è che mi diverto a fare fumetti, e voglio farli per sempre. Inoltre, credo sia positivo poter lavorare anche su altro materiale, in un certo modo ti rinvigorisce: il mio approccio a una storia di Spider-Man è diverso da quello che ho per “Savage Dragon”.

Ora sto lavorando a una storia di Capitan America, un racconto di trenta pagine. È la prima volta che mi trovo a realizzare un’avventura in solitaria di questo personaggio. In passato l’ho disegnato solo come ospite in un numero di “Amazing Spider-Man”. Sicuramente verrà dell’altro, e potrò utilizzare diversi approcci. Probabilmente, ci sarà più Spider-Man nel mio futuro.

 

Pasquale Gennarelli ed Erik Larsen