Il vampiro che ride 1, copertina di Suehiro Maruo

La prima conferenza di sabato 2 novembre a Lucca Comics & Games 2019 è stata all’insegna del Fumetto asiatico, in compagnia di Suehiro Maruo. Classe 1956, originario di Nagasaki, il mangaka ha esordito professionalmente lavorando per riviste erotiche all’inizio degli anni Ottanta. Il primo libro è arrivato dopo un paio di anni, Barairo no Kaibutsu, pubblicato nel 1982 da Seirinkogeisha, editore di riferimento per i manga alternativi.

Il successo internazionale di pubblico e critica è invece giunto con Midori – La ragazza delle camelie (Shojo Tsubaki, 1984), sempre per Seirinkogeisha. Del 2000 è Notte putrescente (Yume no Q-Saku), edito originariamente in patria da Seirindo. Entrambi i titoli sono stati distribuiti per la prima volta in Italia da Coconino Press all’inizio del millennio.

Il vampiro che ride (Warau Kyuketsuki, 1998), targato Akita Shoten, può considerarsi il capolavoro del fumettista, prima opera proposta all’estero che ha presentato al pubblico italiano una tipologia di seinen totalmente inedita e spiazzante. Questo genere estremamente crudo e fuori dagli schemi, intriso di ironia e grottesco, ha consacrato Maruo ad autore di culto.

L’ultimo lavoro del maestro, Tomino la dannata (Tomino no Jigoku, 2014, Enterbrain/Coconino), è invece una serie in quattro tankobon che racconta l’epopea di un gruppo di freak in fuga dalla spirale di degrado e violenza che li tiene prigionieri nel Giappone degli anni Trenta.

 

 

Di poche parole ma molto simpatico, il sensei si è definito un appassionato di musica, che a suo dire lo aiuta parecchio nel corso del processo creativo: solitamente ascolta la colonna sonora del film Eyes Wide Shut. Sorridendo, Maruo ha confessato di essere molto pigro, di lavorare sicuramente meno della maggior parte dei propri colleghi e di preferire storie brevi, così da non correre il rischio di annoiarsi; condivide il pensiero di Osamu Tezuka, il quale sosteneva che i racconti brevi siano sì più difficili da realizzare ma più concentrati e intensi. Purtroppo, ha aggiunto il mangaka, gli editori nipponici la vedono diversamente. Con Tomino la dannata, Maruo spera di averli accontentati e di aver prodotto un’opera importante, e che si augura sia ricordata dopo la sua morte… ma sarà l’unica così ampia, ha assicurato!

Tomino la dannata 1, copertina di Suehiro Maruo

Maestro nella realizzazione di scene estremamente terrificanti e scabrose, il mangaka ha confessato che tra le sue paure di adulto c’è quella del terremoto e dei disastri naturali in generale, mentre da bimbo era spaventato dal cimitero situato vicino a casa sua.

Abbiamo chiesto al sensei di menzionarci i titoli delle opere e i nomi degli autori che ritiene siano stati fondamentali per la sua formazione. A quanto pare, sarebbe impossibile elencarle tutte. Tra le passioni per il Fumetto, la Letteratura e il Cinema (soprattutto registi occidentali come Stanley Kubrick, Fritz Lang, Luis Buñuel e Carl Theodor Dreyer), Maruo ha ammesso di adorare la figura del Marchese de Sade, tanto che spera di riuscire ad adattare qualche suo lavoro, prima o poi.

Alla nostra domanda su cosa ci sia di occidentale e di tipicamente giapponese nella concezione de Il vampiro che ride, il maestro ha risposto che si sente molto vicino alla cultura europea, ma il personaggio del suo manga si ispira essenzialmente ai demoni succhiasangue della mitologia del Sol Levante.

Infine, abbiamo voluto sapere se anche lui – come altri suoi colleghi che lavorano con lo stesso genere – concepisce l’horror come una metafora della realtà. Suehiro Maruo ha affermato di non essere in grado di dare una risposta precisa a questa domanda: di norma parte da un’emozione forte, spesso suscitata da una pellicola – com’è accaduto dopo la visione di L’esorcista, di William Friedkin, che ama moltissimo – e poi cerca di instillare nel pubblico lo stesso effetto sconvolgente, senza rendersi conto se dalla lettura si possa trarre qualcosa di diverso. Ad esempio, metafore del mondo reale.