A Lucca Comics & Games 2019 abbiamo avuto il piacere di incontrare Nicolas Petrimaux, l’autore francese di Fate fuori Ramirez, serie di cui Star Comics ha recentemente pubblicato in Italia il primo volume.

 

 

Qui sotto potete leggere l’intervista che il fumettista ci ha gentilmente rilasciato, nella quale parla delle sue fonti di ispirazioni e degli eventuali sviluppi futuri dell’opera.

 

Ciao, Nicolas! Benvenuto su BadTaste.it!
Sappiamo che hai cominciato la tua carriera lavorando nella pubblicità, nel Cinema e nei videogiochi. Essendo il fumetto un medium visivo, quali elementi di questi tuoi precedenti impieghi ti sono stati più utili per realizzare “Fate fuori Ramirez”?

Amo il Fumetto fin da quando ero adolescente, ma non sono mai riuscito a concretizzare questa passione perché non avevo mai firmato delle illustrazioni. Realizzando annunci pubblicitari, storyboard ed effetti speciali ero però abituato a sintetizzare un racconto in poche immagini, mentre nei videogiochi ho sviluppato diversi concept di personaggi e animazioni. Forte di queste esperienze, ho collaborato con alcuni sceneggiatori per disegnare dei fumetti, ma poi ho pensato che fosse giunto il momento di cimentarmi come autore completo.

Fate fuori Ramirez

“Fate fuori Ramirez” ha un taglio molto cinematografico, grazie a un particolare utilizzo delle inquadrature e della fotografia. Ci sono dei film che sono stati un’ispirazione visiva per te?

Assolutamente. Quando ho iniziato questo progetto, il mio obiettivo era ricreare quel divertimento che si può ritrovare nel cinema degli anni ’80. Sono un grande fan della filmografia di Tony Scott, ma anche di quella di Edgar Wright. Ogni giorno mi sono chiesto come avrei potuto arricchire una vignetta o una tavola, magari sfruttando qualche elemento in grado di ispirarmi e che i lettori avrebbero potuto riconoscere, anche solo a livello inconscio.

Come ti sei approcciato a un protagonista muto? È stato un ostacolo da superare o è stato un modo per sfruttare al massimo il medium visivo?

Quando ho cercato uno spunto per il fumetto, mi sono posto delle domande su come raggiungere un ritmo e una costruzione narrativa diversa da ciò che già esisteva. Come potevo rendere in modo efficace un uomo misterioso per tutto il primo volume? Ramirez si esprime con gli occhi e con i gesti. Sono i personaggi che ha attorno a parlare per lui. In questo modo, lo spettatore… cioè, il lettore è chiamato a interpretare i suoi segnali, e in qualche modo si sente più vicino a lui.

Pensi che la tua esperienza maturata nel fumetto ti abbia insegnato qualcosa di utile nel caso dovessi tornare a realizzare storyboard?

Sì, soprattutto dal punto di vista visivo. Tra il 2012 e il 2015 mi sono ritrovato a lavorare in contemporanea a un volume intitolato “Zombie Nechrologies” e a degli animatic per un videogioco in prima persona. È stato interessante, perché in quel modo ho imparato a contaminare i due media, trovando per entrambi degli stratagemmi efficaci al fine di inserire più elementi possibile nell’inquadratura.

Hai già in mente un finale di “Fate fuori Ramirez” come storia compiuta oppure intendi portarla avanti ancora a lungo?

Sì, ho già tutto pianificato: sarà una trilogia e poi penso che potrei sviluppare alcuni spin-off. Quando ho presentato il progetto a Glénat, ho mostrato un pacchetto che mi piacerebbe raccontare, una sorta di Ramirez-verso, ma devo vedere se avrò il tempo e il coraggio di intraprendere questo percorso, perché sarebbe qualcosa di davvero impegnativo.

Mi hanno intrigato molto le locandine e le pubblicità all’interno del volume, è evidente che ti sia divertito molto a realizzarle. Ci puoi raccontare qualcosa sulla loro ideazione?

Per anni ho lavorato per un’agenzia pubblicitaria, quindi mi è capitato di realizzare alcune pagine promozionali con dei testi che consideravo davvero stupidi, ma non potevo cambiarli o mi avrebbero licenziato. Ho ricalcato visivamente quei lavori e mi sono sfogato facendone una sorta di parodia. È stato catartico.

Visto che “Fate fuori Ramirez” ha delle forti influenze cinematografiche, un adattamento sembra la naturale conseguenza del tuo percorso, in termini di carriera. Hai pensato a qualcosa di simile? Hai già qualche idea a riguardo?

Al momento mi sto concentrando sul fumetto. Mi sembra davvero una benedizione avere la possibilità di realizzarlo dopo aver lavorato per il Cinema, la Televisione e i videogiochi. Per me è un grande piacere vederlo su carta, e spero che anche i lettori più giovani possano comprendere l’efficacia di questo formato, in contrapposizione agli altri media visivi.

 

Nicolas Petrimaux